Renzi sbrigati che devo fare un figlio!
Fuori dai denti.
L’origine del mondo e della vita è univoca. Lo dipinse Gustave Courbet, fa parte del nostro patrimonio genetico, anche se “qualcuno” prova, nel 2015, a furor di piazze e proseliti a mettere in discussione anche questo.
La vita nasce o quantomeno dovrebbe, nonostante il pressing del mondo moderno, perfetto giocatore di Risiko o nuovo dio, a seconda della visuale. Nascono sempre meno bambini, il Belpaese invecchia e gli immigrati, che ormai hanno preso il posto di Batman e Superman, salveranno il mondo, e, sicuramente, l’Italia. E che palle! Trentenni italiani, rassegnatevi. Dovrete aspettare Renzi per dare alla luce un pargoletto o una pargoletta; quando sarete pronti, e quando lui lo sarà, il segnale sarà chiaro: ve lo troverete in camera da letto che vi guarda mentre vi arrotolate d’amore con la vostra bella, o col vostro bello, per dare la vita ad una meravigliosa creatura. Sigaro, vestaglia del Pd, gambe accavallate ed ogni tanto qualche frase, rivolta a lui, d’incoraggiamento: “Stai sereno, forza”, “spingi sulle riforme, dai!”.
Ma si può aspettare Renzi per fare un figlio? Ma si può, generalmente, attendere la politica per fare un figlio? Ma come, questo non è ‘il mondo libero’, il migliore dei possibili, quello con la ‘rappresentante’ più gagliarda di tutte, tanto gagliarda da essere sulla copertina del ‘Times’ come donna più influente del mondo?
Secondo il “Rapporto 2014” dell’Istat, nel 2013 si è toccato il record negativo di natalità in Italia: “515 mila bimbi, 11 mila in meno del precedente record negativo in assoluto che era stato toccato nel 1995” ; la statistica evidenzia inoltre che, in genere, le donne straniere che partoriscono in Italia siano ben in “avanti”, nella realtà quanto nella classificazione, con i loro 2,37 figli per donna, rispetto alle “italiane”, 1,29 figli per donna ad un’età media di 31 anni.
E il trend, parrebbe rimanere tale anche per il ’15.
Per ciò che concerne l’invecchiamento degli italiani, il Rapporto parla chiaro: qui, si vive sempre più a lungo, ci sono 151,4 persone over 65 ogni 100 giovani sotto i 15 anni. Si deduce dai numeri, costantemente aggiornati, che: il paese è pieno di vecchi italiani, le coppie italiane, in special modo le “giovani”, non fanno più figli e che a tenere alto il quoziente della natalità in Italia sono gli immigrati, comunque, gli stranieri, nonostante, anche loro, facciano meno figli di prima.
Ora. O c’è, semplicemente, qualcosa che non torna, quantomeno da rivedere urgentemente, o i nostri connazionali hanno dimenticato come si svolge il processo sessuale alla base della generazione di un bambino, non riuscendo a procreare , credeteci, pur volendo. Perché, viene da chiedersi, a questo punto: come riescono, le coppie di immigrati, alla base fuggiti dalla povertà/guerra/carestia/tristezza/angoscia/disperazione dal loro paese, giunti in condizioni di estrema povertà e tutt’ora, salvo rarissimi casi, sostanzialmente definibili “poveri”, a creare la vita tanto da rimpolpare un Paese vecchio e con le coppie “sterili”? Come possono permetterselo?
Insomma, c’è chi vuole pescare i soldi, per contribuire all’incremento demografico, sopperendo a tante spese che potrebbero gravare sulla neofamiglia, dalla tassazione della prostituzione, ad esempio, come ricordava ieri Salvini alla presentazione romana de “Il metodo Salvini“, c’è chi pensa che fare dei figli non sia solo un ‘problema economico’ ma anche di tempo disponibile, per cui servirebbero in tal senso nidi aziendali e part-time ben retribuiti come avviene in Francia e Austria, vedasi il Cinque Stelle. Solo per citare due esempi veloci. Come e dove non importa, ma che si trovi una soluzione, questione che, certamente, non spetta a noi, comunicatori, ragionatori, evocatori. Abbiamo già un’infornata di politici,contro politici, leader, presidenti del Consiglio, aspiranti, passati, presenti e futuri, segretari e sottosegretari – e qualcuno si meraviglia per i due Papi coesistenti -.
In ogni caso, per carità di Dio, non mi riferisco ad accezioni di: razza, intelletto, genetica, derivazione, xenofobia e razzismo in genere, ideologia, potenza sessuale, misure del membro maschile, filosofia, sociologia, psicologia, denaro, presunta superiorità e quanto di simile per chi fa buonista di cognome. Riflettiamo, altresì, su questioni di possibilità economiche, programmazione “politica”, sostegno ed assistenza sociale ed economica, come anche al senso di attaccamento alla propria nazione e alla volontà di contribuire a scriverne il futuro.
Così, viene da richiedersi: prima ancora di programmare sostegni e contributi, di ‘rendere possibile’ agli immigrati residenti nel nostro paese di poter fare più di un figlio e mantenere alto, prendendosi anche il “merito”, il tasso di natalità italiano, non si potrebbe permettere alle giovani (o meno) coppie italiane di garantire la continuità di questo popolo generando figli? Che forse ci sia disparità di vagine?
Ben vengano pargoli multicolore, a patto che il nostro territorio, in lungo in largo ed anche in 3D, sia brulicante di piccole italiane e piccoli italiani. Non è possibile, anzi è drammatico, rinunciare ad avere un figlio per colpa delle manovre politiche, delle nuove ideologie, nell’unica vita disponibile, posto, ovviamente, che vi sia una condizione lavorativa stabile utile alla generazione di un figlio, quello neanche a dirlo.
Questa sarebbe sacrosanta normalità, sanità mentale e sociale e logica della continuazione.
Evviva lo “Ius deliparaculi” , tradotto letteralmente “Diritto deliparaculi di acquisire consenso e facili sostegni elettorali di massa in terreni vergini, mai bruciati, composti da individui non appartenenti, per nascita e/o derivazione genetica, parentale alla Repubblica Italiana, ovverosia stranieri, votanti in Italia”