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22Gen 22
Cina, Lituania, Europa: il momento è catartico
Fino a un fatidico giorno di primavera 1878, un classico rompicapo di società era cercare di capire in quale fase del galoppo tutte e quattro le zampe di un cavallo fossero sollevate da terra. Il movimento era semplicemente troppo rapido per permettere all’occhio umano di percepirlo.
Il 15 Giugno 1878 Eadweard Muybridge scattò la sequenza fotografica di un cavallo al galoppo, e fu così scoperto che la sospensione in aria dell’animale avveniva quando le zampe erano raccolte sotto la pancia. Prima di quella data, invece, i pittori rappresentavano la sospensione nel momento di massima estensione delle zampe.
Da quando la Cina ha cominciato a bullizzare la piccola Lituania, colpevole di aver fatto gli “occhi dolci” a Taiwan, l’Unione Europea ha preso le sembianze di un improbabile cavallo in spaccata congelato per aria, mentre gli occhi di Stati Uniti, Russia e della stessa Cina ci osservano attentamente per vedere se saremo in grado o meno di reagire in modo efficace.
Il caso è esploso i primi di Dicembre 2021: in seguito a un incremento dei rapporti della Lituania con Taiwan, la Cina ha bloccato l’importazione non solo dei suoi prodotti, ma anche di tutti i prodotti europei che contengono componentistica lituana. L’intera catena di fornitura europea è sotto scacco.
Quello che sta accadendo passa relativamente sotto traccia sui media italiani, eppure il momento è catartico. Se l’Europa deciderà di fare ricorso al World Trade Organization, la procedura potrebbe durare anni. In quel caso, per normalizzare i rapporti, la Lituania rischierebbe di subire una gogna simile a quella imposta a Domenico Dolce e Stefano Gabbana, in seguito alle incaute opinioni espresse da quest’ultimo sui cinesi, e successive ripercussioni (qui).
E’ una bella gatta da pelare per la Francia, che dal primo Gennaio ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Attualmente è sotto studio uno strumento giuridico anticoercizione: una soluzione del genere avrebbe il vantaggio di passare come misura commerciale, e basterebbe l’approvazione della maggioranza dei paesi UE, non l’unanimità richiesta per le misure di politica estera. Come ha scritto Gideon Rachman sul Financial Times del 18 Gennaio, sarebbe in tal modo scongiurato il rischio che Grecia e Ungheria, indicati dal giornalista come “amici della Cina”, bloccassero tale iniziativa, e a cascata, eventuali ritorsioni commerciali da parte di Bruxelles nei confronti di Pechino.
L’Europa, quindi, è sospesa per aria come il cavallo in un antico dipinto, ma al contrario del rompicapo del diciannovesimo secolo, negli anni venti del ventunesimo non è ancora chiaro se i nostri “santi” zoccoli siano mai veramente appoggiati per terra durante il galoppo.
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