Non solo spiagge e lagune da set cinematografici, ma anche foreste pluviali, montagne e fragorose cascate. Da scoprire a ritmo di reggae 

di Elena Pizzetti

@epizzet

 

 

Si formarono circa 150 milioni di anni fa: 48 chilometri di lussureggianti rilievi che si estendono a nord-est di Kingston, dapprima dolcemente arrotondati, e poi più impervi, a creare una possente dorsale che culmina nel Blue Mountain Peak (2.256 m), il punto più alto della Giamaica dal quale nelle giornate terse si avvista l’isola di Cuba.

A piedi, in mountain bike, in auto si esplora attraverso sterrati e sentieri (i track) questo universo tropicale ricco di biodiversità e tutelato dal Blue Mountains-John Crow National Park. Nella fitta foresta pluviale, tra alberi imponenti e distese di felci, crescono, tra i colori delle farfalle, 500 specie di piante da fiore rare delle quali metà endemiche.  Nella seconda metà del ‘700 Il governatore della Martinica donò la prima pianta dell Jamaican Blue Mountain Coffee, considerato tra i caffè più pregiati al mondo, coltivato in piccole piantagioni che difficilmente superano i quattro ettari, raccolto a mano e conservato in barili di legno, come il rhum per l’invecchiamento.

Blue and John Crow Mountains, Giamaica credit:visitjaiamica

 

La coltre di nebbia azzurrognola che sfuma il paesaggio scherma il sole giamaicano, rallentando la maturazione con il risultato che i chicchi, raccolti non prima dei 10 mesi, sprigionano una ricchezza di aromi e una dolcezza che non hanno eguali. I controlli governativi sono molto rigidi e solo il caffè raccolto tra i 1.000 e i 2.000 m di altitudine ottiene la certificazione. Per oltre il 90% viene esportato in Giappone. Numerose farm organizzano visite guidate alle piantagioni e degustazioni che sono anche un modo per avere un contatto diretto con i giamaicani. Se poi si arriva la domenica, val la pena assistere a una messa gospel in qualche villaggio: in Giamaica ci sono più chiese che bar e la messa domenicale è un’autentica festa con famiglie elegantissime e bimbi avvolti in raso e tulle che portano doni all’altare.

 

Un’isola di cascate

“Xaymaca” ovvero “Terra del legno e dell’acqua”, così gli indigeni Taino di lingua arawak chiamarono la propria isola, ricca di sorgenti, anche termali, e cascate che formano nella roccia calcarea vasche naturali color giada, dove il bagno diventa un’esperienza di freschezza indimenticabile. Come le Fishdone Waterfalls che si trovano nelle Blue Mountains vicino a Buff Bay  o le YS Falls: otto cascate sulla costa meridionale che precipitano da 36 m tra rocce calcaree e alberi dai quali pendono liane utilizzate dai giamaicani per fare i tuffi.

Giamaica

YS Falls, Giamaica, credit: Elena Pizzetti

Vicino, il Black River, popolato da tranquilli alligatori, si snoda sonnolento tra mangrovie e giacinti d’acqua color lavanda nella Great Morass, un’area paludosa di 200 km quadrati.

Le cascate più celebri sono però sulla costa settentrionale: le Dunn’s River Falls, che arrivano (fatto molto raro) fino al mare, sono state set di scene in Agente 007 – Licenza di uccidere (Dr No). Centinaia i turisti che, con l’aiuto delle guide, continuano ogni giorno ad emulare James Bond, risalendole per 200 m attraverso le sue fresche vasche naturali.

Giamaica

Dunn’s River Falls, Giamaica, credit: @visitjamaica

 

Dalla tropical Hollywood al reggae

Del resto James Bond nacque negli anni ’50 proprio in Giamaica dalla penna di Ian Fleming, che qui costruì la sua residenza invernale. E furono molti gli attori di Hoollywood e le personalità che lo seguirono scegliendo l’isola come buen retiro, mentre i registi ne fecero un immenso set cinematografico, complici gli scenari naturali e le lagune cristalline come Blue Lagoon a est di Port Antonio, set nell’omonimo cult-movie degli anni ’80.  Tra ville e set il “pellegrinaggio” sulle tracce hollywoodiane offre molti spunti, così come il viaggio nei luoghi cult del rastafarismo e del reggae. Da Ocho Rios sulla costa settentrionale attraversando verdi colline si raggiunge facilmente Nine Mile, nella parrocchia civile di St Ann (una delle 14 in cui è divisa l’isola), il luogo dove Bob Marley visse fino ai 12 anni prima di trasferirsi a Kingston e dove tornò spesso per trovare ispirazione. Si visitano la sua casa natale, una casetta vicina chiamata Mount Zion, con di fronte la famosa pietra dipinta rosso, oro e verde, sulla quale il re del reggae appoggiava la testa per meditare, e il mausoleo.

