Giamaica la lussureggiante
e spirituale tra reggae
e bellezze naturali

Dalla capitale Kingston al paradiso di Negril
passando per Montego Bay

 

Di Camilla Rocca

 

 

 

Il profilo delle montagne all’orizzonte che abbraccia tutta l’isola, e tende al viola, la vegetazione lussureggiante, proprio di fronte a te, lo sguardo fissa una distesa d’acqua chiarissima e immobile. Colori pastello delle case e palme che ombreggiano i porticati. Sembra un quadro ma è reale. Ed è qualcosa che rimane impigliata per sempre, nei meandri dell’anima, tra i ricordi belli. Ci sono altri paradisi terrestri, altre isole caraibiche, ma c’è un motivo per cui James Bond è stato girato qui. E per cui Ian Fleming ha eletto quest’isola il suo “buon retiro”. È quell’insieme di colori e di musica che rende la Giamaica unica. Una musica che è un inno alla spiritualità e al ritorno alla natura, all’amore e a quella sicurezza che tutto vada bene, che si percepisce negli occhi dei locals. Non dipende dalla condizione sociale, è scritto sul volto di tutti, l’azzurro fa parte delle loro vite, come il sole, nulla può andare male. Una serenità che hanno forse acquisito con il sudore, facendo comunità durante il lavoro nelle piantagioni o nelle miniere, e che ora li rende sovrani della propria isola, del loro piccolo, grande mondo.
Perché gli europei hanno la concezione di venire in Giamaica per sballarsi di gangia, ma questo uso, portato dagli indiani Taino era il loro modo per avvicinarsi a Dio. E solo venendo qui si può intuire la forza di questa affermazione. Tutto il resto è marketing. Ma certo la Giamaica non ha bisogno di questo tipo di turismo. Una volta qui si entra in contatto con la cultura Rastafari, o per meglio dire, come la definiscono loro, la loro religione. Il Re (il ras) Tafari, principe dell’Etiopia, insieme a Robert Athlyi Rogers e il “profeta” Marcus Garvey, questo il trio magico che l’ha ideata e che fonda le proprie radici nella cultura black ma anche nella Bibbia, un sogno spirituale contro il razzismo e colonialismo. “One love”, un unico grande amore per gli altri e per l’universo, citando il più famoso musicista giamaicano, Bob Marley, il primo grande ambasciatore di questa filosofia nel mondo. Per capire a fondo tutti gli avvenimenti storici e i passi che hanno accompagnato i neri alla liberazione dalla schiavitù e alla conseguente nascita della cultura rastafariana, e capire in che modo una è legata all’altra, merita una tappa il Cultural Museum a Montego Bay.

 

Adrenalina alla 007 a Ochos Rios
Venite in queste British West Indies se siete degli amanti del divertimento: la zona perfetta dell’isola è a nord a Ocho Rios, un paradiso di cascate e natura incontaminata, foreste e montagne a picco sul mare. Tra le tante bellezze della natura primeggiano le Dunn’s River Falls, le cascate più famose della Giamaica.

 

 

