Con l’enciclica “Laudato si“, papa Francesco ha posto l’accento sulla necessità di ripensare il modello di sviluppo del pianeta, rendendolo più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Un tema, questo, caro al pontefice, che nell’aprile del 2019 ha incontrato e incitato l’attivista svedese Greta Thunberg. “Il Santo Padre – confermò all’epoca dell’incontro il portavoce vaticano Alessandro Gisotti – ha ringraziato e incoraggiato Greta Thunberg per il suo impegno in favore dell’ambiente“. Il tema del rispetto della “casa comune” è tornato prepotentemente alla ribalta nei discorsi del Santo Padre in occasione della pandemia da Coronavirus per uscire dalla quale, per il pontefice, occorre “rigenerare un mondo più sano e più equo“. La convergenza di opinioni tra il papa e un’icona dei circoli progressisti come Greta Thunberg sull’argomento, si inserisce non sorprendentemente (per Bergoglio non è certamente la prima volta) nel solco della narrazione degli ambienti mondialisti sul tema, incentrata da anni su una ridefinizione del modello economico e produttivo in senso “green“.

PETER KOENIG, L’ANALISTA CON UN PASSATO TRA BANCA MONDIALE E OMS

Questa ridefinizione, come riporta un interessante articolo di analisi firmato da Peter Koenig, economista e analista geopolitico con una carriera trentennale e un passato tra Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale della Sanità, per il think tank Centre for Research on Globalization di Montreal, in Canada, è quella che l’elite sovranazionale che regge le fila dell’economia e della politica occidentali ha recentemente chiamato”Grande Reset Globale” del capitalismo.

Peter Koenig

Per introdurre il tema e per capire di cosa si tratti è utile innanzitutto menzionare come, fatto peraltro riportato anche dallo stesso Koenig, uno dei principali circoli mondialisti, il World Economic Forum (WEF) di Davos, in Svizzera, abbia, nello scorso mese di luglio, dichiarato con una nota sul proprio sito che “la più grande minaccia per il mondo“, al tempo del Coronavirus, non sia il patogeno ma… la “ricchezza“. Ora, quella che il WEF ha definito una “notizia scioccante e rivelatrice” è la “conclusione principale di un team di scienziati provenienti da Australia, Svizzera e Regno Unito, che hanno avvertito che affrontare il consumo eccessivo deve diventare una priorità” e che “la ricchezza è il motore dell’impatto ambientale e sociale, e che, quindi, la vera sostenibilità richiede cambiamenti significativi nello stile di vita, piuttosto che sperare che un uso più efficiente delle risorse sia sufficiente“. Ebbene, non molte settimane prima, esattamente il 3 di giugno, il fondatore e presidente esecutivo proprio del WEF, Klaus Schwab, aveva pubblicamente e ufficialmente presentato, durante una riunione virtuale che ha visto la partecipazione di rappresentanti di FMI (Fondo Monetario Internazionale), della Banca mondiale, degli stati anglosassoni (USA e Regno Unito) e del mondo dell’economia e della finanza, quella che è da considerare la soluzione da lui proposta per sconfiggere questa “minaccia“: il “Grande Reset Globale” del sistema capitalista.

“Il mondo – ha detto Schwab in un video – deve agire congiuntamente e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’istruzione ai contratti sociali e alle condizioni di lavoro… Ogni Paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare, e ogni industria, dal petrolio e gas alla tecnologia , deve essere trasformato. In breve, abbiamo bisogno di un ‘Grande Reset’ del capitalismo “.

