Quando la satira ‘mena’ la sinistra
Da quando c’è Renzi, c’è casa: per la satira. Tutto ha assunto contorni burleschi, barocchi, farseschi, con in sottofondo la marcetta popolare di Ennio Morricone, avete presente quella che segue un tragicomico Verdone nel suo avvicendarsi di personaggi in “Bianco, Rosso e Verdone”? Con il regime renziano non solo si chiude la prima grande ondata di berlusconismo, ma accade un altro stravolgimento epocale in proporzioni mai avute prima: la satira mena (eccome) anche ‘dall’altra parte’.
A destra, sì, ma anche a manca. L’aveva detto proprio Dario Fo che l’unica regola nella satira è che non ci sono regole. Pertanto non è una regola che si meni solo a destra. C’è chi “mena” anche verso sinistra, eccome. La satira è una bestia mitologica, libera, impossibile da imprigionare in crismi e cataclismi. L’importante è saperne ridere e magari, qualche volte, rifletterci su. La satira morde anche la sinistra, dunque – la stessa che l’ha ideologizzata, l’ha resa militante, strumento di lotta – e poi si mostra in rete. Come profanare il tempio dell’intellighenzia permalosa, quella che tutto sa, tutto vede e se la prende. Nessuno è più al sicuro. Chiedetelo a Roberto Saviano, icona sofferente e vanitosissima delle ‘belle menti’, di recente accusato di plagio per la seconda volta oppure ad Ignazio Marino, il subcomandante della resistenza PD, fin troppo noto alle cronache di questi giorni.
Ne sa qualcosa Virginia Raffaele, brillante attrice ed imitatrice, (leggi l’articolo) protagonista a Ballarò di un’imitazione della ministra Boschi scaduta nella successiva polemica/cazziata ad opera dell’imperturbabile PresidentA Boldrini che forse, “rosicando” e non sapendo proprio dove andare a parare, dà della sessista ad un’imitatrice e ad uno sketch che di sessista non avevano nulla, ma nulla davvero.
Anche la sinistra bene, sempre illuminata e colta, senza giacca, quella del mito del progresso e delle “belle menti” è sotto il fuoco di fila della satira, più di sempre. Come dissacrare il “politicamente corretto” e i suoi profeti.
Se Crozza, irridendolo, imita Renzi meglio di Renzi in televisione, il Web non perdona. Eccone un assaggio, a partire dai ragazzacci di “Lercio”, protagonisti di articoli (e affondi) colossali. Da “Renzi:“Dopo la dichiarazione dei redditi sarà precompilata anche la scheda elettorale” e “Spending review, Matteo Renzi: “Ridurremo i lati dei triangoli isosceli” a “L’Ordine dei Medici: “Renzi rischia l’ictus sepronuncia un’altra volta Berlinguer”. Ma c’è spazio per tutto e per tutti nei pensieri e nei post di un’altra colonna della satira nostrana, i caustici chirurghi di Spinoza. Dalla legge elettorale, “L’Italicum è legge, le opposizioni lasciano l’aula. Proprio come prevede l’Italicum” all’Expo, tanto caro ai sogni di futuro del nostro governo, “Quasi 2 milioni di visite a Expo. Era Civati che usciva e rientrava”, fino al riadattamento di genere, rispettoso di ogni identità sessuale, di Bella Ciao nella moderna versione “Boldrini Edition”
La satira che “mena” la sinistra si riproduce in maniera virale sui social, alla ricerca del contagio – memore del “Morbillo” dei ragazzi del Fronte della Gioventù, di rampelliana memoria – laddove si fa più pungente e veloce, fatta in casa e stesa a mano, più ruvida ed esilarante, a partire dalla pagina Facebook “Matteo Renzi che fa cose”, una vera e propria reazione di satira all’ego smisurato del Faraone Renzi Primo, affetto da Selfie mania. La potenza delle immagini parla chiaro.
Ancora su Facebook, un’altra chicca, il genio guastatori del politically correct e derive, La via culturale al socialismo, una pagina che sta spopolando in rete. Non autori ma veri e propri acquisitori di obiettivi. E poi, ancora, L’Indietro, “L’irresistibile simpatia di Laura Boldrini” e su Twitter, giusto per citarne uno gustoso, I silenzi di Re Sergio profilo dedicato al Presidente Mattarella che twitta: “Se mi aveste detto che il Presidente della Repubblica doveva fare la badante del PD, sarei andato ad aprire un bar sulla spiaggia a Cuba”.
La satira si fa paradossalmente democratica e mozzica anche a sinistra, in un perpetuo pullulare di post, vignette, siti, articoli e video. Come dimenticare, ad esempio, lo sgangherato discorso in inglese di Renzi durante il Digital Venice? Beh, non solo “qualcuno” non lo ha dimenticato ma ha reso quell’episodio una delle parodie più amate di sempre, una bestia da più di 5 milioni di visualizzazioni su youtube:
Insomma, non c’è pace neanche per sinistra e sinistrati, progresso e progressisti, politicamente corretti e buonisti. Il futuro della satira mena a destra e, oggi più di sempre, a manca, nonostante non sia facile penetrare un’egemonia assodata; a ricordarcelo è Maurizio Milani
Leggi l’articolo completo: “La Satira? Roba da miliardari comunisti”
Così il satirico di Codogno: “Adesso è saltato fuori il problema di quanto la satira debba essere libera. Benissimo! Bel dibattito, molto completo, che lascio volentieri ai miliardari comunisti nelle loro tenute agricole in campagna. Dove si fa tutto Ogm free. Tanto per loro il raccolto è lo 0,5% del reddito che incassano con l’indotto. Indotto fatto per anni a scherzare su Mara Carfagna o Sandro Bondi, tutte persone notoriamente pericolose per le reazioni sproporzionate che potrebbero avere”.