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Lo skyline di Mantova

 

L’annuncio è di qualche giorno fa: secondo la classifica annuale di ItaliaOggi-Università La Sapienza, nella maggior parte delle città italiane si vive mediamente male. Ma se in molte località la qualità della vita è insufficiente – scivolano in basso Roma e il Sud, sale il Nord Est – Mantova conquista il gradino più alto del podio scalzando una rivale in apparenza imbattibile come Trento, che dal 2011 dominava ininterrottamente la classifica. Per la città di Virgilio, dei Gonzaga e del Festival della Letteratura, questo riconoscimento è la degna conclusione di un 2016 a dir poco straordinario. Prima di diventare il nuovo eden urbano dello stivale, Mantova è stata infatti (e al momento lo è ancora) la capitale italiana della cultura. Gli effetti benefici di questi 12 mesi densi di arte e cultura sono un’eredità preziosa, un motivo in più per visitare, anche in pieno inverno, la città del Gonzaga.

 

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Palazzo Te

 

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Il Teatro Scientifico Bibiena

 

Il tour della cultura, quasi una Sindrome di Stendhal

La poesia liquida del fiume Mincio in un paesaggio coperto di brina e di vellutate foschie mattutine, il mosaico dei laghi che circondano le mura, due geni della pittura, Giulio Romano e Andrea Mantegna, un centro storico che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità. I gioielli monumentali di Mantova sono moltissimi e vanno scoperti con calma, dal Teatro Scientifico Bibiena, la bomboniera barocca che a pochi giorni dall’inaugurazione ospitò un concerto dell’allora quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, allo straordinario Palazzo Te, la villa suburbana voluta nel Cinquecento da Federico II, che Giulio Romano ha trasformato in un capolavoro universale denso di meraviglie affrescate. Lo stesso artista è anche l’artefice delle Pescherie, restaurate e valorizzate da un gioco di luci che fa specchiare le colonne nell’acqua, come una sofisticata scenografia d’autore dalla bellezza poetica. Pochi passi e arrivano la Basilica di Sant’Andrea a firma di Leon Battista Alberti, Palazzo del Podestà, la Casa del Mantegna, Palazzo d’Arco, riaperto dopo i danni del terremoto del 2012. Una densità di capolavori senza pari in un centro storico a misura d’uomo, dove è bello passeggiare senza meta, tanto prima o poi si finisce tutti lì, davanti a Palazzo Ducale, il mastodontico complesso made by Gonzaga che da quando venne realizzato − a partire dal XIII secolo − non ha mai smesso di incantare. «Sapete che dopo i danni del terremoto del 2012, e la temporanea chiusura del nostro gioiello più importante, la Camera degli Sposi del Mantegna, i flussi turistici in città erano diminuiti del 40 per cento?» rivela il direttore Peter Assmann. La Camera degli Sposi è senz’altro un’icona, ma al manager austriaco va riconosciuto il merito di aver riportato nella “cittadella” (fra sale e cortili n totale sono 35.000 metri quadrati) un pubblico colto e appassionato grazie a una nuova biglietteria, a percorsi di visita più moderni, anche nella grafica, a un fitto programma di eventi e di mostre (adesso, Albrecht Dürer e le Geometrie Imprecise) come non si vedeva da tempo.

 

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Un mito della gola, la Sbrisolona

 

E il tour della gola (sbrisolona in primis)

Nel patrimonio mantovano anche alla gastronomia spetta un ruolo d’onore. Merito della posizione geografica – terra lombarda di confine, più vicina al Veneto e all’Emilia che a Milano – e di un territorio ricco di materia prima che ha regalato nei secoli gli ingredienti base di ricette deliziose come i tortelli di zucca, il risotto alla pilota, la costina di maiale in umido, lo stracotto, la torta sbrisolona. Per gustarli gli indirizzi sono molti, tutti di livello (ma a prezzi abbordabili), a partire dalla Pasticceria La Tur dal Sücar, che oltre alla “torta che si sbriciola” propone anche un ottima Elvezia, altro dessert mantovano per eccellenza, questa volta soffice, soffice, con il suo mélange di pasta di mandorle, burro e zabaione. A cena invece consiglio i Cento Rampini, lo storico ristorante dove va in scena la cucina di una volta, con tortelli di zucca e abbondanti porzioni di risotto alla mantovana. E l’innovativo Giallo Zucca, dove i piatti del passato sono affiancati da ricette creative come il curry vegetariano alla zucca e ceci. Il menu cambia ogni mese, ma la regina della tavola è sempre lei: sua maestà la zucca.

Info: www.comune.mantova.gov.it

Elena Luraghi @elena.luraghi

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