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Narra Giulio Cesare Croce che Bertoldo, condannato a essere impiccato dal re Alboino, come ultimo desiderio chiese di scegliere l’albero al quale offrire il collo. Il monarca, affezionato al contadino sebbene adirato per la sua salacità, gli fece la concessione. Il sagace villano scelse, dopo un lungo girovagare con i suoi boia, un albero di fragole e Alboino, divertito dallo stratagemma, lo graziò.

Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo aver supinamente accettato le regole del bail-in bancario e fatto oggetto della protervia tedesca che non ammette sovvenzioni per la gestione dei crediti in sofferenza, è sostanzialmente condannato all’impiccagione. Esaminiamo brevemente le proposte di scelta dell’albero che gli sono, nel frattempo giunte.

  1. Default totale. È la ricetta suggerita a fine dicembre dal consigliere di Angela Merkel, Lars Feld. Le banche italiane non ce la fanno a gestire 350 miliardi di crediti problematici (dei quali 200 miliardi di sofferenze lorde). Meglio che l’intero Stato italiano faccia default, ripudiando i suoi 2.200 miliardi di debito, inmodo che con la Troika (Commissione Ue, Bce e Fmi) si trovi una soluzione per le sue banche che possa contemplare un aiuto di Stato alla greca.
  2. Bail in generale. È la proposta di impiccagione formulata ieri dal Financial Times. Inutile girarci attorno, le banche italiane non ce la faranno mai. Non si può guardare troppo per il sottile sulle perdite dei piccoli risparmiatori e autorizzare un bail in generalizzato all’interno del quale lo Stato potrebbe anche concedere alcuni aiuti al settore. In pratica, la prima banca da mollare sarebbe il Monte dei Paschi e poi, a cascata tutte le altre.
  3. Compiti a casa. È la soluzione prospettata dagli amici di Mario Draghi secondo cui Matteo Renzi ha fatto troppo deficit con la sua ultima legge di Stabilità indispettendo un po’ tutti. Meglio tornare a fare i «compiti a casa» tagliando la spesa pubblica e imponendo una bella patrimoniale all’occorrenza. L’Italia sarebbe così degna di fiducia dei suoi partner, ma probabilmente ancora in recessione. Ma forse un aiutino alle banche potrebbe darlo.
  4. Il pacco regalo. Visto che la GACS (garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni delle sofferenze) non serve a niente, si può cercare di addolcire la pillola. Nei veicoli per la cessione dei crediti che accedono ala garanzia pubblica si possono mettere i crediti in bonis che aiuterebbero a pagare il cedolone ai bond e la garanzia allo Stato. È la soluzione del think tank di Bruxelles (fondato da Mario Monti) Bruegel. Anche questa prospettiva è svantaggiosa: le banche si azzoppano i bilanci cedendo le sofferenze al veicolo a prezzo di mercato e si azzoppano pure il conto economico perché cedono margine di interesse sui crediti in bonis per pagare il debito.

Matteo come Bertoldo ha a disposizione anche l’albero di fragole. È la soluzione proposta da Confindustria, ma che ormai piace anche all’Abi e a Bankitalia: «Sospendiamo il bail in e rimettiamo il credito in circolo!». Nella notazione di Confindustria c’è del conflitto di interessi visto che le imprese che non ce la fanno a rimborsare i prestiti sono causa del problema, ma sorvoliamo. Ammettiamo che sia possibile impiccarsi all’albero di fragole: significa contravvenire a un’intesa europea e cominciare a mettere in discussione un sacco di accordi stipulati dal Trattato di Maastricht, al Fiscal Compact fino all’euro stesso. Sarebbe un azzardo? Deve prevalere lo Stato di necessità? Bisogna suicidarsi? Ai posteri l’ardua sentenza.

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