Occhio a Bannon (e ai neocon): perché la destra non deve ingannarsi
Edito da Edizioni Cinabro, “Inganno Bannon”, libro scritto a più mani da Gianluca Marletta, Claudio Mutti, Maurizio Blondet e Andrea Marcigliano con la partecipazione del Centro Studi Raido e di Rigenerazione Evola è un testo che arriva in un momento in cui il mondo della destra istituzionale sembra unanimemente schierato a supporto del “populismo trumpiano”, di cui Steve Bannon, con la sua idea di un’internazionale sovranista legata alla geopolitica americana, è il principale sostenitore. Prova ne sono gli strali lanciati da questo mondo nei confronti dell’accordo tra l’Italia e Pechino per la Nuova Via della Seta o a favore delle posizioni statunitensi in Venezuela.
Il saggio è, tuttavia, la dimostrazione che, anche nel mondo della cultura “di destra”, non tutti la pensano allo stesso modo e anzi intendono mettere in guardia da influenze che, per il sovranismo, possono essere deleterie.
“Per prima cosa – spiega lo scrittore Gianluca Marletta, uno degli autori – va precisato che ‘l’inganno’ a cui si allude nel titolo del libro non è certo “ordito” da Bannon ai danni di chicchessia… Steven Bannon non mi pare voglia ‘ingannare’ nessuno: è un lucido quanto pragmatico politico americano (ed ex sceneggiatore di Hollywood) che ha messo da subito in chiaro quali sono i suoi scopi e il suo obbiettivo, ovvero quello di rilanciare l’egemonia anglo-americana nel mondo (corrosa dagli eccessi del progressismo liberal del clan Obama-Soros, che coi suoi metodi risulta attualmente inviso ad una consistente fetta dell’opinione pubblica occidentale), a partire da un programma populista che possa risultare accattivante anche i movimenti di destra del Vecchio Continente. Non è Bannon che vuol ingannare, sono le destre europee (ed anche una parte del mondo ‘conservatore’ cattolico) ad auto-ingannarsi, vedendo in Bannon (e in Trump) delle figure para-messianiche, fautori di una “rivoluzione globale” contro le élite o, addirittura, dei “restauratori” di una non meglio precisata ‘tradizione’. Bannon dal suo canto è chiarissimo: al pari di Trump aderisce ad una versione populista del liberal-capitalismo USA, predica uno scontro di civiltà che vedrebbe un presunto “occidente” cristiano-sionista-liberalista opporsi ad un presunto mondo ‘asiatico’, vede (anche) nelle religioni un mero instrumentum regni da utilizzare pragmaticamente nell’ottica di tale strategia. Non è lui a voler ingannare, siamo ‘noi’ a volerci ingannare”.
L’inganno di cui sopra potrebbe dunque facilmente materializzarsi in The Movement, la piattaforma sovranista ideata da Bannon e da un misterioso avvocato belga, Mischael Modrikamen.
“The Movement – spiega ancora Marletta – è una piattaforma creata attorno alla figura di uno dei leader dell’Ebraismo liberale del Nord Europa, l‘avvocato Modrikamen, con l’intenzione di riunire uomini del mondo “conservatore” europeo di varia estrazione culturale e confessionale attorno ad un progetto unificante che è, appunto, quello caldeggiato da Bannon: opposizione al centralismo dell’Unione Europea, indebolimento della stessa, ricompattamento dei movimenti che si oppongono alla (obbiettivamente) asfissiante morsa di Bruxelles, allineamento ad un presunto Occidente ‘giudaico-cristiano’ in opposizione agli avversari esterni e dipendenza dall’egemonia di Washington. Lo scopo, a livello strategico, è abbastanza chiaro: sfruttare il malcontento verso l’Unione Europea per rinsaldare i vincoli con l’America e, al tempo stesso, impedire che certi movimenti ‘identitari’ spingano per una fuga in avanti (magari caldeggiando alleanze verso Oriente) riconducendo ogni opposizione sotto l’egida degli USA”
Sotto l’egida degli USA e quindi lontano da Mosca, la Terza Roma che, fino a poco tempo fa sembrava poter essere il faro dei movimenti sovranisti. Eppure, in ambienti conservatori, c’è ancora chi ipotizza un’alleanza russo-americana con i sovranisti (e contro la Cina)…
“Il programma di Bannon – prosegue Marletta – sosteneva inizialmente questa possibilità: ‘riassorbire’ la Russia in un più vasto ‘fronte occidentale’ (non più a guida liberal ma populist) per isolare soprattutto la Cina. Tuttavia, credo che tale obbiettivo si scontri con i fatti che parlano, al contrario, di una sempre più invasiva e minacciosa presenza USA e NATO ai confini con la Russia. L’idea, peraltro, sarebbe stata quella di fare della Russia un ennesimo satellite (forse solo un po’ più grande degli altri) del grande impero anglo-liberale. Un tale progetto, tuttavia, si scontra con un’innumerevole quantità di fattori storici, culturali e geopolitici che lo rendono a dir poco irrealistico (ammesso e non concesso che non si sia trattata solo di una boutade da utilizzare come specchio per le allodole verso quella parte della destra europea che guarda alla Russia)”.
Irrealistico e anche, forse, sconveniente.
“La questione della ‘convenienza’ – spiega l’autore – va valutata con realismo. La politica concreta, infatti, non sempre può prescindere da compromessi ed è innegabile che, al giorno d’oggi, il principale e più ‘prossimo’ nemico dei popoli europei sia proprio l’asfissiante burocrazia e tirannia economica e culturale imposta dalla UE a guida tedesca. Tuttavia, vi sono molte sfumature e gradi di compromesso possibile e non necessariamente opporsi a Bruxelles deve significare consegnarsi ‘corpo ed anima’ nelle mani di Trump e delle sue politiche, portare avanti una strategia economica di totale sudditanza agli interessi strategici USA o persino finire a combattere le guerre degli USA (e dei suoi alleati Israele, Arabia Saudita e simili) in Medio Oriente, in Asia o in Europa Orientale. La vera domanda da porsi è piuttosto: i ‘nostri’ politici ‘conservatori ed identitari’ avranno la forza e l’abilità di mantenere discernimento e libertà nei loro rapporti con gli USA?”
Il sovranismo di destra in effetti sembra ormai ruotare attorno a una prospettiva saldamente atlantica e “neocon“. Significa che il progetto sovranista è fallito, che è stato ricondotto nell’alveo della destra più tradizionale e, per certi aspetti, reazionaria nel senso deteriore? Una risposta prova a fornirla lo stesso Marletta: “L’aspetto positivo del cosiddetto ‘sovranismo’ è stato quello di proporre alcune politiche concrete (lotta all’immigrazione indiscriminata, certe misure a favore delle classi sociali più sfavorite, una qualche diga ad alcune derive antropologiche come il gender, ecc.) che sono indubbiamente a favore dei popoli europei. Tuttavia, il problema del totale ‘asservimento’ agli USA di Trump (asservimento che potrebbe costare davvero caro in prospettiva, specie se la situazione internazionale dovesse peggiorare) è di fronte ai nostri occhi; e la gara davvero poco ‘dignitosa’ dei leader della destra (soprattutto italiana) per accaparrarsi, spesso in maniera un pochino grottesca, la ‘benevolenza’ di Washington, non lascia presagire in prospettiva niente di buono”.