Il blocco imposto dal governo nazionale per appiattire la curva dei contagi ha colpito il mondo come un meteorite , spingendo l’economia globale nella peggiore recessione dai tempi della seconda guerra mondiale.
Abbiamo assistito ad una forte recessione globale nei primi due trimestri del 2020 nella stragrande maggioranza delle economie sviluppate ed emergenti.
Questa situazione è stata seguita da una ripresa a partire dalla seconda parte dell’anno, con una riapertura delle economie mondiali e dei vari settori mano a mano che sono state allentate le misure di confinamento.
La nuova strategia basata su lockdown leggeri e mirati come risposta alla seconda ondata di diffusione del virus, ha di fatto raffreddato le aspettative di ripresa nella seconda parte dell’anno.
La grande sfida adesso è rappresentata dal successo o meno della campagna vaccinale. Maggiore sarà la velocità di immunizzazione della parte della popolazione più esposta al rischio e più veloce sarà la ripartenza dell’ economia nazionale ed internazionale.
L’Italia uno dei Paesi maggiormente colpiti in termini di contagi e vite umane perse, ha visto una perdita del PIL pari a circa il 9% nel 2020.
Le cause sono ovviamente il blocco delle attività sociali e produttive interne, ma anche la maggiore dipendenza della nostra economia dai servizi rispetto ad altri Paesi in Europa.
Si pensi ad esempio al turismo, che è uno dei settori maggiormente impattato dalle misure di contenimento.
Nel primo trimestre 2021 si prevede un nuovo calo della produzione economica di -1,25% su base trimestrale. Nel frattempo, l’andamento delle vaccinazioni è troppo lento per consentire un significativo allentamento delle restrizioni. Come il resto dell’UE, l’Italia è già in ritardo di cinque settimane rispetto all’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l’estate. C’è da sottolineare che ogni settimana di ritardo nel nostro Paese equivale a due miliardi di euro di perdite di produzione.
La crisi provocata dalla Covid-19 ha portato inoltre il debito pubblico italiano al 160% del PIL. Nella migliore delle ipotesi, tale cifra potrebbe stabilizzarsi nei prossimi due anni.
Tutti i Governi e le Banche Centrali hanno messo in campo misure straordinarie per fronteggiare questa catastrofica guerra mondiale. Misure sia di natura monetaria che fiscale. Gli ingenti aiuti statali in particolare hanno contribuito ad assorbire lo shock causato dalla crisi, aiutando molte aziende colpite dalla pandemia ad evitare di presentare i libri in tribunale.
A livello globale, si è infatti complessivamente assistito ad una diminuzione del 10% dei defalut aziendali, ma ad un’analisi più puntuale non può sfuggire che la pandemia ha provocato un aumento del +23% delle insolvenze, cioè quelle che riguardano imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro.
Nel 2021, le insolvenze globali potrebbero crescere del +25% su base annua principalmente a causa di un eventuale rimbalzo dopo il calo registrato nel 2020. Tuttavia, è altrettanto importante tenere a mente che quest’ultimo potrebbe rimanere su livelli artificiosamente bassi qualora i Governi decidessero di continuare a proteggere le aziende dalla cruda realtà della situazione che dovremo affrontare.
Sarà molto difficile trovare dei settori che usciranno indenni dall’attuale blocco delle attività sociali ed economiche del nostro Paese.
I settori principalmente impattati da questo blocco sono il turismo, l’automotive e i trasporti.
Il ritorno a livelli normali di attività dovrebbe essere molto graduale, portando le perdite di circa 6 miliardi di Euro sia nel turismo che per i servizi di trasporto. Sicuramente le aziende che presentano un’elevata dipendenza dall’export e dalle catene di produzione globali hanno già cominciato a soffrire a partire da gennaio quando il corona virus ha cominciato a diffondersi in Cina.
Altre industrie, caratterizzate da una elevata leva finanziaria e da una scarsa liquidità soffriranno dell’attuale fermo delle attività produttive e non saranno in grado di generare adeguati flussi di cassa per far fronte ai propri impegni. Oggi più che mai se si volesse realmente salvaguardare questi settori strategici per il nostro Paese che stanno vivendo un momento disastroso, il Governo dovrebbe sostenerli economicamente, non con delle mancette date cosi tanto per come fece il governo Conte, ma dandogli aiuti economici corposi e studiando una detassazione mirata per queste aziende cosi da potergli permettere piano piano di poter uscire da questo momento di profonda crisi senza costringerli a chiudere le loro aziende perché non riescono più a sostenere i costi fissi. www.IlGiornale.it

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