Dal Deep State alle emergenze di massa: in un libro la storia e i segreti del potere-ombra
Tra le voci della cosiddetta “contro-informazione” una delle più autorevoli è sicuramente quella di Marco Pizzuti. Romano, classe 1971, ex ufficiale dell’esercito, dottore in Legge, conferenziere, scrittore (più di 200mila copie vendute solo in Italia), ricercatore scientifico e sceneggiatore teatrale, ha lavorato presso le più prestigiose istituzioni dello Stato (Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Consiglio di Stato). Negli anni, ha trattato i temi più disparati: dalle omissioni delle lobby farmaceutiche, alle scoperte “negate” (durante un TEDx Talk a Bologna, nel 2011, ha stabilito il nuovo record mondiale nella trasmissione di corrente elettrica senza fili direttamente in forma di corrente alternata, senza l’impiego del sistema wi-tricity, applicando esclusivamente la tecnologia Tesla di fine ’80), passando per i segreti del sistema finanziario e della geopolitica.
Il saggio “Deep state. I segreti dell’élite finanziarie e delle multinazionali che controllano i governi”, recentemente pubblicato dalle Edizioni Il Punto d’Incontro è una sorta di summa di tutte le sue ricerche, che analizza, con un’indagine che prende le mosse dal passato più remoto, come sia stata possibile la formazione di un potere finanziario così influente da essere in grado di indirizzare la politica mondiale attraverso quello “Stato profondo”, recentemente più volte menzionato dai sostenitori dell’ex presidente Donald Trump, che governa la prima potenza mondiale: gli Stati Uniti d’America. Ma quando nasce questo “Stato nello Stato” e quali sono le principali tappe storiche che portano alla sua costituzione?
“I grandi protagonisti della storia ufficiale – spiega Pizzuti – sono gli eserciti e i sovrani a cui fanno da cornice i progressi tecnologici e le trasformazioni religioso-socioculturali. Da questa ricostruzione dei fatti però, manca il vero motore dei grandi eventi insieme alla storia della scalata al potere della finanza. Una storia che è rimasta totalmente avvolta nell’ombra, quasi come se non fosse mai esistita e che riguarda la millenaria lotta sotterranea dell’aristocrazia del denaro per la conquista del potere e la sottomissione della politica al suo volere. Si tratta di un braccio di ferro che ha coinciso con l’inizio della civiltà e l’invenzione della finanza. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce migliaia di tavolette sumere del 3.000 a.C. con documenti contabili o amministrativi dai quali è emerso che era già in uso la tecnica dell’usura insieme a contratti per l’acquisto dei poderi, concettualmente identici ai moderni titoli ‘future’, il cui prezzo finale era vincolato all’andamento futuro dei raccolti. Il potere degli usurai è poi cresciuto nei millenni come l’acqua quieta che fa crollare i ponti, arrivando fino al punto di poter decidere la sorte dei regni e dei loro sovrani rimanendo invisibile dietro ai troni. Uno degli esempi più eloquenti, riguarda la vera storia dell’assassinio di Giulio Cesare, il più rispettato, amato e temuto imperatore di tutti i tempi. Persino lui infatti, venne sopraffatto dalle trame dei finanzieri che esercitavano un potere sotterraneo ben maggiore di quello di chi dirigeva gli eserciti. Cesare odiava l’usura in quanto lui stessi ne era stato vittima quando dovette finanziare la campagna di Gallia. Dopo il suo ritorno a Roma quindi, emanò una serie di leggi con le quali fissò il tasso d’interesse massimo mensile sui prestiti all’1%, spostò il controllo della zecca dai patrizi allo Stato e stabilì che quanto pagato dai debitori in eccesso al tasso d’interesse stabilito per legge, venisse computato nel capitale restituito. Queste leggi costituivano un attacco mortale contro il potente ceto usuraio che aveva impoverito vaste fasce di popolazione e suo figlio adottivo Bruto era un finanziere avido e senza scrupoli che, come documentato da Cicerone, aveva prestato una enorme somma di denaro all’isola greca di Salamina al tasso d’interesse del 48%! Cesare insomma, non fu assassinato da Bruto e da un gruppo di congiurati il 15 marzo del 44 a.C. perché aveva tradito gli ideali della Repubblica assumendo i pieni poteri e la carica di imperatore, bensì per motivi molto meno romantici e assai più prosaici come soldi e potere. Per millenni il braccio di ferro tra potere politico e finanziario è continuato con vicende alterne fino a quando nel XVIII secolo, i grandi finanzieri apolidi hanno messo da parte le loro rivalità per unirsi in un unico ‘cartello’ internazionale di super banchieri. Questo processo di unione è iniziato con Moses Amschel Rothschild capostipite della celebre famiglia che ha dato il via ad una serie di matrimoni combinati che oggi controlla un impero con al vertice della piramide finanziaria mondiale una casta di persone tutte imparentate tra loro (dai Montefiore ai Rockefeller, agli Elkann, agli Agnelli ai Warburg e altri). Tale alleanza ha visto nascere un vero e proprio Stato negli Stati, ovvero il cosiddetto Stato profondo che persegue propri obiettivi di dominio (globalizzazione vuol dire infatti concentrazione di tutte le risorse nelle loro mani) mediante un sistema eterodiretto dalla grande finanza privata che controlla i governi con il debito, le banche centrali (autonome e indipendenti dai governi), le borse, le agenzie di rating e i mercati. Un esempio in massima sintesi su come la finanza privata controllo