Ucraina: a chi serve la tensione con Putin? Di certo non all’Europa
L’Ucraina è un problema. E non solo per la Federazione Russa. L’escalation diplomatica avvenuta in seguito all’incidente occorso nel Mare d’Azov, che ha portato al sequestro, da parte della marina russa, di tre unità navali di Kiev che avevano varcato il confine delle acque territoriali russe dal Mar Nero, facendo rotta verso lo stretto di Kerch, è un problema soprattutto per l’Europa che poco ha da guadagnare da un ipotetico nuovo conflitto europeo.
Tuttavia è sempre più chiaro che, dall’attuale Governo di stanza a Kiev tutto ci si possa attendere meno che un atteggiamento responsabile. Secondo quanto riportato dai video che ritraevano alcuni uomini presentati dalle autorità di Mosca come marinai ucraini catturati a bordo delle navi sequestrate (e prima ancora attaccate a fuoco), la decisione della marina di Kiev sarebbe stata presa appositamente per provocare i russi e scatenare un incidente diplomatico.
Fatto sta che il presidente ucraino Poroshenko abbia subito approfittato della situazione per far approvare dal parlamento la legge marziale per una durata di 30 giorni (anche se la sua richiesta iniziale era di 60…), che copre soprattutto i territori dei separatisti filorussi, come il Donbass e comunque quelli di confine, dove più numerosa è la popolazione russofona. Non solo, ma da Kiev si sono subito levate richieste indirizzate all’Unione Europea per un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Nell’assordante silenzio di Bruxelles (anzi, il cancelliere austriaco Kurz, presidente di turno, non ha escluso nuove misure sanzionatorie…), la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron si sono limitati a proporsi come “mediatori”. Proposta di fatto poi respinta al mittente da parte di Mosca, anche se Putin ha successivamente, in una conversazione telefonica con la Merkel stessa, chiesto che la Germania si faccia portavoce con Kiev della necessità di raffreddare la tensione.
D’altronde, nonostante gli screzi del passato, la cancelliera è ormai l’interlocutore privilegiato di Putin per dialogare con l’Europa occidentale. Soprattutto da quando il progetto per il gasdotto North Stream 2, una partnership tra la russa Gazprom e altre compagnie europee, ha preso il volo. Proprio quel gasdotto che, curiosamente, solo pochi giorni fa il ministro ucraino Pavlo Kimic aveva annunciato, congiuntamente con il segretario di Stato americano Mike Pompeo, di voler fermare. Ad ogni costo…
Ora è chiaro che un riacuirsi della tensione tra Europa occidentale e Russia a causa dell’Ucraina potrebbe danneggiare i rapporti russo-tedeschi e quindi inficiare il progetto North Stream 2, vero incubo di Washington, anche in virtù della necessità americana di rimpiazzare il gas russo in Europa con gas liquido americano trasportato via nave. E questo certamente non conviene a Berlino, e neppure a Mosca. A chi potrebbe convenire allora?
La domanda sembra retorica: le autorità russe hanno riportato che, nelle ore successive all’incidente, occorso domenica, un Boeing P8 Poseidon statunitense (si tratta di un aereo anti-sommergibile) è stato individuato a sorvolare le acque nei pressi dello stretto di Kerch, a una distanza di soli 31 chilometri dalla Crimea. A una esplicita richiesta di fermare le operazioni da parte del ministero della Difesa di Mosca il Pentagono avrebbe risposto picche…