Donne! È arrivato l’attorino, Matteo Renzi. Il 4 dicembre, non farti infinocchiare
Dietro quell’aria da principe di Belair, con il cappellino con l’elica: dooonne! In città è arrivato l’attorino. Arrota sentenze, affila giudizi, ripara maggioranze spaccate.
Matteo Renzi, l’attorino è in città! Dooonne!
Donne e uomini. Ragazzi, ragazze e soprattutto neodiciottenni, già comprati con un bel bonus di 500 Euro da spendere per la cultura di se stessi e del proprio tempo. Fanno bene a vederli ora, perché quando usciranno dal sistema di studio obbligatorio, fuori dal Liceo, per vedere quella cifra entrare in tasca, dovranno tribolare non poco. Ebbene sì, anche 500 Euro.
Donne e uomini. Ragazzi, ragazze in città, in ogni città è arrivato l’attorino: Matteo Renzi. Il prestigiribirizzatore, il presentatore tv, come lo vorrebbe Berlusconi: “Renzi può benissimo condurre l’Isola dei famosi”
Renzi vende tutto: vende la Costituzione più Costituzione tra le Costituzioni del mondo, vende la dignità del proprio Paese, svende quella della propria gente. Il Premier più parafurbo, chiacchierone ed estroverso che mai. Vende tutto, e per raccattare un Sì, volerebbe persino sull’Italia con un elicottero. Non ci credete? Elicottero “pubblico”, presidenziale e via tra Potenza, Matera e Caserta, per un costo complessivo, per due giornate di propaganda – visto che l’altra volta Renzi ci fece spendere 32.500 euro di cui 17mila di carburante – di 71.500 euro di cui 35mila solo di combustibile, sborsati dai cittadini italiani.
Il problema è la dignità, ogniqualvolta si parla di “votare”, l’esercizio fondamentale del cittadino sovrano.
Lui che si rivolge agli elettori di centro destra; pensateci – diceva in Rai in una delle 84562 partecipazioni a programmi – dopo essere stati traditi e rinnegati più volte, diamo una mano al Paese a cambiare. Dooonne! È arrivato l’attorino.
Negli ultimi giorni è un piagnisteo, un’invenzione dopo l’altra espressa con una banalità magnetica, talmente tale – è la sua forza – che vedrete, convincerà parecchi: non odiatemi, non vi sarò antipatico; voglio solo aiutare l’Italia, di tutti e per tutti, a muoversi dall’immobilismo. Accentramento del potere – evitando di disquisire di fantaideologia, accusa principale che ci verrebbe rivolta qualora dicessimo che con una vittoria del Sì e con l’avanzamento dell’Italicum diventerebbe il nuovo Duce, andiamo a citare un esempio dettagliato. Scrive Gianluca Rosselli su Il Fatto Quotidiano: “la riforma è nettamente centralista e riporta nelle mani dello Stato compiti e funzioni che prima erano assegnati agli enti locali e alle Regioni con la riforma del Titolo V del 2001. Dall’articolo 117, per esempio, scompaiono le materie a legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Al potere centrale torna la totale competenza, tra le altre cose, su protezione civile, produzione di energia, infrastrutture e grandi reti di trasporto, porti e aeroporti civili, ordinamento delle professioni” –? Totalitarismo democratico? Io, ma che scherziamo!? Voglio solo togliere di mezzo il Senato e ridurre le poltrone. Risparmierete, signori. Dovreste essermi tutti grati. Da sempre. Gratinati.
Se non direttamente cotti alla brace…
Santo comunicatore, stalinista soft, un ginius della comunicazione (come direbbe lui in inglese. Contributo video sotto) ma soprattutto attorino. Dooonne!
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Renzi, colui che non si sarebbe mai sognato di accentrare il dibattito sul Referendum su di lui, sulla sua figura, sulla sua persona. Ma poi si viene a scoprire che è stato proprio lui ad accentrare tutto su di sé. Se perdo, me ne vado. Se vinco, cambio il mondo. Non starò simpatico a tutti, diceva. Anche chi mi odia potrà far svoltare il Paese, diceva. L’avete presa come una scusa per mandarmi a quel Paese che non è l’Italia, diceva.
E allora via a vendere e a vendersi all’elettorato moderato, paraculo, oggi ancora più “silenzioso” di ieri. Sotto di slogan. I tecnicismi a cosa servono a soli 3 giorni dal Referendum? Del resto, non stiamo parlando di un Referendum Costituzionale, per il quale non è necessario il raggiungimento del quorum, chi vota, vota; che cambierà il Paese, toccherà la Carta fondamentale della Patria, eliminerà per sempre il bicameralismo perfetto, cancellerà il Senato o meglio lo infarcirà di sindaci, consiglieri regionali, insomma di nominati, anziché di eletti per quella, specifica mansione: fare il Senatore. E tanta altra bella roba, come l’eliminazione del Cnel (una volta per tutti e per tutte: il Centrodestra Non È Legittimo, ecco cosa significa; ed ecco perchè la Riforma renziana vuole eliminarlo)
Dooonne! È arrivato l’attorino in città. Arrota sentenze (“Chi vota NO è casta!” ma soprattutto “Chi vota NO non vuole il cambiamento”), affila giudizi (“Se vince il No non cambia nulla”, tweet del 29 novembre), ripara vecchi partiti e li riporta a nuovo (Alfano: “Se vince il no, Renzi vada avanti”. Democrazia Cristiana 5.0 e sto! Il 4.0 era già occupato dall’Industria secondo il Premier).
Promette mance e mancette. Il Premier si sta svendendo. Siamo a qualche giorno dal Natale e partono le offerte: 50 euro ai pensionati, accordi del Governo sugli statali trovati dopo secoli, miracolosamente, in pochi giorni, annunci di riduzione delle tasse. Minaccia la catastrofe: se vince il No, il Paese va in mano a Grillo e sarà il disastro, falliranno banche, si asciugheranno conti, si impoveriranno gli italiani.
Come ben scrive quest’oggi il direttore de L’Opinione, Arturo Diaconale: “L’esaltazione del metodo clientelare messa in mostra da Renzi con la sua giustificazione ed il suo incondizionato apprezzamento per il metodo di governo del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, costituisce una regressione agli aspetti più deteriori dell’Italia del primo Novecento e del secondo dopoguerra. L’esigenza di vincere ad ogni costo il referendum fa perdere di vista al Premier che questa regressione è destinata a diventare il marchio inconfondibile del proprio stile di governo. Se Giovanni Giolitti è passato alla storia come il “ministro della malavita” e la classe dirigente della Prima Repubblica come quella del malaffare, Renzi rischia di diventare sinonimo di clientelismo ai limiti del codice penale”.
Dooooooooooooooooonne! L’attorino è in città, almeno fino al 4 dicembre. Gustatevi lo show, poi spegnete la tv e andate a votare. Con la vostra testa.
Il senso di questa chiamate alle urne sia da ricercarsi in un’espressione di democrazia matura e funzionale. Finalmente funzionante. Per non lamentarsi domani. Per favore non vi fate infinocchiare. Per favore, non ci cascate.