Boldrini e Cirinnà: svanisce la dignità
Monica la grande e Laura la dotta. Guai a chiamarle sante, loro. Le laicissime condottiere ce l’hanno fatta, spinte da Matteo il piccolo, Maria Elena la casualmente in politica e tanti altri. Approvate le Unioni Civili, e insieme, istituita la nuova – l’ennesima – caccia alle streghe: la Commissione di studio su intolleranza, xenofobia, razzismo e odio.
Oh, che bella sinistra! E che incisività, neanche quella di Enrico Berlinguer. Ha vinto lei, direte voi, e invece no – talmente ubriaca di propaganda, vogliosa di farsi ricordare dalla storia che, in un colpo, ha dimenticato tutto per fare spazio al resto: disoccupati (nuovi e cronici), fabbriche, democrazia e diritto al voto, pensioni, operai, lotta sociale, articolo 18. Tutto sparito per giocare a fare Dio, sognando di cassarlo dalle più intime abitudini -: ha vinto il PD, la sua sete di egoismo ideologico e i gruppi sociali che gli orbitano attorno.
I nuovi bravi, i nuovi mostri e la lega dei buoni contro l’odio, il Babau, la cellulite, i grassi insaturi e i pensieri cattivi
(In foto, la madonna dei migranti velata)
Ecco le parole chiave, per loro ammissione: Antisemitismo, Islamofobia, Antigitanismo, Sessismo, Omofobia. Tutto il resto è noia o almeno non costituisce odio, né razzismo. Miei cari terroni, miei cari polentoni, sotto a chi tocca. Quelli del centro scelgano chi odiare. Quando la parte peggiore di noi, da sempre esistente, come il razzismo o la violenza, non si combatte più col buon senso, con la primaria educazione familiare, con l’intelligenza, bensì con gli osservatori.
Comunque vada, segnatevi quelle parole. Saranno la priorità assoluta, laddove l’istituzione c’è, forte e presente. Saranno la nuova Bibbia laica, la nuova battaglia. La più grande. Nostra signora della tolleranza, della fragilità umana e dei pacificissimi osservatori contro il male, per nulla maliziosi, Laura Boldrini da Macerata, ne ha messo in piedi un altro. Si è svolta il 10 maggio la prima riunione, alla Camera dei Deputati, della Commissione di studio su intolleranza, xenofobia, razzismo e odio, istituita dalla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Tutto molto giusto, ma non si pensa di esagerare un attimino?
Ormai manca solo la lega dei buoni contro il Babau, Hitler, le scottature estive e i grassi insaturi, affiancata dalla commissione contro la cellulite.
Preparare il terreno per il futuro. Ci risiamo. Dopo la creazione di un gruppo di esperti per il “linguaggio di genere” presso il Dipartimento per le Pari Opportunità con il compito “di sensibilizzare la società sull’uso corretto della lingua italiana in un’ottica rispettosa di entrambi i generi”, ecco un’altra trovata istituzional/corretta.
Nel tentativo di creare i nuovi buoni e, soprattutto, i nuovi mostri, sorge spontanea una domanda: nell’epoca della relativizzazione di qualsiasi cosa si muova, in un momento di assoluta rivalutazione etica dei significati, razzismo cosa significa? E odio? Attenzioni miei cari estremisti della libertà a dilatare il senso di ogni cosa, magari per garantirvi la credibilità ideologica e politica, la cosa potrebbe sfuggirvi di mano. La coperta è sempre troppo corta. Cos’è oggi razzismo? La parolaccia, il gesto discriminatorio, una deformazione della villania? Perché se stiamo parlando anche di un atteggiamento di intolleranza, di trascuratezza verso i propri cittadini sovrani e i loro bisogni – impellenti in questa porzione di storia – di inversione delle preferenze, confuse tra quella nazionale e quella non nazionale, ad esempio, le categorie individuate dai salvatori dell’universo (Antisemitismo, Islamofobia, Antigitanismo, Sessismo, Omofobia) si allargano. Equità di diritti, sì, ma con priorità nazionale. Integrazione che non significa sostituzione. Del resto il rispetto dell’altro si estende naturale quando c’è una condizione di serenità sociale e non di scontro.
Vaglielo a spiegare al giovanotto che si fa un curriculum così, col portfolio pieno e il portafoglio vuoto – o al 35% nazionale dei giovani disoccupati -, ma non solo ovviamente.
Allora non siamo paraculi. Se dobbiamo estendere il senso primario di razzismo perché i tempi dilatano i significati, bisogna farlo. Un sistema Stato capacissimo di controllare, alla Orwell, e reprimere i nuovi razzisti eppure incapace di creare condizioni per cui l’odio non venga a generarsi. Assente, evanescente, moderatissimo.
