1557418406-lapresse-20190507190859-29247055L’Unione Europea sta, finalmente e a sorpresa, per allentare il laccio dell’austerità? Nella giornata odierna, con la presentazione della nuova Commissione guidata da Ursula Von Der Leyen, l’ex presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, del Partito Democratico, ha ufficialmente ricevuto la nomina di commissario europeo all’Economia. Si tratta di un chiaro segnale, lanciato non solo all’opposizione italiana capeggiata dalla Lega del vicepremier uscente, Matteo Salvini, ma, più in generale, ai movimenti sovranisti di tutto il vecchio continente.

Si tratta del segnale, cioè, che, con il nuovo Governo di Roma, il Conte bis, guidato da forze comunque europeiste, l’Italia dall’Unione avrà molto, molto di più rispetto, soprattutto, al più recente passato. Evidentemente i vertici di Bruxelles si sono resi conto che, con l’austerità imposta ai bilanci dei paesi europei negli ultimi anni, le cose, da un punto di vista del consenso, non sono andate benissimo per i partiti mainstream. E, avanti di questo passo, sarebbero anzi volte al peggio.

I sintomi ci sono tutti. A partire dalla recessione che ha colpito quello che è il paese egemone all’interno della costruzione comunitaria: la Germania, che ha visto la propria produzione industriale calare, solo nel mese di luglio, dello 0,6% rispetto a giugno e addirittura del 4,2% rispetto al 2018. In un contesto, non va dimenticato, di forti tensioni commerciali a livello internazionale.

Che qualcosa si stia allora muovendo lo si capisce da diversi segnali: a partire dal discorso tenuto dal presidente della Repubblica italiano Mattarella, uomo vicino all’establishment comunitario, al recente forum di Cernobbio. L’inquilino del Quirinale ha infatti espresso la sua preferenza per una revisione dei vincoli comunitari e, in particolare, del Patto di stabilità.
Parole cui fanno eco il documento che circola nei corridoi della Commissione e che preannuncia una possibile revisione dei vincoli di bilancio con, per l’appunto, un nuovo Patto di Stabilità e Crescita. Certo, per ora il testo è stato definito puro “brainstorming tecnico” dalla nuova presidente della Commissione, la Von Der Leyen.

UNA SCELTA CONVINTA? NO, DI CONVENIENZA POLITICA

Evidentemente, però, anche i paladini del dogma del rigore sono costretti a cedere di fronte all’avanzata, lenta ma costante, dei movimenti sovranisti. Che, pur non avendo certamente trionfato alle ultime consultazioni comunitarie, hanno comunque ottenuto risultati convergenti verso una crescita tendenziale del fenomeno. Per non dimenticare i grattacapi, per i vertici comunitari, derivanti dalla Brexit, ben più gravi di quelli forniti dai sovranisti italiani o francesi.

Da questo punto di vista, se queste ipotesi troveranno conferma, bisognerà riconoscere al sovranismo, pur con tutti i limiti e i difetti del caso, il raggiungimento di un primo obiettivo. Quello di aver finalmente aperto la breccia verso una presa di coscienza, da parte dei vertici dell’UE, del fatto che l’austerità non è salvifica come la si vorrebbe far credere. Che l’erosione di diritti sociali portata avanti con cieca determinazione soprattutto dall’introduzione della moneta unica e sostenuta a spada tratta dal mainstream economico-finanziario globale (si ricordi il documento del gruppo bancario JP Morgan che lamentava l’eccessiva impronta socialista delle costituzioni europee…) non è una via sostenibile per il mantenimento di quella che, in un sistema sostanzialmente plutocratico, è quantomeno una parvenza di democrazia e, soprattutto, è una minaccia sempre più concreta per il consenso dei partiti di establishment.

Ecco allora che, non per autentica convinzione, ma piuttosto per senso di autoconservazione dell’elite liberale, potrebbe arrivare adesso un cambio di direzione. Per capire quanto questo sarà netto bisognerà semplicemente avere pazienza. E attendere. Senza però illudersi troppo sia sulla natura che sull’entità del cambiamento…

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