anche enti giuridicamente classificati come pubblici: l’organo decisionale più importante della Banca d’Italia è l’assemblea dei partecipanti al capitale costituita per circa il 94% da banche e assicurazioni private. Il governatore nominato dal governo invece, ex art.25 dello Statuto ha solo poteri di rappresentanza della banca verso terzi e può solo emanare proposte di decisione che per potere avere effetto esecutivo devono essere previamente approvate dall’assemblea (banche e assicurazioni). Ciò crea anche un insanabile conflitto d’interessi tra banca d’Italia che dovrebbe controllare le banche commerciali e banche commerciali che in realtà controllano la Banca d’Italia. Persino il libero mercato è un’utopia che esiste solo nelle illusorie teorie economiche liberiste poiché nella realtà dei fatti i soggetti economici dominanti hanno la forza per imporre le condizioni a loro più favorevoli anche a livello fiscale e legislativo per pagare meno tasse e ottenere sussidi statali. Inoltre, possono agevolmente fagocitare la piccola concorrenza (Amazon docet) o provocare crisi in cui a sopravvivere sono solo le loro grandi corporation. Non a caso durante la pandemia, i 10 uomini più ricchi del mondo come Elon Musk, Jeff Bezos, Bernard Arnault, Bill Gates, Larry Ellison, Larry Page, Sergey Brin, Mark Zuckerberg, Steve Ballmer e Warren Buffet hanno raddoppiato le loro ricchezze mentre i piccoli imprenditori fallivano. Non esiste neppure una reale divisione tra grandi multinazionali e finanza o tra settore farmaceutico, automobilistico, dei media mainstream o dell’industria militare, poiché tutti i pacchetti azionari di maggioranza dei grandi gruppi fanno capo a fondi d’investimento e titoli della stessa elite del denaro. In queste condizioni i governi sono uffici timbri del deep state che ufficialmente non esiste. Nel frattempo però continuano ad arrivare campanelli d’allarme su cosa è realmente la globalizzazione, poiché secondo i dati ufficiali Oxfam 23 super paperoni possiedono la ricchezza della metà della popolazione mondiale e ciò senza tenere conto delle società prestanome usate per evadere le leggi anti-monopolio”.
Più volte e spesso impropriamente nella galassia cosiddetta “complottista” si parla del ruolo della massoneria. Quale è stato davvero e qual è il peso che oggi riveste?
“Per secoli – continua Pizzuti – la massoneria è stata una società segreta che è servita al potere finanziario per organizzare rivolte come la rivoluzione francese e diffondere ideologie tese ad abbattere il vecchio ordine sociale in cui la nobiltà aveva una posizione di dominio rispetto alla finanza. Il vero collante e motivo di attrazione della massoneria, lungi dall’essere gli ideali spirituali, erano le ingenti somme di denaro che confluivano nelle sue casse per attirare le persone di maggior spicco della società. Con piccoli passi alla volta apparentemente scollegati tra loro, la massoneria ha guidato le trasformazioni sociali epocali che hanno trasformato la politica e gli Stati moderni con i loro parlamenti in zerbini dell’alta finanza e dei suoi mercati. Nell’ultimo secolo, però ha gradualmente perso la sua esclusività a favore dei nuovi club privati e dei think tank mondialisti dell’elite come il gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale, il World Economic Forum, Il club dei Trenta, l’Aspen Institute, dove si accede solo per cooptazione (chiamata dai piani alti)”.
Negli ultimi anni l’umanità ha imparato a convivere con diverse emergenze: dal terrorismo alla pandemia per giungere, ora, alla guerra. In ambito “complottista” il “Deep State” è stato spesso tirato in ballo…
“Purtroppo – è il parere dell’autore del libro – è evidentissimo il ruolo giocato da una governance globale nel provocare crisi dopo crisi che hanno come scopo quello di portare la società a un nuovo ordine mondiale di tipo orwelliano. Nel mirino ci sono le nostre libertà, il nostro vecchio tenore di vita e la proprietà privata che i membri dell’élite riuniti a Davos per il World Economic Forum hanno deciso di ridimensionare drasticamente. Per quanto riguarda poi l’origine artificiale della pandemia abbiamo testimonianze eccellenti come quella di Joseph Tritto, presidente dell’ordine mondiale dei biologi sulla creazione in laboratorio del virus. Senza contare tutte le prove che riguardano la gestione criminale dell’emergenza tesa a peggiorare la situazione con protocolli di cura letali come la tachipirina e la vigile attesa, lockdown dimostrati come fallimentari da tutti gli studi comparativi con i Paesi che non li hanno adottati, gli ostacoli alle autopsie per ritardare la scoperta delle cure, la messa al bando di queste ultime e la persecuzione dei medici che praticavano efficacemente le terapie domiciliari salvando innumerevoli vite. Poi l’aumento ingiustificato delle materie prime provocato dall’élite con il pretesto della ripartenza dell’economia dopo i lockdown e infine la guerra Ucraina, in cui è stata coinvolta anche l’Italia contro la sua Costituzione e i suoi interessi nazionali e senza neppure un referendum o un dibattito parlamentare… Si tratta di emergenze continue create ad hoc dall’elite, crisi che, come insegnano l’istituto Tavistock e la shock economy, sfruttano la paura per rendere più docili le masse, adottare misure restrittive di controllo sulla popolazione volte a reprimere il dissenso sul nascere mentre la cricca di Davos concentra un potere pressoché assoluto nelle sue mani”.