Il treno dei desideri: tra luci e ombre, la battaglia di Lega e Cinque Stelle per la nomina dell’Ad di Fs
Il binario, stavolta, non è triste e solitario. Ma affollato e affilato, come la lama di un pattino capace di far scorrere le volontà del governo giallo-verde senza troppi intoppi. Una guerra di posizione, come per le nomine Rai. Mentre si decide, in fretta, chi dovrà essere il nuovo ad di Fs, dopo la tabula rasa operata dal ministro Toninelli, e la “cacciata” dell’ex guida Renato Mazzoncini, rinviato a giudizio per truffa nell’ambito del processo Umbria Mobilità, facente parte dell’archeologia industriale del governo Gentiloni, il totonomi impazza. Tra certezze e domande, Lega e Cinque Stelle si battono per “coprire” i propri interessi. E sul Cinque Stelle, qualche riflessione scatta. Nella battaglia machiavellica dei papabili alla guida di Ferrovie dello Stato, i pentastellati forse proveranno ad infilarsi con un bel cavallo di troia? A quanto pare, infatti, come anche riportato dal quotidiano Il Manifesto, è chiara la volontà di spingere come amministratore delegato di Fs, l’attuale “dominus” di Acea Stefano Donnarumma, portato come sponsor dal mondo delle Cinque Stelle, apprezzato dal ministro Riccardo Fraccaro e dal vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio. Donnarumma, è anche Ad del colosso romano della multiutility e manager in A2A (energia) e Aeroporti di Roma. Un’azione per “contrastare”, quindi, le nomine care alla Lega, ovvero quella di Giuseppe Bonomi e di Maurizio Gentile. Fin qui tutto bene, ma c’è qualche domanda dietro l’angolo. La figura di Donnarumma, molto importante per la Capitale, comprende un’alta esperienza professionale che si snoda in vari settori della potenza aziendale romana. Potrebbero esserci intrecci tra questa scelta ponderata del Cinque Stelle per il futuro di Fs, e altre “necessità”? Insomma, meramente fantasticando, Italpol, che con i contratti di vigilanza del Comune di Roma ha molto lavoro, potrebbe beneficiare della nomina di Donnarumma come Ad di Ferrovie, anche di nuovi e ricchi contratti proprio per Fs e Anas, sempre che vadano in fusione, sfruttando così una delle più potenti stazioni appaltanti d’Italia, insomma, un colosso come Ferrovie dello Stato?
Cosa c’entra Italpol?
Sempre come riportato dal Manifesto, che si è occupato specificamente della cosa, “La sorella del ministro per i rapporti con il parlamento è sposata con l’avvocato di Italpol, il gigante della vigilanza guidato da Giulio Gravina, storico vincitore di appalti del comune di Roma”. Potrebbe esserci un coinvolgimento in questa operazione? Potrebbero esserci “necessità” in vista da garantire? Prosegue il quotidiano: la prova del nove dei rapporti interni ai 5 Stelle (impegnati in guerre fratricide su ogni nomina, dal comune di Roma in su) la fornirà la scelta del ministro Toninelli. Se quest’ultimo, depositario della parola finale sull’Ad di Fs, sceglierà di sostenere la Lega coi suoi candidati, Gentile & co., darebbe una botta fortissima a Di Maio e alla sua corrente, che rimarrebbe a bocca asciutta nel grande gioco delle nomine che contano.
Una guerra su Fs, non meno accesa di quella per le nomine Rai, ma molto affilata che parrebbe, il condizionale è d’obbligo, mostrare un forte legame, qualcosa di più di un’intesa politica. È lecito domandarsi se, dopo questi fatti, esista una lobby gialloverde a lavoro per il più grande centro di spesa del Paese le FS?
E un ultimo quesito. Potrebbe c’entrare qualcosa anche la cosiddetta “Finanza bianca” del nord, capitanata dalle Fondazioni bancarie di Guzzetti e da Banca Intesa, tramite la Fondazione Cariplo, con l’ambizione di proporre al Governo, per voce del Sottosegretario Giorgetti, la figura di Massimo Sarmi, Amministratore delegato e direttore generale delle Poste per 4 mandati consecutivi: dal 2002 al 2014?
Chi vivrà, vedrà. Domande…
Ancora poche ore e siamo al capolinea. Il treno dei desideri, nei miei pensieri all’incontrario va…