Nero, rosso, verde. Ma che Papa vogliono gli italiani ?
Senza scomodare S.Tommaso d’Aquino, la teologia, la metafisica e le teorie di filosofia politica contemporanea. Solo un pensiero ad alta voce, nulla più, che spero non mi valga l’arsione in pubblica piazza virtuale.
Telefonava ai fedeli e “chissà la bolletta del Vaticano chi la paga”. Non telefonava ai fedeli “è uguale a tutti gli altri”. Fermiamoci un attimo compaesani e chiediamoci: che caspita di Papa vogliamo? Il Vaticano è piazzato qui, tanto vale domandarselo. Eppure in questa spirale di opinionismo anarchico a targhe alterne, pochi compiono lo sforzo di un’interpretazione profonda e concettuale, che vada alla radice, che ragioni sulla sintesi. Addio esegesi. Sforzo interpretativo sostituito dal belare politico di un’ infinita strumentalizzazione delle dichiarazioni e delle intenzioni – o, al contrario, dall’assoluta razionalizzazione degli eventi ad esso legati? -.
Francesco non è doubleface come il bomber degli anni ’90, dentro arancione, così eri un ultras, fuori nero, così o eri un fascio o eri un tipo dal tono minaccioso; a rigor di coscienza la sua dottrina andrebbe interpretata da cattolici ancor prima che da fin(t)i onorevoli da bar o economisti da circolo delle bocce, nessuno escluso. Per carità, una costante rilettura sulla base delle proprie opinioni, un parere indipendente sono fondamentali, finanche un posticino su Facebook se necessario. Questo mondo si strozza mentre pranza per garantire qualsiasi costrutto personale in ogni luogo, in ogni modo, in ogni momento senza neanche domandarsi quanto, troppo spesso, sia ridicolo, infondato, scellerato, figuriamoci. D’altronde è grazie a questa fantastica conquista della modernità che anche il sottoscritto può scrivere allegramente le sue amenità.
Allora, forse, non serve sempre stare a filosofeggiare.
Papa Ikea, universalmente componibile. Riassumendo. Il Bergoglio politico è un prisma. Colpito dal raggio della quotidianità, della contemporaneità emette raggi multicolor: neri, rossi, bianchi e verdi. È di destra, sinistra, centro e pure, Laudato si’, verde. È per la strenua difesa della famiglia tradizionale, per il rinnovamento di valori ed identità utili a spezzare la sudditanza del materialismo sfrenato e a ridimensionare l’eccesso della globalizzazione. È per l’abbraccio incondizionato al prossimo, per l’accoglienza e l’integrazione, spesso tout court, per l’abbattimento di ogni forma esclusiva, insegnando, al contempo, l’importanza del rispetto per le persone omosessuali. È anticapitalista. È per la salvaguardia del pianeta, contro l’estremismo consumistico, per la differenziazione dei rifiuti, per la riduzione del consumo dell’acqua e, se continua così, pure a favore del veganismo . Il Bergoglio spirituale, seppur con il vizietto di essere fin troppo dubbioso e rivoluzionario a volte, pare non faccia altro che applicare alla lettera, i precetti sacri e pure santi del Vangelo, della Bibbia come di Francesco d’Assisi, primordiale ispiratore. Francesco segue le orme di Nostro Signore nel 2015, pertanto, non chiede né di tirare fuori Fiorini per pagarsi la redenzione né, al contempo, di pregare ventiquattro ore al dì terminato il lavoro nei campi o, magari, di usare il cappuccetto quando ci sollazziamo con la nostra partner.
Il Bergoglio capo di stato vaticano? Beh, quanto ci piace intrufolare il naso negli affari Vaticani, eletti a capro espiatorio nelle conversazioni male assortite e a cancro supremo d’Italia; eppure di affari interni, assolutamente laici e politici in cui intrufolare il naso e di cui preoccuparci ne abbiamo. Dato per scontato il fatto che talune volte, da quel mondo, escono veri e propri mostriciattoli, attici, feste e festine, terribili abusi, in ogni senso. Si badi bene che queste considerazioni vaticane non siano assolutamente da ritenersi apologetiche.
Al di là delle dichiarazioni su immigrati, immigrazione e su tutto il resto, rimane l’oggettività: che Papà vogliamo?
Forse non è colpa nostra. Siamo solo la proiezione quotidiana del nostro essere nazione: non sappiamo cosa vogliamo esattamente ma lo vogliamo ora e sempre in nostra garanzia, come di diritto, giustamente. Oppure abbiamo ragione noi, nel prendere atto delle azioni, delle iniziative di questo pontificato, a pensare che, forse, sta sfuggendo un po’ dalle mani.
O forse mettiamo sempre in discussione Francesco perché non c’ha ancora telefonato?