Guerra energetica – Wall & Street Live
Questa mattina i futures sul gas naturale scadenza aprile hanno toccato quota 200 euro per megawattora ad Amsterdam. Il conflitto russo-ucraino sta creando una situazione potenzialmente devastante per le economie sviluppate perché consumatori e imprese si trovano a dover fare i conti con i prezzi in salita a causa delle difficoltà di approvvigionamento alternativo a gas e petrolio russo. Mosca, inoltre, potrebbe utilizzare le materie prime come arma di ricatto nei confronti dell’Occidente affinché accetti il fatto compiuto. Abbiamo parlato dei problemi e delle prospettive per il settore energetico con Matteo Ballarin, presidente e Ceo di Europe Energy Holding che opera in Italia con il brand Withu, fornitore di elettricità, gas e connettività.
«C’è sempre più paura che l’escalation porti a un’interruzione della forniture e il fatto che la curva dei future sia su prezzi elevati anche nei prossimi mesi, che è normale da un punto di vista tecnico, preoccupa dal punto di vista politico perché vuol dire che non si prevede un ritorno allo status quo ante. Ad aprile i prezzi all’ingrosso non dovrebbero essere sopra 17-18 euro/megawattora e invece siamo a 10 volte tanto, è ovvio che questa situazione la pagheremo tutti», afferma Ballarin.
Di qui la necessità di ripensare alla politica energetica del nostro Paese che troppo spesso è finita ostaggio della «sindrome Nimby». Il mix energetico è un problema che deve essere affrontato a livello europeo. «Il gasdotto Tap, che oggi è glorificato, è stato oggetto di fortissime proteste da parte delle comunità locali durante la sua costruzione. Questa è l’Italia: si realizza un’opera strategica per andare a svincolarci da Putin perché su 70 miliardi di miliardi di metri cubi di fabbisogno nazionale ne porta 10 miliardi e noi siamo riusciti a fare la battaglia per 300 ulivi!», prosegue Ballarin ricordando che su 40 progetti per terminali di rigassificazione ne sono stati realizzati solo due. Il male è affidarsi a un unico fornitore. «Se avessimo fatto due o tre rigassificatori in più non saremmo in questa situazione e avremmo più scelta sulle fonti di approvvigionamento perché avremmo potuto scegliere il gas degli Usa e del Qatar», aggiunge Ballarin. Problemi analoghi per le rinnovabili. «Le centrali a biomasse producono energia da fonti rinnovabili ma la loro costruzione in Italia è ostacolata. Si contesta pure l’eolico offshore che oggi può dare una maggiore spinta in termini di megawatt installati perché sul suolo i siti idonei si stanno esaurendo. Il fotovoltaico è bellissimo ma a terra comporta una dispersione di utilizzo del suolo che non ha ragione di esistere. Sono favorevole al nucleare, ma occorrerebbe un serio progetto europeo anziché andarlo a comprare dalle centrali in Bulgaria meno performanti in termini sia di sicurezza che di rispetto dell’ambiente, ma è irrealistico parlarne perché se si blocca il gasdotto, figuriamoci la centrale», sottolinea.
Non meno problematico è l’utilizzo delle risorse presenti sul territorio nazionale. «Non diamo i permessi alle trivellazioni di gas mentre la Croazia utilizza i nostri stessi giacimenti in Adriatico», rimarca. Ballarin che è in disaccordo sui contenuti dell’ultimo decreto Bollette. «Vendere il gas nazionale solo alle imprese non ci consentirebbe di abbassare le bollette a tutti gli italiani», osserva.
L’unico modo per pagare di meno in bolletta oggi? «Non bisogna sperare che lo Stato ci regali qualcosa perché i prezzi sono folli. Mettiamo una coperta in più, un maglione in più, ma abbassiamo il termostato a 18 gradi, facciamo una lavatrice in meno e spegniamo tutte le luci quando non servono, idem per gli elettrodomestici che restano in stand-by».
Gian Maria De Francesco