Che si possono “scalare”, controcorrente, con l’aiuto di guide esperte, una delle esperienze più emozionanti che si possono fare in questa parte dell’isola. Ma il fiore all’occhiello della zona è Goldeneye: la villa diede il titolo alla prima novella dedicata a James Bond e oggi l’hotel prende il medesimo nome, una struttura incantevole costruita vicino alla storica villa, che è possibile tuttora affittare per un soggiorno indimenticabile. Poco lontano, per chi ama le esperienze adrenaliniche, tuffatevi nel Blue Hole, una serie di cascate (le Gully Falls) e di specchi d’acqua dal colore che spazia dal turchese allo smeraldo. Salti tra le rocce e tuffi in altezza, aggrappati alle liane, sono un’esperienza da non perdere. Tra i luoghi più iconici della Jamaica, che attestano gli insediamenti degli indios Arawak Tainos, tra liane e pipistrelli, un tour nelle caverne immerse nella giungla di Green Grotto è l’occasione per vedere anche i luoghi dove i primi colonizzatori dell’isola, gli spagnoli, si rifugiarono quando nel Settecento gli inglesi attaccarono e conquistarono l’isola. Si dice che proprio qui si formò uno dei primi gruppi armati di Maroons, mestizos di spagnoli e schiavi, che combatterono con la guerriglia contro la supremazia inglese nell’isola. Se siete in queste zone il consiglio è di alloggiare al nuovo Sandals Dunn’s River, aperto lo scorso maggio. Progettato per incarnare la quintessenza dei fiumi della Jamaica, le foreste lussureggianti e i maestosi alberi di banyan, l’acqua che scorre al suo interno proviene dalle cascate Dunn’s River, come le cascate della hall e le piscine con cascata della Red Lane Spa. Da non perdere, per il dopo cena, il Dunn’s Rum Club che offre agli ospiti la più grande selezione di rum dell’isola.

 

 

Negril, il paradiso della Giamaica

Acqua cristallina come uno specchio, spiaggia bianca, puro relax: il vero Paradiso giamaicano è Negril, nella punta occidentale dell’isola, dove passeggiare lungo il bagnasciuga, fare snorkeling sulla barriera corallina o una gita in catamarano. Qui si trovano i maggiori resort dell’isola e tante villas dal gusto a metà tra il coloniale e l’hollywoodiano. Un’escursione imperdibile per chi vuole aggiungere un tocco di adrenalina alla vacanza è il Rastasafari: si visita una piccola comunità di Rasta e insieme si fa un tour a bordo di ATV, piccoli quad chiusi dove sfrecciare sulle strade disconnesse e tra i rivoli dei fiumi. Si può visitare una piccola piantagione autorizzata di marijuana imparando a riconoscere a occhio nudo le diverse tipologie di piante e i diversi usi medicali. Non perdete l’occasione di comprare un particolare souvenir: una bottiglia contenente qualche pianta in versione o da bere, per il mal di gola o per i polmoni, o come olio curativo, per i problemi articolari. Da qui partite per il folkloristico Rick’s Cafè, un modo per tornare al presente di colpo: forse il bar più cool della Jamaica dove bere un buon cocktail e osservare il tramonto, mentre tanti giovani si tuffano da diverse altezze dalle rocce a picco sul mare. Numerosi gruppi di catamarani osservano la scena, ma il consiglio è di vivere l’atmosfera scanzonata del luogo, da veri amanti della nightlife. Se alloggiate in questa zona vi consigliamo Azul Beach Resort Negril By Karima, la struttura abbraccia più di un miglio della stupenda 7miles, la spiaggia più bella di tutta la Jamaica, con la sua spiaggia bianchissima e il mare cristallino e sempre poco mosso.

Giamaica in musica

L’anima più autentica dell’isola è sicuramente quella musicale, che scandisce il tempo e accompagna la vita di tutti gli abitanti. Per un itinerario di viaggio per scoprire la Jamaica da pentagramma, fate una gita a Kingston, nella casa del più famoso musicista giamaicano della storia, il mitico Bob Marley, sinonimo di pace, libertà e cultura rastafariana. Da Nine Mile, villaggio dell’entroterra dove nacque e dove il suo corpo oggi riposa, fino al 56 di Hope Road, nella sua casa-museo, si può prenotare una visita che dura circa 2 ore (con intervalli cantati), dove si ripercorre, tappa dopo tappa, la brillante carriera dell’idolo che cambiò le sorti dell’isola. Se amate la musica il consiglio per visitare la Jamaica è durante due festival: il Reggae Sumfest, il più celebre evento reggae del mondo, a Montego Bay, che vede l’alternarsi sul palco dei più famosi artisti locali e internazionali; e il Dream Weekend, a Negril il party più grande e divertente di tutti i Caraibi che per cinque giorni anima la cittadina giamaicana con artisti, famosi DJ e i ritmi travolgenti di diversi generi musicali.

