I pressanti cambiamenti dello scenario globale e l’insorgenza di nuove minacce, specie quelle riconducibili al terrorismo, alle mafie ed ai sempre più crescenti attacchi informatici, sottolineano in maniera sempre più impellente l’esigenza di avvalersi di una intelligence costantemente all’avanguardia. Non soltanto quale strumento operativo per prevenire e contrastare queste minacce, ma anche e soprattutto per consentire elaborazioni concettuali di livello strategico che aiutino a comprenderne le logiche e ne favoriscano la prevenzione attraverso l’adozione di provvedimenti miranti a sottrarre ad esempio al terrorismo e alle mafie come Ndrangheta quel sostegno sociale, politico e finanziario senza il quale non potrebbero attecchire, né sopravvivere.
Con l’espressione intelligence si intende il prodotto di un’attività concettuale volta a costruire una situazione complessiva mediante la raccolta strutturata e l’elaborazione di elementi informativi.
Da qualche anno a questa parte e in misura sempre più crescente, alcuni Stati membri dell’Unione Europea hanno manifestato il proprio orientamento verso la necessità di rafforzare la cooperazione di intelligence tra le agenzie e i servizi di sicurezza dei vari Paesi membri. Questa idea è finalizzata alla prevenzione e al contrasto della minaccia sopratutto terroristica, delle magie come Ndrangheta ma anche al sempre maggiore pericolo degli attacchi informatici. Risulta però evidente l’esistenza di un rapporto di diretta proporzionalità tra il livello di detta condivisione e la possibilità che le misure di prevenzione e di contrasto adottate possano risultare efficaci. Questa idea di collaborazione tra i servizi segreti dei Paesi membri dell’Unione europea potrebbe essere molto valida ma tale manifestazione d’intenti deve purtroppo confrontarsi con la diffusa resistenza da parte degli Stati europei a organizzare e favorire sul piano formale una effettiva cooperazione coordinata di intelligence che trova sostanziale spiegazione nel diritto naturale di ogni Stato a salvaguardare la propria sovranità ed i propri interessi nazionali in un ambito così sensibile. Inoltre, la mancanza di un uniforme livello di fiducia tra tutti gli Stati membri e tra le rispettive Agenzie e Servizi frena decisamente ogni sforzo teso alla realizzazione di questo ambizioso progetto.
Rimane il fatto che L’Intelligence oggi più che mai rappresentata un settore di fondamentale importanza per la salvaguardia della sicurezza di ogni sistema, da quello statale, a quello economico finanziario, per finire al sistema politico-sociale. L’importanza del lavoro di Intelligence nei diversi settori che compongono un sistema, che sia pubblico o privato, è una necessità che si sta facendo sentire in modo sempre più pressante. Le costante minacce, transnazionali e perennemente variabili, implicano la necessità di una trasformazione e di un incremento sostenuto degli investimenti nel comparto dell’intelligence in ogni Paese e sopratutto per il nostro. I servizi di Intelligence, infatti, stanno diventando sempre più influenti non solo a livello strategico internazionale e politico, ma anche nel mondo del business privato. A tal proposito si sta sviluppando un nuovo settore di Intelligence che mira a salvaguardare sempre la sicurezza dello stato ma anche il business delle grandi aziende italiane che rappresentano un patrimonio strategico per il nostro Paese.

In Italia manca però una vera e propria cultura del mondo dei Servizi Segreti, visti ancora da molti cittadini come dei marziani e forse reputati non indispensabili per la sicurezza della Nazione. Oggi più che mai è indispensabile investire moltissime risorse economiche per potenziare il comparto dell’intelligence selezionando le migliori professionalità e investendo in strumentazioni sempre più all’avanguardia per essere sempre pronti a fronteggiare tutti gli attacchi di qualsisia origine alla nostra Nazione. Oggi più che mai il nemico numero uno di ogni Stato e delle aziende strategiche statali arriva dall’informatica. La cyber security sta evolvendo a concetto geopolitico strategico, perché gli attacchi informatici ormai minacciano tutti: governi, imprese e singoli cittadini. Per cui le spie del futuro non saranno più solo agenti in borghese, ma dovremmo investire ad esempio su ingegneri, biochimici e informatici di altissimo livello. Per questo i nostri servizi segreti hanno già iniziato ad attuare una politica di rigorosa selezione del personale rivolta non solo ai quadri della Pubblica amministrazione ma anche e sopratutto ai giovani talenti, bacino indispensabile per la contaminazione dei saperi e, al contempo, per mettere in campo le professionalità migliori per difendere al meglio il nostro Paese. Un quadro che si completa con gli effetti della globalizzazione sul nostro sistema di sicurezza. I nostri servizi segreti non sono più solo difensori dell’integrità, indipendenza e sicurezza delle istituzioni dello Stato, della sicurezza interna ed esterna della Repubblica, ma anche e sopratutto degli interessi economici, industriali e scientifici del nostro Paese. La difesa non è più solo dello Stato ordinamento, ma dello Stato comunità, uno spazio in ci si muovono soggetti pubblici ma anche soggetti privati. Oggi più che mai va attuata una nuova cultura nei servizi segreti che devono avere un ruolo ben più ampio che nel passato. I Servizi segreti devono uscire dall’alveo angusto della cultura della segretezza, per consentire loro di operare in un mondo che non si esaurisce più nel planisfero delle frontiere fisiche e che richiede una cultura nuova della sicurezza diffusa, e partecipata a tutti i livelli, dal circuito istituzionale al tessuto produttivo e imprenditoriale, dalla comunità scientifica e accademica alla società civile. C’era una volta l’agente segreto che proteggeva le cariche dello Stato, oggi contribuisce a proteggere anche la ricerca accademica o di un’azienda, se strategica per il Paese. Dobbiamo affinare sempre di più i mezzi con i quali l’intelligence può informare le linee strategiche e politiche internazionali attraverso il lavoro di analisi dei dati e dei contenuti.
Per cui oggi più che mai i nostri servizi segreti sono un apparato dello Stato strategico e indispensabile per la salvaguardia e per il futuro della nostra Nazione. www.IlGiornale.it

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