Dall’inizio della pandemia siamo stati abituati a ricevere ogni direttiva sanitaria dal Cts, il Comitato di tecnici che orienta il governo sul da farsi. Da come affrontare la malattia a quali farmaci privilegiare o scartare, fino alla distribuzione dei vaccini. In mezzo ci sono state decine di ricorsi e contro ricorsi: esposti di medici in disaccordo con le linee guida del Cts (si pensi all’ inusuale proibizione di prescrivere idrossiclorochina ai malati, cliccate qui, o alla abusata raccomandazione di attendere in maniera vigile il pericoloso aggravarsi dei sintomi).

Ma è emerso anche un imprecisato numero di contraddizioni nelle direttive dello stesso Cts. Si pensi alla percentuale di vaccinati necessaria all’immunità di gregge diventata sempre più alta con il trascorrere dei mesi (60%; 70%; 80%; 90%; 95%; 100% fino all’ammissione dei Presidenti di ISS e Aifa, “l’immunità di gregge è impossibile da raggiungersi”); ai vaccini che erano stati presentati come “sterilizzanti” (tali da impedire i contagi) e ora non lo sono più; o alla situazione di queste settimane: il virus, con le sue varianti, dilaga in Europa colpendo anche chi ha ricevuto da due a tre dosi di vaccino. E nonostante ciò si continua a sostenere che “chi ha il green pass è sicuro”.

Oggi, come due anni fa, le decisioni sanitarie dipendono sempre dal Cts. Con un’importante differenza però: i medici che non sono d’accordo si sono riuniti in una Commissione Medico-Scientifica (CMS) indipendente. 


Chi sono

Alberto Donzelli, specialista in Medicina preventiva, già membro del Consiglio superiore di Sanità; Paolo Bellavite, già professore di Patologia Generale all’Università di Verona e autore di 250 pubblicazioni scientifiche; Marco Cosentino, docente di Farmacologia all’Università Insubria; Giovanni Frajese, endocrinologo, docente all’Università di Roma, Foro italico; Patrizia Gentilini, oncologa; Eugenio Serravalle, pediatra e presidente dell’Associazione studi scientifici e informazioni sulla salute.


Cosa chiedono 

Un confronto urgente con il Cts, oltre che con l’Istituto Superiore di Sanità. Cinque i punti da discutere con priorità.

  1. Andamento della mortalità totale del 2021 rispetto al 2020 e precedenti. Guardando ai dati Euromomo, cliccate qui, emerge un aumento di mortalità inspiegabile fra i giovani e gli adulti. L’impennata riguarda tutte le età dai 15 anni ai 74 mentre l’atteso vantaggio del 2021 sul 2020 si conferma solo dai 75 anni in su. L’eccesso di mortalità è particolarmente evidente dai 15 ai 44 anni e anche l’Italia pare che non faccia eccezione. “Ed è tanto più sorprendente – fanno notare gli studiosi – poiché si verifica dopo un decennio di calo della mortalità generale per tutte le cause in questa fascia di età”.
  2. Dati sull’efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione. Ottima nei primi mesi, mediocre a sei mesi, minima e perfino negativa nei mesi successivi. Tema centrale in questo periodo poiché ci si affida al lasciapassare verde per entrare in locali affollati e spostarsi, a fronte di prove inadeguate.
  3. Bilancio tra benefici e rischi della vaccinazione pediatrica. I bambini che si ammalano lo fanno di norma in modo lieve e sviluppano un’immunità più robusta e duratura rispetto ai vaccinati, nell’interesse proprio, dei familiari e della comunità. Il rapporto rischi-benefici pende nettamente dalla parte dei rischi.
  4. Dati sulla popolazione non vaccinata e rischi relativi sulle infezioni nelle comunità.
  5. Sorveglianza attiva anziché solo passiva per stimare in modo corretto le reazioni avverse post vaccinazione che la sorveglianza passiva sottostima di due ordini di grandezza.


L’ultima ferma richiesta

Vista “l’accelerazione con cui si susseguono decisioni ad altissimo impatto sanitario” la nuova Commissione Medico-Scientifica rileva “l’assemza di un dibattito che riguardi i fondamenti scientifici” di queste decisioni.

Di fatto molte richieste di confronto sono già state inviate. Ha precisato Donzelli: “Molti di noi, all’interno di proprie associazioni o Reti, ha inoltrato appelli e Pec in questi mesi, ma senza ottenere risposte. Ora promuoveremo conferenze e apriremo dibattiti. Ci riconosciamo nel metodo scientifico, facciamo parte della comunità scientifica, abbiamo contributi da dare e chiediamo di poterne discutere”.

 

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