“No alle ruspe, sì all’amore”. E che palle! Fico il santarello laico di cui l’Italia non ha bisogno
“Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Presidente della Camera”
(Papa Fico)
C’è così tanto ammmore in questo momento d’Italia che servirebbe una ruspa per stoccarlo tutto.
E che palle Fico!
Lo vedete? Lo vedete Ruggiero l’hippie verdoniano che inveisce contro il padre bacchettone e coatto che lo vuole a tutti i costi riportare sulla retta via? Ma ‘sta retta via qual è? Quella dell’amore da contrapporre ai violenti mentre il Paese attraversa una delle peggiori stagioni d’ombra mai trascorse in tempo di pace? La negazione di una risposta istintiva, calmierata dalla legge, ovviamente? L’abolizione di noi stessi, di una reazione emotiva contraria a quei quattro cani marci che hanno drogato, stuprato e ucciso Desirée con demoniaca malignità, lucida (Il Tempo stamattina riporta il dettaglio, anche se non ci sarebbe bisogno di accennarlo).
La morale nella morale, nella morale della morale. L’Italia di cosa ha bisogno? Immagino il magma rovente di risposte. L’Italia necessita di tante cose, e non staremo qui a elencarle, ma soprattutto di equilibrio sopra la follia. Equilibrio, misura, che non significa moderatismo, perché se siamo giunti a questa Bombay putrida della civiltà, a questo tamponamento tra idee e opinioni, a questo asilo, a una nuova infanzia, è soprattutto per la pratica olimpica dell’estremismo moderato che ha indebolito le difese immunitarie del Paese, permettendo l’ascesa della versione integralista del moderatismo spinto, il politicamente corretto. E se c’è fragilità nelle strutture politiche, culturali e sociali, qualcuno se ne approfitta per fare un colpo di stato. Come ha fatto il 5 Stelle.
Padre Fico non segue Cristo, ma la cantilena del suo tempo. Laddove c’è odio fa che io porti il consenso, ama recitare spesso. Fondi una chiesa, si faccia fraticello, umile tra gli umili che prendono l’autobus, ma la smetta di fraticellare in questa vesta e in questo modo. La cosa più importante è che sì, l’amore debelli la violenza, ma dopo i blindati, la certezza di una pena esemplare, le condanne, gli agenti messi in condizione di lavorare, notte e dì, agli angoli delle strade e nell’intelligence. Con un piano ben preciso, resistendo senza tregua, almeno fino alle nuove elezioni europee, al gotha di tutti gli sciocchini, l’Unione Europea. L’educazione all’amore di figli scapestrati non va attuata quando non possono capirla. Se sfugge di mano la situazione, l’educazione diventa carismatica, e solo dopo amorevole.
Nelle parole di Fico non c’è il Cristo di “porgi l’altra guancia” (al che poteva anche essere una missione nobilitante) ma la formuletta sciocchetta che tanto va di moda coi tempi. Dopo lo schiaffone la mamma fa una carezza. La mamma, vabbè, il mammo, o il genitore 1, la padra, insomma ci siamo capiti.
Ma quelli che pensano il contrario, forse, hanno avuto la mamma solo per amica, peggio della fiction anni ’90.
Fico il candido, capace di toccare punti intellettuali mai raggiunti, da Bauman al prof. Sassaroli, che nella saga monicelliana affermò a chiare lettere che “davanti alla morte non resta che la comprensione e il perdono”. Baumanniano da metter paura nella società dell’Amore liquido, uscito nel 2003, con le sue dichiarazioni così liquide da far sciogliere gli attributi. “L’amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l’uso”, testimoniò proprio il sociologo caro ai radical, scomparso di recente, “il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l’opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L’amore richiede tempo ed energia. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana”.
Ecco, esatto. Metaforicamente. Provasse Fico, invece di lanciare motti elettorali, a spiegare agli italiani come sintetizzare l’amore nel grande odio che li travolge. Provasse Fico a costruire per gli italiani, visto che ci tiene tanto, l’educazione moderna all’amore. Stupro dopo stupro, accusa dopo accusa, indagine dopo indagine, povertà dopo povertà, violenza dopo violenza, degrado dopo degrado, presa per il culo internazionale dopo presa per il culo internazionale, Unione Europe castratrice dopo Unione Europea castratrice?
Sarebbe Fico pensare che ora non è tempo per le carezze, ma per gli schiaffi. Che ora non si può pretendere “coesione sociale”, come vorrebbe il presidente della Camera, nel verso della tolleranza, gli italiani ingollano già troppa merda quotidiana che fa male, ma nel senso dell’urgente presa di posizione unanime, capace di superare ogni imbecillità, in primis quella di chi protesta contro il ministro dell’Interno che porta lo Stato a San Lorenzo, anziché cercare di evirare quei maiali maledetti che hanno ferito a morte una giovane e l’Italia intera.