Quanto costerà (anche) questo nuovo baraccone ideologico/istituzionale – formato da “un deputato per ogni gruppo politico: Milena Santerini, Paola Binetti, Giuseppe Brescia, Elena Centemero, Stefano Dambruoso, Florian Kronbichler, Giovanna Petrenga, Pino Pisicchio, Barbara Pollastrini, Barbara Saltamartini. Dalle organizzazioni: Amnesty International Italia, Arci, Associazione 21 luglio, Lunaria, Carta di Roma, Consiglio d’Europa, Cospe, Human Rights Watch, Istat, Unhcr, Fidr. Dagli esperti, quali il linguista Tullio De Mauro e i sociologi Ilvo Diamanti e Chiara Saraceno” – che fa tanto Stato moderno, ultrasensibile e col cuore grande così?.
Unioni Civili. Diritti per tutti e addio al vecchio mo(n)do. Risolto il vero, grande problema del Paese, adesso possiamo pensare anche ad altro?
La modernità snatura. Famiglia, matrimonio, spiritualità. Ogni istituto fondamentale di questa civiltà verrà scompaginato e riorganizzato a seconda delle necessità contemporanee di un certo gruppetto di uomini e donne. O di uonne, o di domini. Vai a capire cosa riserverà il domani.
Unione civile. Diritti (alla meta). E allora diritti siano. Voglio il diritto di sentirmi svincolato dalla vita quando si fa meno conveniente, come un’offerta telefonica, senza dover pensare a Dio. Voglio il diritto di vedere sposare quel mio vecchio zio campagnolo con la gallina che accudisce da una vita. E sia allora. Sia per tutto. Sia per la poligamia, per la zoofilia, sia per il diritto di un uomo adulto di sposarsi con un Panda, sia per l’istituzione della trombamicizia. Sia e voglio che tutto questo venga riconosciuto per legge, ci sia un istituto, una regolamentazione e una festa. Sì, grandissima. La Fontana di Trevi ha già i colori arcobaleno. Dall’elegante imponenza della Capitale, a puttana di marmo, ogni volta con una parrucca diversa. Questa volta è multicolore. Arcobaleno. Monica è contenta. Gli attivisti gay intonano “Vittoria” proprio innanzi la storica fontana romana, anche quelli che erano sposati da anni senza esserlo, per amore. I nazifasciocristomoralisti intergalattici hanno perso. È felice Maria Elena, trentacinque anni, ministro. Sono felici Vladimiro (Guadagno) e Paola (Concia). Che bello, ora le darà un bacio col rossetto, così le ha detto esultando. Crepata la destra, fottutamente incancrenita nel suo periodo feudale, scioccamente stordita la Chiesa, fiera la sinistra, che gode: abbiamo fatto la storia. Abbiamo fatto la nostra storia. Abbiamo dettato la moda. Paese cattolico, Papa moderno, migrante tra i migranti, chic tra i conservatori, fascisti ovunque, ovunque tra chi non la pensi come noi. Una morale da estirpare, una nazione da educare, un’identità da annientare, passo dopo passo, abbattendo i confini geografici, spirituali, valoriali. Una prossimità con la più antica natura umana tradizionale da sputtanare in nome del progresso. L’importante è appagare un’incontenibile sete di egoismo ideologico. Unioni civili e il diritto è fatto. Non ci sarà l’obbligo di fedeltà. Vuoi divorziare? C’è il divorzio breve. Contrattualizzare l’esistenza. Tacito accordo di convivenza. E così va l’italia in attesa che l’unione tra un pène e una vagina sia fuorilegge, sia roba vecchia. In attesa di abolire anche il matrimonio eterosessuale che tanto già va a finire che si abolisca da sé.
Non per la possibilità di conferire diritti civili a dei cittadini italiani, ad esseri umani ponderanti ed esistenti. Quanto per la devastazione della tradizione e la ricostruzione ideologica. Arrenditi giovane coppia che vuoi figliolanza! Per te, vedremo se spazio c’è.
Come scrissi, riscrivo.
Due persone dello stesso sesso si uniscono, un Dio neanche lontanamente contemplato, il dindarolo dei voti si riempie, le aziende fuggono, la produzione stagna, il degrado, in lungo e in largo, aumenta, per i ventotto/trentenni prendere un mutuo, fare un figlioletto è quasi un sogno; i ladri entrano in casa e, fintanto che non lo fanno a mano armata escono di galera dopo due giorni – e se li becchi, gira che ti rigira, fai la fine di Ermes Mattielli, scoppiato di crepacuore – le tasse aumentano, i droni partono, il nemico ascolta, le partite iva s’impiccano, io sarò banale ma tutto lo stivale è ammantato da tanto ammmore arcobaleno.
Ora sì, adesso siamo un Paese civile e moderno, libero. Eh sì…