È esistita un’Italia che, anche negli ultimi e tremendi mesi del secondo conflitto mondiale, pur dalla “parte sbagliata della storia”, non si è rassegnata, non si è piegata, riuscendo, in qualche modo, a trasformare la sconfitta certa in epopea, sebbene tragica. Un’Italia così diversa da quella piccolo-borghese e caricaturale alla quale si fa spesso riferimento per sottolineare le caratteristiche negative del nostro popolo e che, però, è stata drammaticamente reale. È questa l’Italia che Adriano Romualdi, brillante intellettuale figlio del fondatore dell’MSI Pino (ma che fin da giovanissimo aveva deciso di rompere con una cultura, quella di certo neo-fascismo missino, che percepiva come stereotipata e decadente), con la sua penna lucida e appassionata, ha fatto rivivere in alcuni capitoli dedicati al fronte italiano apparsi solo in un’edizione “integrale” de “Le ultime ore dell’Europa“, pubblicata da Ciarrapico nel 1988 e poi scomparsa.

Capitoli che ora tornano alla luce, arricchiti dalla prefazione di Ernesto Zucconi e dalla postfazione di Maurizio Rossi, oltre che da un ricco apparato fotografico e ripubblicati con il titolo di “Gli ultimi giorni dell’Italia”, testo proposto da Cinabro Edizioni nella collana “Rigenerazione Evola”. Un libro che, in 134 pagine, restituisce uno spaccato nitido su chi, nella tragedia del 1943-45, non si arrese all’inevitabile, che avanzava a passo spedito, ma che continuò a combattere per un’idea.

Romualdi, allievo di De Felice, discepolo di Evola e scomparso prematuramente a soli 33 anni nel 1973 (per un grave incidente stradale), non racconta semplicemente la guerra, ma il crepuscolo di una civiltà. L’invasione americana, le ultime linee di difesa, la tragedia di Salò diventano il teatro simbolico di un tramonto più vasto. C’è, in queste pagine, una fierezza che stride con la rimozione sistematica del ricordo (o, peggio, la sua coloritura esclusivamente in termini negativi) e restituisce dignità a una parte “dimenticata” della nostra storia: quella dei vinti, che, armi in pugno, non si vergognarono di essere tali.

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