Interessante è notare come, nel consesso elitario scelto per la presentazione ufficiale di questo concetto, la pandemia da Covid-19 e il conseguente lockdown su scala planetaria siano stati unanimemente narrati dai convenuti come un’opportunità per attuare questo ripensamento complessivo. Si citino, per esempio, le parole del principe Carlo del Galles. “Abbiamo un’occasione d’oro – ha detto il principe a proposito della pandemia –per cogliere qualcosa di buono da questa crisi. Le sue onde d’urto senza precedenti potrebbero rendere le persone più ricettive alle grandi visioni del cambiamento”. Parole che ricalcano per certi aspetti i concetti a suo tempo espressi dal nobile padre di Carlo, il principe Filippo di Edinburgo, marito dell’attuale sovrana d’Inghilterra, che, nel 1988, ebbe a dire: ““Se dovessi reincarnarmi vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell’uomo è la più grave minaccia per il Pianeta“.

Quest’ultima affermazione aiuta subito a introdurre quale sarebbe la “ricchezza” che, grazie alla pandemia e al “Grande Reset“, sarebbe possibile e anzi necessario contrastare. Come illustra efficacemente Koenig non si tratta certamente del benessere dei multimiliardari che sostengono il WEF. Si tratta, piuttosto e come è facilmente intuibile dal tenore dei concetti presentati, dei risparmi dell’agonizzante classe media, che, per quanto traspare dai “contorni” delineati per il “Grande Reset”, sarebbe da impoverire ulteriormente per favorire una contrazione dei consumi e, al contempo, un incremento della sostenibilità. L’impoverimento della popolazione mondiale provocato dalle misure di contenimento imposte per prevenire la diffusione del Covid non sarebbe, così, da intendersi come una sgradevole conseguenza di determinate scelte politiche ma, anzi, come un risultato auspicabile…

Questo Grande Ripristino Globale che il WEF prevede e pianifica – scrive al riguardo Koenig nella sua analisi – è ovviamente guidato da un’altra agenda oltre al ‘bene del mondo’. Questi autoproclamatisi padroni dell’universo, alcune delle stesse persone benestanti che secondo il WEF sarebbero ‘il rischio più grande per l’umanità’, ora rinunceranno forse alle loro ricchezze in modo che ci sia un migliore equilibrio nella distribuzione della ricchezza di Madre Terra , più giustizia, più rispetto per i diritti umani, meno consumismo e una protezione assoluta dell’ambiente e delle risorse non rinnovabili? Improbabile. Al contrario, come è già stato dimostrato, il crollo pianificato dell’economia mondiale ha creato una miseria insondabile da parte di fallimenti per lo più di piccole e medie imprese, che sono state inghiottite dalle grandi società(…)“. Ciò che si è verificato con il lockdown, prosegue Koenig, è invece “un altro enorme spostamento di risorse dal basso verso l’alto, come testimoniato dai 434 miliardi di dollari di ricchezze aggiuntive dei miliardari statunitensi, e questo non include la somma della ricchezza miliardaria aggiuntiva in tutto il mondo“. Nulla di nuovo. Dell’incremento di ricchezza dei mega-miliardari durante il lockdown si era parlato anche su questo blog.

COVID: UNA PROPAGANDA DELLA PAURA PER RENDERE PIU’ VULNERABILI LE PERSONE?

