Numeri granitici per Trump, ma gli indipendenti…

I numeri parlano chiaro: dopo la vittoria a valanga in Iowa (trenta punti di distacco dal secondo) Donald Trump ha avuto la meglio anche nel New Hampshire. Le primarie repubblicane, dunque, possono dirsi già finite dopo appena due stati? Non proprio, anche se le speranze dei repubblicani che sognano un’alternativa all’ex presidente sono ridotte al lumicino. Il risultato finale, nel New Hampshire, dice 54,6% Trump contro il 43,1% di Nikki Haley. Il distacco, tra i due, è dell’11,5%. Non è una distanza siderale, come in Iowa, dove Trump aveva lasciato Desantis 29,8% punti dietro e Haley 31,9%. Nel Granite State […]

  

Aspettiamo il New Hampshire…

La notizia interessante che arriva da Des Moines (Iowa) non è solo che Donald Trump ha stravinto i caucus repubblicani, con oltre il 50% dei consensi, ma che i suoi sfidanti sono lontanissimi. Ron DeSantis è riuscito a tenere il secondo posto, con il 21,2%, Nikki Haley è terza con con il 19,1%. Vivek Ramaswamy, quarto con il il 7,7%, si è già ritirato. Dunque corsa già finita? No, bisogna aspettare ancora, a partire dal New Hampshire, per capire se Haley riuscirà a scalzare DeSantis dalla seconda piazza. In tal caso la battaglia potrebbe anche riaprirsi, anche se il distacco tra […]

  

Chi ha paura di Nikki Haley?

Se l’è cavata egregiamente come governatrice della South Carolina (dal 2005 al 2011), ha pronunciato il controdiscorso alla nazione dei Repubblicani in risposta a quello del presidente Obama nel 2016, per due anni ha rappresentato gli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Nikki Haley, 52 anni il 20 gennaio, vero nome Nimrata Randhawa, nel febbraio dell’anno scorso ha annunciato di voler correre alle primarie del Grand Old Party per cercare di conquistare la nomination in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Impresa ardua, visto che Donald Trump è strafavorito secondo tutti i sondaggi. Sfida da rispettare e apprezzare. Ma pochi giorni […]

  

Grosso guaio in Colorado

A pochi giorni dall’inizio delle primarie (si partirà il 15 gennaio con i caucus repubblicani dell’Iowa) arriva una doccia fredda per Donald Trump. Con quattro voti a favore e tre contrari, la Corte Suprema del Colorado vieta agli insurrezionalisti coinvolti nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 di ricoprire cariche pubbliche. In altre parole, niente candidatura per Trump, almeno in Colorado. Si tratterebbe del primo caso, nella storia degli Stati Uniti, di un candidato presidenziale dichiarato ineleggibile in base al 14° emendamento, che esclude dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in “insurrezioni o rivolte” contro il governo americano. Quale norma […]

  

Trump è avanti in 5 stati chiave ma la battaglia è tutta da giocare

Un sondaggio effettuato dal New York Times e dal Siena College rivela che Trump è in vantaggio su Biden in cinque dei sei Stati chiave. L’ex presidente avrebbe tra quattro e dieci punti in più in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania. Biden, invece, sarebbe avanti di due punti nel Wisconsin. Tutti e sei gli Stati chiave nel 2020 avevano votato per Biden. Quali sarebbero le insoddisfazioni più diffuse? Ci sarebbero dubbi sull’età avanzata del presidente in carica, oltre ad un’insoddisfazione crescente per la gestione dell’economia e altre questioni, incluse le crisi internazionali. La maggioranza degli elettori consultati per il […]

  

Cosa cambia con Johnson speaker della Camera Usa

Al quarto tentativo sì è sbloccato lo stallo alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Mike Johnson, deputato repubblicano della Louisiana, è il nuovo speaker. Ha ottenuto 220 voti (ne servivano 217 per essere eletto). Prende il posto di Kevin McCarthy, destituito all’inizio del mese dopo la mozione della sfiducia presentata dopo l’accordo con i democratici per evitare lo shutdown. Il più contento di tutti è l’ex presidente Donald Trump. “Sarà un grande speaker”, ha detto. Ma anche Biden si è complimentato, esortando il nuovo speaker a “muoversi rapidamente” su Israele e Ucraina per rispondere alle “esigenze di sicurezza nazionale […]

  

House of Cards reale: cacciato lo speaker della Camera

Se lo avessero aiutato sarebbe stato palese “l’inciucio”: i Democratici che salvano lo speaker repubblicano. Così l’hanno lasciato al suo destino e Kevin McCarthy è stato mandato a casa: 216 voti a favore della sfiducia, 210 contrari. Non è più lui lo speaker della Camera. La resa dei conti all’interno del partito repubblicano ha prodotto il suo scalpo. Otto i repubblicani che hanno votato per mandarlo via: Andy Biggs, Ken Buck, Tim Burchett, Eli Crane, Matt Gaetz (il deputato che ha presentato la mozione) Bob Good, Nancy Mace e Matt Rosendale. Ma per quale motivo è stato cacciato? Lo spiega […]

  

22 anni dopo la strage che cambiò il mondo

8.030 giorni sono trascorsi da quella maledetta mattina che sconquassò il mondo. L’11 settembre è ancora lì, nei nostri occhi. Ventidue anni sono tanti. Passai da Ground Zero nel 2008, c’era un buco enorme, impressionante. Oggi quell’angolo di Lower Manhattan è tutto nuovo, ancora più grande e luccicante. Gli Stati Uniti sono così, nulla si ferma. Si piange, si soffre e ci si commuove, ma si riparte subito. La vita va avanti. Anche se non si dimentica: il memoriale dell’11 Settembre, bellissimo, ricorda la strage che costò la vita a 2.977 persone. Nel 2001 dopo gli attentati l’85%  sosteneva il presidente […]

  

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Born in the Usa

Correva l’anno 1984 e il trentacinquenne Bruce Springsteen, già attivo da più di dieci anni, fece il botto con il singolo “Born in the Usa”. L’album omonimo vendette la bellezza di trenta milioni di copie e il cantautore di Long Branch (New Jersey) fu applaudito e apprezzato in tutto il mondo. La sua canzone divenne un simbolo, un emblema dell’orgoglio americano, e qualcuno pensò anche di utilizzarla per fini politici. Springsteen non la prese bene e respinse sdegnato gli “abbracci” dei repubblicani, disdegnando, al contempo, anche le avances democratiche. Il dettaglio più sorprendente, però, è un altro. La canzone fu […]

  

Siamo (davvero) tutti uguali? Stop all’affirmative action negli Usa

Il privilegio razziale per potersi iscrivere all’università è un’arma a doppio taglio. Non dovrebbe essere la pigmentazione della pelle a decidere se uno abbia il diritto, o meno, di studiare. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di porre fine all’affirmative action (discriminazione positiva), che punta ad attenuare le disparità economiche e sociali tra i gruppi etnici riservando una quota di posti alle categorie (o gruppi etnici) più svantaggiati. La Corte Suprema ha ritenuto di porre fine a queste politiche, ritenute incostituzionali. Di fatto tutti sono uguali, bianchi, neri o gialli, dunque deve (o dovrebbe) contare solo il merito. […]

  

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