Nine Mile è in altura, immersa nel verde, e i rasta accolgono i visitatori sulle note del reggae, ballano, offrono oggetti del loro artigianato, i mitici copricapi, e aprono una porta del loro mondo spirituale, improntato a una vita vicina alla natura e ai suoi ritmi, dove la ganja viene considerata un mezzo di meditazione e di ricerca verso la saggezza.   Un luogo pervaso da quel “natural mystic “ di cui Bob Marley parla nella canzone omonima.

Un’altra tappa cult è il mausoleo di Peter Tosh a Belmont sulla costa meridionale, meno noto e visitato, ma irrinunciabile per gli appassionati. La musica reggae echeggia ovunque: nelle auto, per strada, nelle case, durante le feste in spiaggia. Quest’isola pari alla metà della Sardegna è un gigante musicale.

Non solo, anche in atletica non scherza: i giamaicani sono tra gli uomini e le donne più veloci del mondo. Da Arthur Wint che vinse l’oro nei 400 metri alle Olimpiadi di Londra del 1948, a Usain Bolt, l’atletica è nel DNA e nei sogni dei giamaicani fin da piccoli. Passando nella parrocchia di Trelawny si vede la pista in erba davanti alla Waldensia Primary School, dove Bolt iniziò a correre e dove giovanissimi giamaicani si allenano rincorrendo il sogno di un futuro migliore: avere ottimi tempi può essere un modo per entrare in un college americano.

 

Dolcezza e sapori piccanti

Tra un yes man e un molto più raro no man cantilenati, il sì e il no dei giamaicani, un dry e un wet sunshine, perché qui il sole alla fine splende sempre, la piacevolezza di una viaggio in Giamaica è anche nei ritmi rilassati della sua gente, in quel “Don’t worry, be happy” che cantava Bob Marley. Ma anche nelle performance dei “cj “ come vengono chiamati, i “crazy jamaicans”, giamaicani che sanno dare spettacolo. Di tuffi ad esempio. Sulla costa occidentale, Negril esprime l’atmosfera spensierata e gioiosa della Giamaica con la sua splendida spiaggia di 11 km e i tramonti che vanno in scena alla terrazza del Rick’s Cafè, tra i bar più famosi al modo, dove ragazzi giamaicani dai muscoli scolpiti si tuffano con capriole acrobatiche dai 30 m della scogliera nelle acque cristalline del Mar dei Caraibi per poi risalirla a mani nude.  Tra una Red Stripe, la birra giamaicana, e un cocktail (magari un vodka martini shakerato, non mescolato come piace a James Bond) si aspettano le stelle.

Giamaica, Rick’s Cafè, credit: Visit Jamaica

Sulla costa settentrionale

La notte a Ochos Rio è molto animata, tanto che sembra che tutti gli abitanti siano in strada, tra gente che balla e gente che cammina. È più sicuro girarla a piedi di giorno, magari visitare il suo mercatino, e la sera provare la cucina di Miss T’s Kitchen in un’atmosfera sognante ricca di colori con un grade spazio esterno verde e un personale molto attento e competente. Granchio, aragosta al latte di cocco, pollo jerk (marinato con spezie e poi cotto alla brace), gamberetti al curry e molte altre specialità con una buona lista di vini e ottimi cocktail.

Ravioli di granchio  da Miss T’s Kitchen

Altre specialità giamaicane da provare, magari come street food, sono il callaloo, uno stufato di verdure a foglia, dagli spinaci d’acqua all’amaranto, e pesce o l’ackee salt fish a base di merluzzo, verdure, spezie e la parte che avvolge il seme dell’acke, il frutto nazionale. La frutta è un tripudio davvero esotico tra jack fruit, tamarindi e chayote, mentre il peperoncino rosso, chiamato Scotch Bonnet, cugino stretto dell’habanero, conferisce al jerk la sua complessità aromatica.