Il seguito dell’analisi di Koenig lascia ancora più inquieti: asserendo infatti che “la ricchezza è la più grande minaccia per il mondo, senza entrare nei dettagli, il WEF sostiene che ‘la vera sostenibilità sarà raggiunta solo attraverso drastici cambiamenti dello stile di vita’ e chiede ‘un grande ripristino del capitalismo sulla scia della pandemia’”. “Possiamo solo ipotizzare – dice Koenig – cosa potrebbe significare il Grande Reset per i cittadini del mondo. Proviamo a immaginare ciò che i ricchi oligarchi attraverso la loro affiliazione societaria, finanziaria, farmaceutica e militare, possono intendere imporre alle ‘grandi masse sotto di loro’. Per ottenere il ‘Grande Reset’ previsto dal WEF, il primo punto dovrebbe essere quello di mantenere o aumentare la cadenza della propaganda, delle bugie e della falsa paura in corso(…). Questo deve essere uno sforzo incessante e non dovrebbe essere un problema, poiché tutta la propaganda anglo-americana occidentale e gli organi di stampa e i loro affiliati in altre lingue sono completamente cooptati. Un altro o più lockdown con misure come le mascherine o il distanziamento sociale e la reclusione tra le mura domestiche per diminuire ulteriormente il contatto umano attraverso l’isolamento; una ‘società mascherata’ perde l’autostima, la paura e l’ansia abbassano il sistema immunitario delle persone, rendendole vulnerabili a tutti i tipi di malattie, e l’obbligo della mascherina obbliga le persone a respirare la propria CO2 altamente tossica (…). Raggiungere una riduzione del consumismo, attraverso un’estrema austerità e lavori a basso salario e una gigantesca disoccupazione, causando così insicurezza, ansie e paura per la sopravvivenza e preparando così la mentalità della popolazione ad ancora più manipolazione e più schiavitù, nell’attesa disperata di un vaccino. Sostituire il frutto del lavoro, vale a dire il salario per il lavoro dignitoso, con un reddito di base universale (UBI), creando una dipendenza dal sistema e demolendo il lavoro umano e ciò che resta dell’autostima(…)“.

Da ultimo, conclude Koenig nella sua ipotesi, “c’è una forte spinta a ridurre la popolazione mondiale; Bill Gates è uno dei fattori chiave e lo ha detto apertamente in varie occasioni. Una delle sue ammissioni più evidenti è il suo TED Talk nel 2010, ‘Innovating to Zero’, in California, dove disse con nonchalance, ‘se faremo davvero un buon lavoro con i vaccini, la sanità e i servizi per la natalità, potremmo essere in grado di ridurre’ la crescita della popolazione mondiale ‘del 10% o del 15%’. Questa agenda eugenetica si adatta perfettamente all’agenda del WEF. Meno persone, meno risorse. E quelle che rimangono potranno essere condivise più abbondantemente tra i ricchi e i potenti”.

DAL MALTHUSIANESIMO ALL’ECOLOGISMO INTERESSATO

Malthusianesimo, ecologismo interessato, pauperismo, austerità. La ricetta del Grande Reset si inserisce perfettamente in una tradizione ormai secolare, quella del mondialismo anglofono che domina il pianeta attraverso le sue organizzazioni tentacolari più o meno istituzionali (Banca mondiale, FMI, WEF, OMS). Una tradizione che trova oggi i suoi cantori in personaggi dall’estrazione più varia come, per l’appunto, Greta Thunberg, Papa Francesco, Bill Gates e George Soros, lo speculatore-filantropo che ha definito la pandemia “un momento rivoluzionario in cui ciò che sarebbe stato impossibile o addirittura inconcepibile in tempi normali” è divenuto “non solo possibile, ma probabilmente assolutamente necessario”.

Curioso notare come nessuno dei potenti sopra citati abbia mai suggerito una seconda e più logica opzione per contrastare gli squilibri del mondo. Che, come dice ancora Koenig, potrebbe essere quella di “de-dollarizzare e de-globalizzare (il mondo) e favorire la produzione locale per il consumo locale, con denaro sovrano locale e banche pubbliche locali, dirette da una banca centrale locale sovrana che lavora per il benessere socioeconomico della gente del proprio Paese, non per i signori di Wall Street“.

Una domanda, a questo punto, appare inevitabile. Si può pensare che i potenti della Terra abbiano, più o meno indirettamente, favorito il lockdown che provocherà, secondo il FMI, una contrazione del reddito pro-capite nel 90% del pianeta alla fine del 2020, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla loro agenda? Secondo Koenig la risposta è… “sì, il WEF e i player dello stato profondo occulto dietro le quinte hanno sfruttato il Covid al massimo per causare un blocco totale delle persone e dell’economia mondiale. Ciò è accaduto praticamente simultaneamente in tutto il mondo in quasi tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite”. Una conclusione affrettata? Sinceramente verrebbe da sperarlo.

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