Trump

Se la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane vi ha sorpreso e il calo delle Borse mondiali vi sgomenta perché non avevate adottato «coperture» adatte in caso di scossoni, questo è il momento di rivedere le strategie di investimento. In primo luogo, niente panico: i movimenti speculativi in caso di esiti inattesi di consultazioni politiche (vedi Brexit) sono ormai pane quotidiano. In secondo luogo, rincuoriamoci con un po’ di statistica guardando a Wall Street.

Source

Il grafico a lato, elaborato da Source, evidenzia che storicamente i presidenti repubblicani sostenuti da un Congresso e da un Senato con maggioranze solide giovano alla Borsa perché l’identità di vedute tra Casa Bianca e Capitol Hill rende più facile l’attività legislativa. Anche se non ci sono ancora dati definitivi, i repubblicani dovrebbero consolidare una più o meno solida maggioranza in entrambi i rami del Parlamento e questo potrebbe rappresentare un buon viatico per i futuri sviluppi della politica economica di Donald Trump.

Chiaramente, tanto il piccolo investitore quanto il risparmiatore medio guardano al «qui ed ora» piuttosto che agli sviluppi futuri. Proprio l’incapacità nel prevedere la vittoria di un politico così disruptive come Trump rende opportuno, almeno nel breve periodo, ridurre il rischio nel proprio portafoglio. Da UniCredit ad Allianz Global Investors tutti sottolineano l’importanza del «flight-to-quality», cioè di puntare su asset poco rischiosi in attesa che si evidenzi un orientamento chiaro dei mercati. Questo significa bassi rendimenti in cambio di sicurezza: T-bond americani (le curve si stanno appiattendo almeno sulle scadenze più brevi), Bund tedeschi, franco svizzero e oro. Queste indicazioni operative sul breve periodo sono così riassunte da WisdomTree che, però, è abbastanza pessimista sui Treasury a differenza di altre società di investimento.

WT 01

Gli sviluppi futuri sono legati a una serie di parametri interdipendenti: in primo luogo la qualità individuale del gabinetto Trump, in secondo luogo le decisioni della Fed il mese prossimo e, ultimo ma con una sua piccola importanza (visti i riflessi speculativi che potrebbe generare) il referendum italiano del 4 dicembre. Se il nuovo presidente sarà rassicurante (come lo è stato, bisogna dirlo, nel suo primo discorso), le Borse – a partire da Wall Street – potrebbero beneficiarne. La politica economica di Trump si fonda anch’essa su maggior deficit e debito per tagliare le tasse e promuovere gli investimenti. Quindi potrebbe determinarsi una crescita dei consumi e una ripresa dell’inflazione negli Usa. In genere, i primi a essere beneficiati da una vittoria repubblicana sono i titoli Aerospazio & Difesa sia in caso di rafforzamento delle politiche di sicurezza sia in caso di delega ad altri del ruolo di «poliziotto globale» finora svolto dallo Zio Sam. Bisogna invece stare lontani dai titoli farmaceutici e del comparto sanitario: Trump vuole abolire la riforma sanitaria di Obama e ritornare all’antico (ossia sanità garantita solo a chi si può permettere un’assicurazione privata). «Un regime commerciale meno aperto degli Stati Uniti potrebbe potenzialmente danneggiare l’export e la crescita del Pil dei suoi partner commerciali, in particolare Messico (il peso sta crollando sui mercati valutari da questa notte; ndr) e Cina», ha commentato Hsbc a proposito delle indicazioni fornite da Trump a proposito dei trattati di libero scambio. «A seconda delle misure specifiche che saranno intraprese, ci si potranno aspettare ritorsioni, così come potrebbe crescere il rischio di guerre commerciali e valutarie», ha aggiunto poco ottimisticamente Hsbc. Ci sono anche visioni un po’ più ottimistiche come quella di Ed Perks (Franklin Templeton) secondo cui «la salute dell’economia degli Stati Uniti, insieme con gli utili aziendali e la crescita dei dividendi e i trend dei consumi, dovrebbe essere un fattore significativo per l’andamento futuro del mercato». Saremmo disonesti, però, se non segnalassimo anche i pericoli sottostanti a questo nuovo scenario: la globalizzazione, come la conosciamo, è in crisi. Dunque da ora in poi bisognerà guardare più ai fondamentali che alle prospettive di crescita di tutto ciò in cui investiamo.

Wall & Street

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