 

L’interpretazione luxury

Le Dunn’s River Falls con il loro fragore ipnotico, i placidi fiumi giamaicani,  i maestosi alberi di Banyan, i fiori, dai colori intensi e dalle forme scolpite, il verde brillante, il mare turchino: il lusso ha saputo interpretare con eleganza queste caratteristiche naturali nel nuovo Sandals Dunn’s River, resort only adults aperto dopo due anni di ristrutturazione nel luogo originariamente scelto dal leggendario fondatore del Gruppo SRI, Gordon “Butch” Stewart, quando il brand debuttò proprio qui oltre 30 anni fa.

Sandals Dunn’s River, panorama dalla stanza

260 camere affacciano sul mare e/o su piscine che creano autentici percorsi d’acqua tra giardini fioriti tenuti alla perfezione da una task force di 50 giardinieri. Un microcosmo riservato agli adulti che possono scegliere tra un’ampia gamma di stanze e suite con caratteristiche molto particolari come le Coyaba Sky Swim-Up Rondoval Butler Suites che, oltre al servizio di maggiordomo, dispongono di piscine private e ampi tetti circolari da dove poter osservare attraverso il telescopio le stelle con il supporto dello Stargazing Concierge.

Vista aerea delle Coyaba Rondoval Village al Sandals Dunn’s River

Arredi e dettagli dall’eleganza sobria e raffinata, dove colori e materiali echeggiano con garbo la lussureggiante natura giamaicana. E i suoi prodotti: come al Blūm, bar pasticceria dove si serve caffè delle Blue Mountains declinato in tante versioni, e dolci tipici come la torta di caffè. Al Dunn’s Rum Club si può provare un’ampia selezione di rum caraibici e giamaicani come  l’Appleton (distilleria che si può anche visitare), mentre al Jerk, ristorantino sulla spiaggia, le specialità sono tutte giamaicane dal fish foil al jerk di pollo, dal festival (pasta di farina di mais, lievitata e fritta) al bammy (pane di manioca). Oppure sempre on the beach si va all’Isola per una pizza, un haburgher o un’ottima insalata.

Sandals Dunn’s River’s Tufa Terrace – Bedroom SkyPool Butler Suites

Per cene romantiche si può spaziare in diversi continenti: Hamani, ristorante sushi, propone in tavola la raffinatezza del Giappone; Edessa, greco con ottime proposte di pesce (qui l’aragosta è davvero buonissima); Banyu con un mix di culture fusion-asiatiche; Zuka, tempio dei sapori centro-sudamericani; Cascata per piatti italiani, mentre L’Amande per un mix di prelibatezze francesi; Galene per specialità alla griglia, mentre Saltaire propone colazioni  e alcuni piatti per pranzo. Ogni ristorante ha il suo chef straniero e tutto è incluso nel luxury all inclusive del resort. Come pure ombrellone, sdraio e attività in mare.

Non è inclusa ma è da provare la Red Lane Spa, oasi d’acqua e di legno, con trattamenti ispirati ai prodotti caraibici come il massaggio al gelsomino, lo scrub al caffè delle Blue Mountains, o i trattamenti aromaterapici, autentici rituali di benessere. Ottimi per rilassarsi dopo una giornata trascorsa tra la spiaggia e gli sport d’acqua.

Giamaica

La Red Lane Spa

Se durante la giornata o al tramonto si ha voglia di un cocktail (buonissimi i punch analcolici alla frutta) i bar sono innumerevoli: in piscina, sulla spiaggia, panoramici come la champagneria e l’Ocarina Rooftop Bar & Lounge. Vicino, la meravigliosa palestra panoramica attrezzata Technogym. Su richiesta cene in spiaggia tête à tête e tutto quanto può far felice due sposi o due innamorati che si rinnovano la promessa. Senza dimenticare l’impegno sociale del gruppo con la Sandals Foundation creata nel 2009 per supportare le popolazioni caraibiche e salvaguardare gli ecosistemi marini attraverso azioni di supporto al sistema scolastico, la salvaguardia delle tartarughe, il restauro della barriera corallina e il lancio del programma Women Helping Others Achieve (WHOA), iniziativa a sostegno delle donne in difficoltà della regione (www.sandalsfoundation.org).

Sandals Dunn’s River

Info: www.sandalsresorts.eu, www.visitjamaica.com.

Tag: , , ,