L’Operaio in Jünger. La lettura di Alain de Benoist

                  Der Arbeiter, una delle opere più celebri di Jünger, nasce nel contesto del declino della Repubblica di Weimar, con l’intento di analizzare il rapporto tra tecnica e libertà all’interno di una modernità al tempo stesso seducente e disorientante. In questo scenario, l’Operaio, emancipato dalla sua classe di appartenenza, si trasforma – mentre le distinzioni sociali si dissolvono – in una Figura universale. Due scuole di pensiero si sono avvicendate nella lunga disputa sulla traduzione del termine Arbeiter come “Operaio” o “Lavoratore”. La scelta della resa lessicale è variata nel tempo, influenzata […]

  

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Tempeste d’Acciaio e Scatti di Guerra. Il mondo di Jünger

                  Ernst Jünger è tra i pochi scrittori del Novecento a distinguersi per una straordinaria capacità di scandagliare la realtà con uno sguardo pervasivo che trascende i confini delle discipline e gli consente di dialogare con una molteplicità di ambiti. Sin dalle sue prime opere, dedicate agli scenari di guerra, approfondisce la realtà della tecnica e gli orizzonti inediti che essa apre in ogni ambito. Ne analizza le imposizioni, dirette e indirette, tracciandone i profili con lucidità, fino poi a soffermarsi anche sulle trasformazioni artistiche che da esse scaturiscono. Una peculiare attenzione […]

  

La fionda di Jünger

Ripropongo, di seguito, il mio articolo uscito qualche giorno fa sulla rivista Pangea   *** Ernst Jünger è sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Wilflingen. Durante la funzione con rito cattolico che si tenne nel febbraio del 1998, tra i vari cori anche due canti mariani; il primo, intonato dalla nipote Irina e l’altro, un canto collettivo con la confessione a Cristo («a Lui mi voglio dare; e là trapasso in pace»). Una sorpresa per molti. Al ricevimento che seguì la sepoltura fece da sottofondo uno strano bisbiglio su questa conversione. In realtà, il sacramento del battesimo lo aveva […]

  

Autunno in Sardegna

È  uscito da qualche giorno, per le edizioni Le Lettere, il volume a cura di Mario Bosincu (ricercatore in Letteratura tedesca presso l’Università di Sassari), nel quale sono raccolti e commentati tre testi di Ernst Jünger, San Pietro, Serpentara e Autunno in Sardegna. Di seguito, uno stralcio tratto dalla Introduzione *** L’esperienza del viaggio in Sardegna, intrapreso da Ernst Jünger per la prima volta nel 1954 e raccontato in San Pietro (1957), Serpentara (1957) e Autunno in Sardegna (1965), rappresenta il confronto con un microcosmo prossimo al tramonto in cui si vanno già moltiplicando i segni della modernità. L’isola appare così come un laboratorio in […]

  

Un dandy nelle tempeste d’acciaio

«Coscienza stilistica della Germania»: così Nicolaus Sombart, figlio del più celebre Werner, definì Jünger, di cui parlò in un ampio saggio, uscito su «Der Tagesspiegel» il 29 marzo 1995, e che Bietti pubblica per la prima volta in Italia. Di seguito, l’introduzione integrale di Luca Siniscalco  *          *          * Due dandy s’incontrano. Accade spesso, tuttora, nei salotti mondani e negli ambienti bohémien. Quando però gli esteti in questione sono anche scrittori, sismografi del proprio tempo e palombari dello spirito, accade il miracolo. Nel 1995, sulle pagine di «Der Tagesspiel», un Nicolaus Sombart (1923-2008) […]

  

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Evola e Jünger, un incontro (im)possibile?

            Julius Evola è uno dei pochi pensatori che solleva un composito e violento sbarramento critico tale da far sorgere dubbi sulla qualità e la obiettività degli esegeti. Perché sono sempre tanti, troppi, coloro i quali agiscono sulla sua opera e sulla sua vicenda umana e intellettuale e, come dei chirurghi improvvisati, riescono a tranciare di netto teorie e posizionamenti, allusioni e profonde speculazioni culturali. In non rari casi, contribuiscono a rendere ancor più fitta la lettura della filosofia evoliana talune brume del suo pensiero connesse, peraltro, a certa approssimazione e ad alcuni richiami che […]

  

Pound, Celine, Jünger …e poi Roberto Saviano

Roberto Saviano ritorna con ossessiva periodicità sulle sue letture ‘destriste’. Talvolta lo fa perché tirato in ballo, altre volte per un malcelato intento ecumenico, e forse per mostrarsi super partes o sbarazzarsi della grigia nuance del cronista di fatti truculenti e criminosi e quindi riproporsi con ammalianti lineamenti da scrittore a tutto tondo. Lo aveva fatto anni fa quando rivelò di amare Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis-Ferdinand Céline e Carl Schmitt, aggiungendo che aveva «sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia in cui si riconosceva Paolo Borsellino». E già da queste prime avvisaglie avremmo dovuto intendere la […]

  

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