L’Italia della Bellezza riparte da Venezia con la Pro Biennale. L’arte è vita e libertà dopo la morte e il terrore
Interrompere l’arte è frenare il racconto della vita. Così come Antonio Zanchi, Giovan Battista Crespi o il genovese Bernardo Strozzi, cronisti della peste, fissarono la forza della morte nel colore nei loro giorni di prigionia della natura, così oggi, a dimostrare che l’arte è tutta contemporanea perché capace di essere traduzione del tempo, in un parto continuo di eredità, centinaia di artisti si radunano, dal 23 luglio al 7 agosto (tutti i giorni dalle 10 alle 19 con ingresso gratuito), sotto l’insegna della Pro Biennale di Venezia, mostra internazionale d’arte contemporanea. La Bellezza, che tanto pare assente dalla costruzione della quotidianità, non più fattore fondamentale di maturazione civile, di contatto con la Natura e con lo spirito e di connessione con la profondità delle nostre dimensioni, come dedica alla vita, ma vezzo di pochi, torna a infilarsi tra le crepe di un presente isterico e terrorizzato, in cui tutto pare confondersi e accentrarsi nel totalitarismo della paura, per tornare a dettare il ritmo della vita. La mostra è un chiaro avvertimento nei giorni del terrore: l’arte italiana riparte proprio da qui, da questa importante rassegna d’arte contemporanea che, a detta di Vittorio Sgarbi, è “l’unica, vera Biennale. Quella della libertà, della creatività e della proposta”. La Pro Biennale, organizzata dal curatore di mostre e grandi eventi Salvo Nugnes – già creatore di Spoleto Arte, momento culturale tra i più prestigiosi del panorama dell’arte internazionale, e organizzatore di Biennale Milano – con il prezioso supporto di Sgarbi incarna, dopo numerosi tentativi individuali di raccontare l’esistenza abortita nel Covid – come Vanni Cuoghi che ha messo su acquerello la vita in apnea in una via crucis di piccole icone, con 56 cartoline che raccontano “l’intimazione potente” del lockdown, nella libertà casalinga – una collettiva con i ritmi della grande esposizione, segnale vitale importante, per uno dei settori che più sono stati penalizzati dal Covid-19, quello dell’industria culturale, che in Italia produce 96 miliardi di Euro.
I giorni della Pro Biennale, che si terrà allo Spoleto Pavilion, presso Palazzo Ivancich, a pochi passi da Piazza San Marco, saranno arricchiti da profonde sensibilità dell’arte contemporanea, come Paola Ruggiero, Giovanna Orilia, Nathalie Caldonazzo, Alessandro Negrini e Gino Sambucco, per citarne alcuni, e da anche grandi ospiti. A godere della Pro Biennale sono attesi, infatti, il vice presidente del Senato Ignazio La Russa, il sociologo Francesco Alberoni, Katia Ricciarelli, il cantautore Morgan, la scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, Silvana Giacobini, già direttrice di «Chi» e di «Diva e Donna», e il direttore di Tgcom24 Paolo Liguori; ma anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l’artista José Dalí, figlio di Salvador Dalí, il fotografo internazionale Roberto Villa, amico di Pier Paolo Pasolini e di Dario Fo, fino ad arrivare a Carlo Motta di Editoriale Giorgio Mondadori. “Rendere l’arte e la cultura fruibili a tutti e far conoscere a un pubblico il più vasto possibile gli artisti contemporanei è la missione di cui Pro Biennale da anni si fa promotrice”, commenta Nugnes. E allora dopo i giorni terribili del “Trionfo della morte”, altro grande tema pittorico legato all’opera dell’epidemia, torna forte il desiderio della vita, che l’arte ha la potenza e la dignità per rappresentare. Manifestazione di libertà.