di Elena Luraghi

@elenaluraghi

Non è una provocazione: nella città dove San Francesco domò il lupo, molto tempo prima, nel Mesozoico, c’erano davvero i dinosauri. Sono scomparsi quando il famoso asteroide colpì la Terra rivestendola di una coperta di gas tossici e impregnando le rocce di iridio, un metallo bianco-argenteo di cui il Pianeta è piuttosto povero, per molti scienziati la prova tangibile che 66 milioni di anni avvenne il terribile impatto che cambiò per sempre il destino del mondo. I dinosauri non ci sono più, l’iridio invece è sempre lì, precisamente nella Gola del Bottaccione alle porte della città: conservato negli strati di roccia, ha dato il là a un pellegrinaggio scientifico internazionale fin dagli anni Ottanta, quando il Nobel per la Fisica Luis Walter Álvarez, insieme al figlio geologo, arrivarono fin qui per studiare il fenomeno. Per approfondire c’è anche un piccolo museo dei dinosauri dentro il Monastero di San Benedetto che racconta storie di vita e di estinzioni attraverso modelli a grandezza naturale, fossili, calchi, contenuti multimediali.

 

 

Gli abitanti di Gubbio ci scherzano su, dicono che forse è per via dell’iridio che sono tutti un po’ matti, altrimenti come farebbero ogni 15 maggio a correre per le ripide strade in salita portando sulle spalle i pesantissimi ceri, coronati da statue di santi, dell’omonima festa? Sono alcune delle storie che rendono speciale questa cittadina ai piedi dell’appennino umbro-marchigiano, dove i monumenti non si contano, dal Teatro Romano alle 24 chiese sparse nel centro storico, all’acquedotto trecentesco che, partendo dalla Gola del Bottaccione, dà vita a un suggestivo urban trekking nella natura con vedute panoramiche sugli eremi. Questa opera colossale, lunga un paio chilometri, portava l’acqua fino al medievale Palazzo dei Consoli, gioiello cittadino e dal 1909 Museo Civico, custode delle preziose Tavole Iguvine in bronzo che il glottologo e linguista Giacomo Devoto ha interpretato come la più antica testimonianza – in alfabeto latino e umbro – di testo rituale dell’Occidente.

 

 

Il palazzo si affaccia su una piazza pensile e sulla vallata, e intorno si snodano stradine in pietra pieni di sorprese, dove ogni negozio merita la sosta. Fra quei vicoli c’è anche chi ha inventato nuove formule gastronomiche, come gli aperitivi Alfreda: «è un’esperienza smart del nostro ristorante, Officina dei Sapori, dove ogni cocktail è ispirato a una carta dei tarocchi», racconta la giovane titolare Veronica Ramacci. C’è il nesso, Alfreda era la maga che un tempo leggeva le carte nel vicolo sul quale si affaccia il locale: un’esperienza oggi replicata nei giorni della settimana con la “r”, sotto forma di gioco.

 

 

Fra storia e modernità, riti e aneddoti, un antico convento è diventato il Park Hotel Ai Cappuccini, raffinato 4 stelle dove le mura storiche abbracciano la Spa Mességué e le stanze sono piene d’opere d’arte, come in un museo. Poi si parte alla scoperta dei dintorni, pedalando con l’e-bike lungo il Sentiero di San Francesco, fra boschi e colline fino all’Eremo di San Pietro in Vigneto (per il noleggio, Gubbio Bike), o camminando in salita lungo il sentiero del Monte Cucco verso l’omonima grotta escursionistica (rivolgersi a Tramontana Guide per la visita) che sprofonda ripida nelle viscere della Terra. Dove non c’è traccia di iridio, ma stalattiti e stalagmiti certo non mancano…

Per altre informazioni: www.comune.gubbio.pg.it e www.umbriatourism.it