I gilet gialli e il “nuovo ordine mondiale liberale”
Un’altra giornata di passione per Parigi e la Francia. Le proteste dei “gilet gialli” hanno prodotto, nella sola giornata di ieri, con oltre 1300 arresti sul territorio nazionale, una vera e propria guerriglia urbana, condotta con perizia militare. È così salita ulteriormente la pressione sul presidente Emmanuel Macron, del quale i manifestanti hanno richiesto a gran voce le dimissioni nonostante i tentativi di pacificazione, come la sospensione dell’ecotassa che aveva originato le prime proteste e che, secondo voci di corridoio, starebbe valutando, dietro le pressioni degli stessi “gilet gialli”, di accordare la sostituzione del primo ministro Edouard Philippe con il generale Pierre De Villiers, con alle spalle una corposa esperienza in scenari di conflitto. Ma, soprattutto, l’uomo che era stato silurato (o, meglio, costretto alle dimissioni) da Macron per la sua opposizione all’integrazione delle difese tra Francia e Germania.
La tensione, insomma, è altissima. E così la quinta Repubblica francese rischia davvero di implodere. E chi aveva profetizzato un Paese al collasso a causa della guerriglia generata da immigrati radicalizzati, come ad esempio lo scrittore Laurent Obertone con il suo romanzo intitolato appunto “Guerriglia“, rischia ora di trovarsi smentito. A scatenare il caos potrebbero veramente essere i francesi della cosiddetta classe media, alienati da quel sistema socioeconomico iniquo e ingiusto e che tende ad ampliare il divario sociale in termini economici e di qualità della vita in tutto l’Occidente sviluppato: il neoliberismo. La prova è lo slogan che, come spiega anche Attilio Geroni su Il Sole 24 Ore, è divenuto il mantra del movimento: “meno tasse e più spesa pubblica”. Ovvero basta con l’austerità, basta con il primato dell’economia sulla politica, basta con lo Stato minimo, basta con lo sfruttamento della forza lavoro. Basta con le bugie ecologiste, buoniste e progressiste, che consentono che si tolga il pane ai padri di famiglia mentre in convegni distanti dalla realtà si discute di come mangiare insetti per risolvere la fame nel mondo. Nulla di nuovo, è un fenomeno consolidato in tutto il mondo occidentale, lo stesso fenomeno che ha prodotto in Italia il Governo di Lega e Movimento 5 Stelle. Sono rivendicazioni giuste e sacrosante. Sono la voce del popolo distrutto, atomizzato e vampirizzato in ogni aspetto della propria esistenza dalla teocrazia del mercato. Teocrazia di cui Macron è un chiaro esponente.
Eppure, la possibilità che queste proteste, che stupiscono per capacità organizzativa e simbolica (il gilet giallo come emblema degli automobilisti e dei pendolari massacrati dal fisco), possano essere strumentalizzate e divenire una sorta di “primavera europea”, sul modello delle primavere arabe o delle rivoluzioni colorate di obamiana memoria, è reale. Non a caso gli 007 francesi, come ha riportato anche Le Figaro, hanno parlato di rischio “golpe”. Del rischio, cioè, che elementi eversivi possano infiltrare il movimento per finalità diverse da quelle più che legittime che lo hanno originato.
Un aneddoto può essere utile per comprendere meglio ciò che qui si sta affermando: pochi giorni fa, il segretario di Stato americano, il già direttore della CIA Mike Pompeo, ha fatto scalo in Germania dichiarando che gli Stati Uniti di Trump (il presidente sempre meno rappresentante dell’anti-sistema e sempre più di una sorta di alter-sistema) sono pronti a sostenere e guidare la nascita di un “nuovo ordine mondiale liberale” che combatta il globalismo. Un ossimoro concettuale. Come può il sistema che ha generato il globalismo (cioè il liberalismo mercatista americano) combatterlo? Come può chi ha abbattuto ogni barriera volerla, ora che questo non gli conviene più, ricostruire? Può se, con questo (e così è, non sembrano poterci essere dubbi interpretativi al riguardo), si intende la volontà statunitense di superare il multilateralismo nelle relazioni internazionali (che ha iniziato a non pagare più) per fossilizzarsi su un duro e puro unilateralismo americano che conservi saldamente gli USA nel ruolo di gendarmi del mondo, scongiurando così la transizione verso un mondo multipolare, per il quale un’Europa forte diviene essenziale. Non può essere un caso che Pompeo, per fare queste dichiarazioni, abbia scelto un circolo atlantista tedesco, il German Marshall Fund. Un circolo che, cioè si trova a casa di quell’Angela Merkel che insieme a Macron sta sostenendo una linea politica di maggiore iniziativa e autonomia da parte dell’Europa comunitaria nei confronti dell’alleato d’oltreoceano. Si vedano, ad esempio proprio le recenti dichiarazioni in favore della nascita di un esercito europeo di Macron e prima ancora le uscite franco-tedesche in favore del mantenimento del JCPOA, l’accordo sul nucleare con l’Iran.
La coincidenza di questi fatti, e della crescente ostilità americana nei confronti dell’ex pupillo dei potenti Macron, con la rivolta francese (le cui ragioni sono state sostenute anche dallo stesso Trump su Twitter) lascia senza dubbio un po’ di inquietudine per la possibilità che le proteste vengano effettivamente cavalcate da chi trama contro un’Europa più forte e politicamente più coesa. I popoli del vecchio continente, con le loro giuste rivendicazioni, devono insomma stare attenti. Il pericolo di un deragliamento di queste, così come del grande fenomeno sovranista su binari sbagliati e, in fondo, morti è, purtroppo, molto concreto.
L’illusione delle potenzialità emancipatrici del liberismo e del mercatismo, prodotti essenzialmente americani, può considerarsi definitivamente defunta con le foto dei cecchini sui tetti di Parigi e con le cariche della polizia sui civili che sventolano il tricolore francese. Permettere che questa torni in auge sotto una veste diversa, quella del “nuovo ordine mondiale liberale” auspicato da Pompeo, cioè del solito imperialismo americano travestito da sovranismo “trumpista”, sarebbe, per il popolo francese e in generale per i popoli europei, un tragico e fatale errore.