Buone notizie per gli amanti (e sono tanti) del giallo storico. Il maggiore Aldo Morosini è tornato con una nuova avventura, ancor più intricata delle precedenti cinque dipanatesi negli ultimi quattordici anni. Il personaggio ideato da Giorgio Ballario — penna sempre più elegante e raffinata — questa volta deve affrontare e smontare una sordida macchinazione costruita a suoi danni da una combriccola di veri mascalzoni. Lo scenario questa volta è Asmara, capitale dell’Eritrea italiana, la colonia primigenia, dove Morosini, smessa l’uniforme dei Reali carabinieri e indossata quella della Polizia dell’Africa italiana, si ritrova coinvolto suo malgrado in una vicenda allucinante e, apparentemente, priva di sbocchi.

Accusato d’aver ricevuto una tangente, il nostro maggiore viene subitamente mollato dai superiori e sospeso dal servizio. Un’umiliazione bruciante che lo costringe ai margini della società coloniale, diventando un reietto senza denari, senza futuro, senza onore. E proprio dal fondo dell’abisso Morosini — uomo cocciuto quanto onesto — inizia ad indagare ricomponendo, tessera dopo tessera, il diabolico puzzle che lo ha incastrato. Ad aiutarlo gli amici di sempre: l’epicureo Bonvicini, il solido maresciallo Barbagallo, il sagace Tesfaghì, fidato sciumbasci (sottufficiale) eritreo, e Lucilla Santacroce, una tenera amante di ieri.

Mentre, sigaretta dopo sigaretta, Morosini prosegue la sua inchiesta segreta, Ballario con rara abilità (e robusta documentazione) ci presenta luci e ombre di un’Italia africana, fascinosa quanto contradditoria.  Accanto alle realizzazioni del regime — il centro storico di Asmara, dichiarato nel 2017 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è tutt’oggi uno dei più belli del continente — e ai tanti coloni in cerca di riscatto e fortuna nell’effimero impero mussoliniano, vi sono i profittatori, i vili, i corrotti, gli assassini. Un panorama di speranze e infamità che lo scrittore torinese pennella con mano precisa, impreziosendo il suo affresco con due deliziosi cammei dedicati a personaggi reali allora presenti all’Asmara: il musicista napoletano Renato Carosone e l’imprenditore piemontese Pietro Ferrero.

Torniamo al maggiore. La pesante coltre che avvolge Morosini si squarcia in modo inatteso e drammatico, svelando uno sconvolgente “mondo di sotto” capace d’intrecciarsi con qualche ramo marcio del “mondo di sopra”. Il finale è, ovviamente, una catena di sorprese che non anticipiamo. Va gustato pagina dopo pagina, magari assaporando una tazza di carcadè. Chiuso il libro, salutato il nostro eroe una domanda rimane però sospesa: a quando una serie TV dedicata alla saga ideata dall’ottimo Giorgio Ballario?

 

Giorgio Ballario,”Il prezzo dell’onore”, edizioni, del Capricorno, Torino, 2022. Pp. 300, euro, 14,00

 

 

Tag: ,