Nel 1936 Robert Brasillach, poeta e scrittore francese che morirà fucilato in seguito a una condanna di collaborazionismo con il nemico nel febbraio del 1945, aveva 27 anni. Léon Degrelle, energico fondatore del movimento rexista in Belgio, ne aveva invece solamente tre in più. L’incontro tra queste due personalità così giovani e dinamiche e accomunate da scelte oggi ritenute controverse, pur se differenti (Brasillach, divenuto appena 22enne responsabile delle pagine letterarie dell’Action Française, dopo essere stato definitivamente conquistato dai movimenti fascisti in seguito a un viaggio per l’Europa nel corso degli anni Trenta, svolgerà la sua battaglia essenzialmente in campo culturale, mentre il belga arriverà addirittura a indossare l’uniforme sul fronte dell’Est nel corso della Seconda guerra mondiale), ha prodotto un volume, “Léon Degrelle e l’avvenire di Rex”, che oggi, a distanza di un quarto di secolo, Cinabro Edizioni ripropone al pubblico in un’edizione con prefazione di Mario Michele Merlino.

Il piccolo saggio contiene le riflessioni di Brasillach su quella sfrontata e fiera esperienza politica, all’epoca ai suoi albori, ma anche sulla personalità e le idee di Degrelle: dall’infanzia trascorsa nel borgo di Bouillon, dove il padre esercitava il mestiere di birraio, all’avvicinamento al pensiero di Charles Maurras, proseguendo poi con gli anni trascorsi all’università di Lovanio e con le esperienze giornalistiche anche oltre Atlantico (in particolare a fianco dei cristeros messicani) e, infine, le avventure editoriali con Christus Rex e la fondazione del quasi omonimo partito politico. Di Degrelle emerge, in particolar modo, la forte tensione al sociale, dimenticato, secondo il fondatore del rexismo, dai partiti borghesi a vantaggio dei movimenti marxisti, realtà, nella sua visione, egualmente nociva rispetto a quella dei “marci”, i politici moderati collusi con le lobby economiche.

Brasillach e Degrelle, dunque. Due esistenze parallele, due figure tragiche, ciascuna a modo loro, che però terminarono l’esperienza terrena in maniere ben differenti: detto del primo, il secondo, paradossalmente, pur avendo avuto una vita ben più avventurosa, terminò serenamente la sua esistenza da esule in Spagna, a Malaga, all’età di 87 anni. Questo volume, come spiega la stessa casa editrice che lo ha riproposto, è la “narrazione evocativa dell’incontro di due strade, di due destini, di due giovani, attratti inesorabilmente da un unico comune sentire”.

 

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