Draghi-Grecia

I falchi del rigore tedeschi, guidati da Jens Weidmann non perdono occasione per criticare la decisione del presidente della Bce, Mario Draghi, di tenere “aperta” la possibilità di prolungare gli aiuti del quantative easing anche oltre la nuova scadenza di settembre 2018, ma basta un’occhiata ai dati dell’Eurozona per capire che SuperMario ha ragione da vendere a non ascoltare i censori della Buba. Lo conferma, pur indirettamente anche uno studio odierno di Intesa Sanpaolo, in cui si rimarca come i binari della gradualità posti in opera dall’Eurotower supportino al meglio le attuali condizioni di viaggio della locomotiva del Vecchio Continente

«Il Pil dell’Eurozona è cresciuto dello 0,6% trimestre su trimestre nei mesi estivi, ancora ben al di sopra del potenziale, ma leggermente meno che nei mesi primaverili (0,7% t/t)», nota infatti, Anna Maria Grimaldi, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. «Il dato – spiega l’analista – è circa in linea con le attese. Sull’anno, la crescita del Pil è accelerata al 2,5% a/a dal 2,3% a/a. La nostra stima per l’intero anno 2017 sale al 2,3% dal 2,2% dal momento che i dati per i primi due trimestri dell’anno sono stati rivisti al rialzo. La stima flash rilasciata 30 giorni dopo la fine del trimestre di riferimento non include alcuna informazione sul contributo delle diverse componenti alla crescita del Pil. Pensiamo che la domanda interna sia cresciuta di 0,6% t/t da 0,9% t/t per effetto di un rallentamento della spesa per consumi a fronte di una crescita degli investimenti sui ritmi del trimestre precedente. Le esportazioni nette dovrebbero aver offerto un contributo marginalmente negativo, controbilanciato da un modesto accumulo di scorte. Una seconda stima sarà pubblicata il 17 novembre. Per i mesi finali di quest’anno, le indagini di fiducia hanno segnalato un proseguimento della fase di espansione e finanche una possibile accelerazione rispetto ai mesi estivi. «Tuttavia, in assenza di dati su produzione, ordini e consumi – sottolinea Anna Maria Grimaldi – rimaniamo cauti e manteniamo una stima di 0,5% t/t per i mesi finali dell’anno. Inutile dire che se il 4° trimestre dovesse risultare più forte delle nostre stime anche la crescita 2018 sarebbe soggetta a rischi verso l’alto rispetto all’attuale previsione di 1,8%».

I dati sul Pil nei mesi estivi confermano che, finora, l’apprezzamento dell’euro ha avuto un impatto limitato sulla fiducia e l’attività produttiva. La marcata correzione dei prezzi di vendita nel manifatturiero, segnalata ieri l’indagine della Commissione europea, è ‘unica indicazione che la valuta più forte possa star impattando l’attività e che possa aver indotto le imprese a rivedere i prezzi di vendita per evitare un calo della domanda estera. Questa mattina Eurostat ha anche pubblicato la prima stima per l’inflazione di ottobre. Sul mese, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1% m/m per un contributo positivo di energia e alimentari, ma i prezzi interni sono diminuiti dello 0,1% m/m. Di conseguenza, l’inflazione è scesa inaspettatamente in ottobre da 0,1% a 1,4% a/a. Il calo sembra essere dovuto ad una flessione dei prezzi interni. L’inflazione, esclusa l’energia e alimentari freschi, si è assestata all’1,1% a/a dall’1,3% a/a. L’inflazione al netto di alcool, alimentari e tabacchi è frenata a 0,9% a/a da 1,1% a/a, sui minimi della serie e stesso livello di fine 2016 / inizio 2017. «Sospettiamo che il calo dell’inflazione core sia Euro area – dovuto alla correzione dei prezzi dei pacchetti vacanze in Germania e pertanto dovrebbe essere temporaneo. L’inflazione nei servizi si è, difatti, ridotta di 0,3 all’1,2% a/a, mentre l’inflazione nei beni industriali non energetici è decelerata dello 0,1% a 0,4% a/a», calcola l’ufficio studi di Ca’ de Sass.

LE STIME DI INTESA

  1. L’inflazione potrebbe scendere all’1% o al di sotto dell’1% a inizio 2017, trascinata da effetti statistici negativi dall’energia. Si noti che l’inflazione nel capitolo energia è già frenata al 3,0% a ottobre da 3,9% in precedenza. Ci aspettiamo che l’inflazione area euro risalga più stabilmente verso il 2% solo nel 2019.
  2. L’inerzia dell’inflazione core e la mancanza di segnali convincenti di aumento delle pressioni verso l’alto sui prezzi interni, a fronte di una crescita del Pil solida e più forte delle attese conferma che la gradualità della BCE nell’uscire dalle politiche non convenzionale è giustificato.

Wall & Street

Tag: , , , , , , , , ,