Ci sono molti modi in cui Angela Carini, quando affronterà il pugile trans Imane Khelif sul ring olimpico, può ferire in profondità l’imbecillità del nostro tempo. Menando le mani, offrendo tutta se stessa sull’altare dell’inclusività, o rifiutando di prestarsi a questo incubo di un senzatetto ubriaco alla stazione Termini che per convenzione chiamiamo “nuova normalità”. Vi è, dietro a questa storia, una rimbombante simbologia che rischia di essere coperta dal suono meccanico dei tasti premuti sui computer delle redazioni, più significativa, a mio modesto avviso, di una vicenda da umiliare nella cronaca che insegue altra cronaca: lo scontro frontale tra […]