La favola di Ursula e il Lupo
All’età di 4 anni, una futura grande regista aveva la sua personalissima interpretazione della fiaba di Cappuccetto Rosso: «Prima di entrare nel bosco bisogna prendere il lupo per mano». Se la diplomazia è “l’abilità di mantenere i rapporti con persone suscettibili”, ci siamo: in un mondo fiabesco di lupi antropomorfi è solo giusto mediare tra la brutta fama del lupo e la sua fame.
Ursula Von der Leyen ebbe l’istinto contrario. Quando il primo Settembre 2022 un lupo uccise il suo amato pony, indisse una crociata continentale contro quella specie (qui). Tre anni più tardi, la Presidenta della Commissione Europea tradusse il suo risentimento anti-lupo in un analogo sentimento anti-russo.
Certo, non dev’essere per niente facile restare centrati ed equilibrati, lavorando gomito a gomito con l’attuale “alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza”, Kaja Kallas, la cui nonna fu deportata in Siberia ai tempi del regime Sovietico. Qualcuno scrisse che la nipote se la legò al dito.
In questa fase storica, affidarsi a una ministra degli esteri ESTONE è paragonabile a un sistema cardiocircolatorio che, in temperature polari, continui a pompare a pieno regime in difesa delle estremità (Estonia, Lettonia, Lituania…), anzichè ridurre il flusso per salvaguardare i suoi organi vitali (Germania, Francia, Italia…).
Anzichè ridare lustro alle tradizionali doti diplomatiche per gestire il vicino suscettibile e armato fino ai denti, l’Europa ha scelto di agitare il suo pugno di ferro arrugginito, sguainandolo dal guanto di velluto.
Morale della favola:
La Russia è il lupo. La Baronessa Ursula è il taglialegna. Valore dell’ascia, 80 miliardi di euro. Alla diplomazia, Cappuccetto Rosso. Ordine del giorno, foto della nonna sulla scrivania.
PS: nel 1959 in Siberia furono deportate pure la mamma e la bisnonna di Kaja Kallas. Per esigenze retoriche, nell’articolo ho citato solo la nonna.