Kingston, la capitale colorata

 

 

Se passate da Kingston, nella casa-museo di Marley, non perdete una gita sulle Blue Mountains: sulla cima delle montagne, dopo un bel trekking, si può vedere l’isola di Cuba e fare una tappa in un’azienda locale di produzione del caffè che è riconosciuto tra i migliori (e più costosi) del mondo. Passeggiate per Water Lane, la via più lunga della città dove si trova il quartiere riqualificato di street art, un mix di culture e un fermento di start up innovative, vero centro creativo della città, e dove ammirare i murales colorati che, tramite un’app, prendono vita direttamente sullo smartphone. E in periferia non mancate la visita nell’affascinante Devon House, una casa coloniale costruita nel 1891 e che ha segnato la storia dell’intera isola: con i suoi 51 acri è stata la casa del primo milionario nero dell’intera nazione, George Stiebel. Dal sapore d’altri tempi, dal maestoso salotto alla gloriosa sala da ballo, al dipinto che vi seguirà sempre con gli occhi, nella sala da pranzo, questa casa incarna la vera struttura e il design coloniale del tempo. Poco distante, nei giardini della tenuta, provate quello che viene considerato uno dei gelati più buoni di tutta la Jamaica.

 

Montego Bay: si illumina di notte

Il porto di Montego Bay ha reso da sempre questa città molto vivace e ricca. Una tappa irrinunciabile per vedere un fenomeno unico al mondo. Si chiama bioluminescenza, qui chiamato anche “luminous lagoon tour”: nella baia, infatti, all’incrocio tra acqua dolce di un fiume e quella salina del mare, nascono dei microorganismi che durante il giorno incamerano la luce del sole e di notte, tramite qualsiasi movimento (che può essere quello di una barca o di un corpo in movimento, come un natante che nuota o che fa le farfalle in acqua), si illuminano in modo istantaneo. Qui sono venuti scienziati ed esperti da tutto il mondo per studiare il fenomeno che si trova anche in Costa Rica, Bahamas e Indonesia, ma che qui, con al massimo 8 piedi di profondità, rimane il luogo dove la luce è più forte e la maggior estensione del fenomeno al mondo. Vale il viaggio in Jamaica anche solo per questa nuotata. Ma potete imparare anche come governare una zattera, facendo un’escursione di rafting lungo il Martha Brae, un fiume cristallino da navigare con lunghe imbarcazioni di bamboo per soli due passeggeri. E poi, vicino a Montego c’è la casa dei misteri, la strega bianca (per via del colore della sua pelle), la casa coloniale più sanguinaria del mondo. Imponente, maestosa, elegante, Rose Hall Great House è una dimora dal sapore antico, parte di quella che è stata la più ricca piantagione di canna da zucchero dell’isola, per oltre 6.600 ettari. Questa è la casa di Annie Pattison Palmer, esperta di magia vudù, che ha ucciso in modo atroce i suoi tre mariti, prima di venire strangolata proprio da uno schiavo. Una rivalsa che ha il sapore di una rivolta in nome di un trattamento più equo e giusto nei confronti degli schiavi. Si chiamava Takoo, zio della giovane innamorata di un inglese, di cui anche Annie si era invaghita. Ci risulta che fu l’unico “amore” della sua vita, non ricambiato. E per questo lei si vendicò sulla giovane ragazza che le aveva “tolto” il suo unico sentimento puro. Crudele, senza cuore, si dice che fosse diventata matta per aver mangiato a lungo da pentole di rame, ma per certo non ebbe alcun cuore per gli oltre 2000 schiavi che furono qui puniti e torturati a ogni errore e a ogni disservizio, per la gioia della padrona di casa. E per le morti violente dei tre mariti, coperte da un’insistente febbre gialla che in realtà le aveva portato via i genitori, venuti qui dall’Inghilterra in cerca di fortuna. Per i più avventurosi consigliamo la visita alla maison di notte, quando, nelle tenebre, oltre all’anima di Annie, che si dice che aleggi nella casa e la cui presenza è stata ampliamente documentata, si può percorrere le varie stanze e il giardino esterno accompagnati da attori che raccontano la storia e da comparse, che corrono e urlano da altre stanze, per creare un vero percorso horror. Se alloggiate in queste zone il nostro suggerimento è S Hotel Jamaica, un boutique hotel che ha il sapore di Ibiza, con la spiaggia a Montego Bay, accanto all’esclusivo beach club di Doctor’s Cave Beach. Questo resort è una piccola chicca, non fa parte di nessuna catena ma tutte le enormi stanze (sostanzialmente suite) tecnologiche, meritano la prenotazione. Ma anche per l’esclusivo bar aperto 24 ore e per l’infinity pool e il ristorante di carne adiacente.

