#Brexit, banche senza salvagente
Ora che Angela Merkel ha detto ufficialmente no a una revisione della normativa comunitaria del bail in dopo la Brexit, per le banche italiane c’è da aspettarsi un periodo difficile. Gli istituti di credito, afferma l’analista di Swissquote Yann Quelenn, sono «le vere vittime della Brexit». Sbaglia chi, in primo luogo la cancelliera, pensa che nell’occhio del ciclone ci siano solo Italia e Gran Bretagna perché anche colossi del calibro di Deutsche Bank e Commerzbank sono stati colpiti dalle vendite, anche se la prima vittima è stata UniCredit che ha sofferto sia per la Brexit sia per l’incertezza causata dalla mancanza di una guida (l’ad Federico Ghizzoni è dimissionario da fine maggio) e dalla elevata probabilità di ricorso a un nuovo aumento di capitale.
Secondo Swissquote, «il mercato sta già incorporando nei prezzi un possibile scompaginamento dell’Unione Europea» per quanto questo scenario sia improbabile al momento. «In un tale contesto le difficoltà delle banche italiane diventerebbero improvvisamente insostenibili in quanto non potrebbero più godere della rete di protezione unitaria», aggiunge Quelenn sottolineando la necessità di un ripensamento delle regole europee. Frau Merkel, però, sta segando il ramo sul quale è seduta. Se le banche italiane dovessero affrontare una nuova tempesta, quelle tedesche le seguirebbero a ruota. «Negli ultimi giorni George Soros ha preso un’importante posizione al ribasso sul titolo Deutsche Bank e lo stesso sembrerebbero aver fatto anche altri hedge fund», prosegue l’analista invocando l’intervento della Bce di Mario Draghi affinché siano adottate « ulteriori misure per calmare le acque». Questa sostanziale instabilità dei mercati dovrebbe tradursi in ulteriori pressioni rialzista sulla valuta-rifugio per eccellenza: il franco svizzero.
Nel breve termine, inoltre, incombono gli stress test dell’Eba. Sono cinque le banche italiane coinvolte (UniCredit , Intesa Sanpaolo , Mps , Banco Popolare e Ubi Banca), ma rispetto a due anni fa i risultati non si tradurranno in una promozione o in una bocciatura, ma verranno inseriti nello Srep, il processo di valutazione prudenziale della Bce. Le banche che in condizioni di difficoltà dei mercati registreranno la minore riduzione del coefficiente Cet1 saranno considerate in buone condizioni di salute. Equita si attende che Unicredit registri il minor margine rispetto allo soglia minima di Cet1 che dovrebbe essere confermata al 5,5% e questo potrebbe tradursi nella conferma definitiva della necessità di un aumento di capitale. Ma il nein di Frau Merkel rende impossibile il ricorso alla ciambella di salvataggio pubblica e, date le condizioni del mercato, è al momento impensabile che qualche investitore istituzionale voglia dar vita a un nuovo Fondo Atlante.
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