Imprese 01
L’emergenza coronavirus ha già messo in ginocchio il nostro sistema produttivo,. Ma quello che si percepisce dall’esterno, dalle notizie che provengono dai media, è molto differente rispetto all’esperienza vissuta sul campo. Così abbiamo provato a raccontare la tragedia che si vive quotidianamente con le parole di tre imprenditori.

Matteo_BallarinMatteo Ballarin

Fondatore Europe Energy

 «L’impatto del coronavirus sul business di un’azienda che, come la nostra, vende energia ai clienti finali ed alle aziende, è notevole e, al momento, difficile da quantificare. Vi sono tuttavia quattro elementi dei quali dovremo tenere conto. Il primo è la riduzione dei consumi, quindi un impatto diretto sul nostro fatturato. Se la situazione dovesse perdurare, potremmo essere costretti a rinegoziare i nostri contratti di acquisto ed approvvigionamento di materia prima. Il secondo elemento è nella gestione del personale. Noi infatti siamo una pmi, abbiamo un organico di 90 dipendenti e dobbiamo garantire un servizio h24. Per strutture come la nostra è più difficile attuare lo smart working, e questo comporterebbe un rischio nella produttività. Il terzo elemento sono le vendite, queste stanno subendo dei blocchi perché i nostri prodotti sono ancora fortemente caratterizzati dalla vendita diretta, pertanto stiamo rischiando un calo nei volumi di produzione dai nostri canali fisici. L’ultimo è la prevista sospensione delle bollette di luce e gas. Provvedimento che, ovviamente, verrebbe incontro a cittadini in una situazione di estrema difficoltà. Ma che non potrebbe essere preso senza pensare ad aziende come la nostra che l’energia per rifornire quei clienti l’hanno comprata e distribuita, esponendosi economicamente».

 

AurelioAgnusdei 02Aurelio Agnusdei

direttore generale Grenke Italia

«L’emergenza ha evidenziato impietosamente la distanza siderale che separa lo Stato dalle imprese. Mentre assistevamo sconsolati alla strumentalizzazione politica dell’emergenza, allo scontro fra istituzioni (governo contro Regioni), a decisioni tardive e controverse, che contribuivano a scatenare la psicosi piuttosto che a fornire ai cittadini informazioni e linee guida chiare e tempestive, le imprese correvano ai ripari e si organizzavano in brevissimo tempo per fronteggiare una situazione del tutto nuova, e inattesa nelle proporzioni. Sono stati causati danni la cui portata sarà evidente nei prossimi 12-18 mesi. La sensazione è che a pagarne il prezzo più caro saranno le piccole imprese. Esercizi commerciali chiusi, turismo congelato, attività di intrattenimento vietate non sono misure indolori e colpiscono soprattutto le attività più piccole, che hanno meno mezzi per far fronte ad una situazione del genere».

Ivo Allegro - ad IniziativaIvo Allegro

amministratore delegato Iniziativa

«Non basta il rinvio del prossimo versamento Iva a scongiurare il rischio per tante aziende di chiudere i battenti e licenziare i lavoratori. Se il blocco delle attività si protrarrà oltre i 30 giorni, diventa prioritario pensare alla possibilità di congelare nel breve periodo i debiti finanziari delle aziende. In questo scenario di pandemia la stagione primavera-estate è persa e pochissimi, già appesantiti dalle mancate vendite attuali, correranno il rischio di fare lanci di produzione per il prossimo autunno o inverno, e ciò significa che anche con una ripresa dei consumi non ci saranno prodotti a sufficienza e le aziende non potranno recuperare il fatturato e le perdite di questo periodo. A fronte della richiesta di moratoria che le imprese avanzeranno alle banche, le stesse non classifichino tutta l’esposizione aziendale come forborne exposures. Infatti, al riguardo, le norme dell’Eba, l’autorità bancaria europea, prevedono specifiche regole di ‘governance and operations’, che limitano fortemente l’operatività prospettica delle banche verso le imprese. Tutto ciò sarebbe un colpo mortale per le nostre imprese».

Wall & Street

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