Terroristi in fuga o turisti per caso?
Dagli stoici trecento di Leonida capaci di rallentare i Persiani, alla Lega Santa capace di fermare l’impero turco fino ai posti di blocco europei che non riescono ad arrestare, in tutti i sensi, la fuga di un terrorista in auto.
Ora, ma ci state prendendo in canzonella? Veramente signori. Fintanto che scherziamo davanti ad un mojito sull’esito di Inter-Frosinone, ci si può anche stare, con tutto rispetto dei leoni gialloblu. Ma quando si tratta di individuare e bloccare un pugno di mosche armate e pericolosissime c’è molto poco da ridere, un po’ come sulle dichiarazioni ufficiali, nei giorni del terrore, del presidente Renzi. Dunque Facebook ce l’hanno spento e del resto anche Twitter, sicuramente hanno la batteria a terra, altrimenti li avrebbero già presi, strapresi e processati; d’altronde nessuno li può taggare o magari, loro, non possono registrarsi durante la fuga: “Salah ha detto che era con altri 16 amici terroristi a Bruxelles” o che ne so, a Bangkok. Sì a Bangkok o a Singapore o magari a New York, perché quella è la fine invereconda che stiamo facendo e che, continuando così, loro faranno. Intanto però Hollande sta inviando una portaerei, scortata da due fregate, nel mediterraneo orientale, Alfano fa partire il piano di sicurezza straordinario per il Giubileo ed il resto dei governi europei sta cercando di mettersi in contatto con Batman, ma al momento non risponde.
Turisti per caso più che terroristi in fuga. Ma ci state coglionando? Noi dobbiamo sorbirci papponi galattici su ogni canale televisivo d’occidente, iniezioni d’ansia, ogni singolo e falso allarme bomba, meteorite, sbroccata armata di ak 47 e qualcuno sta giocando a nascondino con dei poveri figli di puttana che, drogati fino al midollo, uccidono indiscriminatamente chiunque trovino innanzi, e non per ragioni spirituali né per questioni politiche o razionali.
Ora Salah Abdeslam è a Liegi e ieri a Bruxelles, ma all’inizio, più di sette giorni fa, era forse al confine con l’Italia, nei pressi del Piemonte. Ma cos’è un conferenziere o un terrorista e soprattutto è mai possibile che, alle porte della guerra con i droni, dei soldati robotici, dei bombardamenti intercontinentali, delle testate nucleari potenziate, dei laser sparati dallo spazio siderale da un satellite, un maledetto fuggiasco o un gruppo di bestie armate, non riesca ad essere prontamente acciuffato e relegato in una stanzetta di due metri per due vita natural durante?
Perché la sicurezza si nutre di questioni basilari e semplici che poi si strutturano su piani dettagliati, dispiegamenti di forze, operazioni di intelligence. Quello che terrorizza, fin dall’esodo di decine di migliaia di immigrati in terra europea o dai fatti immediatamente successivi al primo attentato a Charlie Hebdo, oltre la possibilità di altri attacchi totalmente fuori controllo, è l’ambiguità, l’improvvisazione, quasi il senso di inadeguatezza di questa Europa, neanche lontano ricordo di quella che fu la culla della civiltà occidentale, che non riesce neanche a fermare un folle criminale il quale, nel frattempo, pare aver cambiato già due auto per facilitarsi la fuga, figuriamoci a vincere il terrorismo o le sfide della modernità. Del progresso.
Roba da matti, anzi, da europei…