Se l’ISIS festeggia la morte di Soleimani. E Putin ed Erdogan si prendono la Libia
Mentre in Libia è sempre più debole il ruolo dell’Italia, con l’infruttuoso tentativo, da parte del Governo Conte, di incontrare a Roma sia il generale Khalifa Haftar che Fayez Al Serraj, si staglia con sempre più evidente prepotenza il potenziale risolutivo di un’intesa russo-turca. Vladimir Putin ed Recep Tayyip Erdogan, che hanno chiesto, lo scorso 8 gennaio, un cessate il fuoco, si trovano su due fronti contrapposti, come in Siria: con il militare Haftar il presidente russo, con Al Serraj quello turco. Eppure il loro dialogo funziona. Lo zar e il sultano, leader a capo di due tra le principali potenze militari euroasiatiche, si confrontano, parlano.
Molto probabilmente è questa perdita di influenza a favore di potenze sempre più assertive a spaventare mortalmente gli Stati Uniti, che vedono progressivamente erosa la loro autorevolezza nel quadrante mediorientale. Dove restano al loro fianco gli alleati tradizionali: Israele e le monarchie del Golfo. Sauditi in testa.
Poi c’è l’ISIS, ci sono i gruppi jihadisti di ispirazione wahhabita, la stessa ideologia alla base della monarchia saudita appunto, che hanno, nei giorni scorsi, ufficialmente festeggiato con una nota stampa l’uccisione del loro mortale nemico, il generale iraniano Qassem Soleimani. Eliminato, e questo dovrebbe fare capire molto rispetto a quali siano i reali interessi statunitensi nella loro “lotta al terrorismo”, grazie a Donald Trump, il presidente USA che doveva essere alfiere dell’”antisistema”, ma che invece è rimasto fagocitato dalle logiche neocon, come i suoi predecessori. Chissà, forse l’impeachment ha avuto un ruolo in tutto questo. Del resto, le tempistiche sono convergenti con quelle della crisi iraniana…
Crisi che assume nuova linfa dopo l’abbattimento dell’aereo civile ucraino, con le fonti di Teheran che hanno ammesso l’errore umano e la possibilità che il velivolo sia stato colpito dai missili diretti contro le basi statunitensi in Iraq, per ritorsione contro l’uccisione di Soleimani. Ovviamente tanto basterà, come nel caso dei russi per il volo della Malaysian Airlines che fu abbattuto in Ucraina, a fare degli iraniani i “cattivi” della propaganda mainstream occidentale.
Perché, il nocciolo della questione, alla fine è tutto lì: Occidente contro Eurasia. Stati Uniti contro Russia, Cina, Iran, forse anche Turchia. Con un diffuso leaderismo e un generale ripudio delle logiche multilaterali. La fase che il mondo sta attraversando è tra le più complesse vissute dalla fine del secondo conflitto mondiale. E, checché se ne dica, essendo venuti meno molti equilibri del passato, qualsiasi casus belli può generare immantinente un balzo verso l’ignoto.