È quello che si chiama un sogno nel cassetto. Dopo aver acquistato una tenuta fra le colline del Gavi – la campagna piemontese dove si produce uno dei più grandi bianchi italiani, 13 milioni di bottiglie l’anno esportate principalmente all’estero – dopo aver aperto un’azienda agricola biodinamica, dopo aver avviato un progetto artistico-culturale che mescola didattica con metodo steineriano e opere d’arte a cielo aperto fra i vigneti, dopo tutto questo, l’imprenditore Giorgio Rossi Cairo ha inaugurato l’ultimo tassello del suo progetto visionario: la Locanda La Raia, una grande casa verde avvolta dai prati e dal silenzio, dove staccare la spina.

 

Una vacanza esperienziale

«Io e la mia famiglia abbiamo ricevuto molto da questo angolo magico di Piemonte, era arrivato il momento di restituire qualcosa», mi racconta Rossi Cairo durante un pranzo (con prodotti a km zero) nel ristorante della locanda, in compagnia dell’architetto Giacomo De Amicis che ha curato il restauro del complesso. «Da anni veniamo qui quasi ogni weekend per ritrovarci, stare insieme, mettere da parte la frenesia della vita e respirare i ritmi slow di una campagna ricamata dai vigneti», continua l’imprenditore. «Ci è sembrato naturale puntare prima sul vino, ma di una qualità speciale, biodinamica certificata Demeter. Poi abbiamo aperto una scuola steineriana e collezionato opere d’arte site specific fra i filari. L’ultimo nato è il luogo nel quale ci troviamo ora: una locanda di 12 camere arredata con mobili di famiglia, pezzi iconici di design (ad esempio, il letto Thonet in una delle suite), oggetti scovati nei più importanti mercati antiquari d’Italia». Il gusto raffinato è palpabile, mai eccessivo, per niente gridato. Ma la prima cosa che colpisce è l’atmosfera: non c’è reception, qui gli ospiti devono sentirsi a casa, rimanendo liberi di spostarsi fra i salottini, di curiosare in cucina, di fare colazione sul divano o in poltrona, davanti alle vetrate spalancate sulla campagna. Ci sono la Spa (raccolta, come vuole il genius loci) e la piscina, c’è un giardino di piante aromatiche a forma di foglia disegnato dal paesaggista francese Gilles Clément. E a dirigere tutto c’è Joao Mendes de Almeida, che dopo anni di lavoro nei Four Seasons era alla ricerca, con la moglie Stéphanie, di un luogo “speciale” (sono parole sue) per vivere e lavorare.

 

Gavi contemporaneo

Con un senso dilatato del tempo – capita solo quando dimentichi di aver fretta e ti lasci conquistare dalla bellezza che ti circonda – imbocchi il sentiero che porta nel cuore della tenuta agricola di 180 ettari per scoprire le opere site specific firmate Remo Salvadori, Koo Jeong A., Michael Beutler: l’ultima, in termini di distanza dalla locanda, è scolpita sulla facciata della casa privata della famiglia Rossi Cairo, accanto alla cantina iper tecnologica dove nascono ottimi Gavi docg e Piemonte Barbera doc. Intorno, però, il «Gavishire» invita ad altre soste: a Novi Ligure merita un acquisto goloso il laboratorio artigianale di cioccolato Bodrato (super premiato all’ultimo International Chocolate Awards), il borgo di Gavi dominato dal Forte è una pausa obbligata, poco distante Libarna si rivela un sito archeologico inaspettato. Poi la Provinciale 158 (chiamata Strada delle Ville) prosegue verso la Liguria, in una morbida serpentina di curve e brevi rettilinei avvolti di poesia, con l’anfiteatro delle Prealpi a fare da cornice. Milano dista solo un’ora e mezza, Genova poco più di un’ora. Ma sembra di stare su un altro pianeta.

 

 

di elena luraghi @elenaluraghi

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