 

 

Il cibo (e il rum) della Giamaica
Tantissimi i piatti che sono originali dell’isola, rivisitazioni della cucina caraibica, delle usanze spagnole e inglesi. La cottura jerk, una volta provata, rimane nel cuore. Forse anche per la quantità di spezie e peperoncino presente: si tratta di una grigliatura lenta, sulle ceneri, dove viene cosparsa una salsa di spezie (la più usata è il pimento) a intervalli regolari, che viene assorbita durante la cottura. La si trova su carne, pesce e vegetali. Poi provate l’oxtail, la coda di bue fatta come fosse un ossobuco o il curried goat, carne di pecora speziata con il curry a spezzatino. E ancora l’ackee, un frutto che cresce solo qui in tutto il mondo, e che si trova in tantissime preparazioni e come contorno; il coco bread, un panino molto soffice, realizzato con il latte di cocco; i festival, pasta di pane con farina di mais fritta, servita come contorno; la cassava, un altro frutto che qui viene servito fritto o stufato (come il meno caratteristico, ma altrettanto delizioso platano, che insieme a yucca, patate dolci e il frutto dell’albero del pane sono una bella alternativa senza glutine ai cereali). Per chi ama le empanadas messicane qui troverete la ghisada e i patty, interpretazioni jamaicane di tortine salate, ripiene di pesce, carne o del callaloo, altro vegetale molto simile al pak choi. Terra di frutti tropicali, qui gli smoothies o solo i cocktail di frutta, hanno un sapore diverso. Se siete degli amanti della birra, la scelta giusta, sull’isola, è la produzione locale di Red Stripe. Terra di cioccolato (che ben si abbina anche alla produzione di rum) vi consigliamo una visita ai negozi di Pure Chocolate Jamaica, che si trovano in tutta l’isola: con la loro cioccolata fondente ad altissima percentuale e i blended chocolate, hanno vinto proprio quest’anno il titolo di “New Product of Year 2023” alla fiera londinese Speciality&Fine Food Fair. Lunga e sconnessa la strada per arrivare alla produzione di una delle uniche sei fazendas dell’isola: Hampden Estate. Qui la canna da zucchero viene ancora tagliata a mano dal 1753 e il loro rum è uno dei più costosi del mondo, che spesso viene comprato e rivenduto, a diverso marchio, da tante case di rum famose. Una produzione che si aggira intorno a 1,3 milioni di litri l’anno ma che viene preordinata già, un anno per l’altro, spesso anche in aggiunta ai profumi dalle marche più famose. Il segreto di questo rum è la fermentazione (di ben due settimane rispetto a qualche giorno della concorrenza), all’aria aperta, in modo da essere attaccata dai lieviti indigeni che si trovano da secoli nella tenuta. Il rum così, all’interno di botti di ex barboun, assume una forza e un carattere unico, che rende anche il “rum bianco” e non invecchiato, di una complessità e un bouquet così ampio di sapori, tipico della maturazione tropicale o “tropical aging” come viene chiamato qui.

 

La Jamaica si raggiunge comodamente dall’Italia con un volo Neos: info, www.neosair.it

Per info: www.visitjamaica.com

Tag: , ,