«L’industria italiana ha risposto bene alle sfide della crisi e nel 2022 è stata la migliore in Europa perché la struttura basata sulle pmi reagisce rapidamente alle sollecitazioni. Abbiamo superato la crisi generata dalla guerra in Ucraina che ha causato un aumento dei prezzi delle delle materie prime, che nel settore di nostra competenza – oli e lubrificanti – è stato del 200-300%. Ora i prezzi stanno ritracciando e la tempesta è finita ma ne sta iniziando un’altra: i prezzi più alti impongono la necessità di finanziare maggiormente il circolante e si ha più capitale impregnato a costi più elevati. Questo creerà un raffreddamento dei prezzi, ma comunque l’industria non sta andando male. Queste crisi hanno dato il via a fenomeni di reshoring perché si è capito che produrre più vicino a casa conviene». Mattia Adani, Ceo di Nowal Chimica e CbcCad Oil, non è pessimista anche se la congiuntura è difficile.

Adani contesta l’iperfetazione delle norme in ambito comunitario, un’ossessione bulimica. «Negli ultimi anni la Commissione Ue è diventata più interventista in economia e anziché creare un contesto cerca di determinare i comportamenti. Ad esempio, la direttiva Ecodesign e il Supply chain Act che impongono obblighi sia nella progettazione che nella gestione della filiera. C’è un atteggiamento, a volte ideologico, secondo cui l’Unione Europea dovrebbe trainare il resto del mondo verso un futuro radioso, ma poi ci guardiamo dietro le spalle e il resto del mondo non ci segue e questo crea problemi alle imprese. Questa è la nostra perplessità di fondo sul regolamento sulle auto elettriche», osserva.

Ci sono due problemi di fondo in questo cambio di paradigma: la sostituzione del petrolio con un’altra dipendenza, quella dal litio. Il secondo tema è che infrastrutturarci per distribuire elettricità al livello che sarebbe necessario è uno sforzo enorme e molto costoso. «Non è che non abbiamo capacità di farlo ma avremo costi che qualcuno dovrà pagare e il rischio è che la mobilità torni ad essere quello che era nell’800, un affare per ricchi. Se impongo di comprare un auto elettrica ma poi non ho il garage per ricaricarla, cosa facciamo? mettiamo una colonnina ogni tre metri?», spiega Adani. Ci sono scadenze per verificare la fattibilità di questo ambizioso progetto. «Il primo è nel 2026 – ricorda Adani – e prevediamo che avremo un contesto dove non ci sarà solo l’elettrica ma resterà l’ibrido per consentire la mobilità dei cittadini. Nel 2030 avremo più motori endotermici in giro per il mondo di oggi. Non avremo né il giardino fiorito né il deserto industriale. Non mi aspetto un’ecatombe industriale, mi aspetto una sfida. Che sapremo cogliere e vincere», conclude.

Gian Maria De Francesco

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