Le piccole rivincite di La Capria e Orazio
Il mio amico Paolo vive in provincia. E ama molto leggere e tenersi aggiornato. E come tutti coloro che vivono in provincia e amano leggere e tenersi informati, prova un leggero sentimento di invidia nei confronti di chi – come il sottoscritto – vive in città. Non passa mese che Paolo non faccia una capatina da noi. “Tanto per vedere che aria tira”. E per passare in libreria a controllare le nuove proposte. E, quando non viene, chiama con regolarità. Per tenersi aggiornato. Anche se io spesso non so proprio cosa inventarmi pur di raccontargli qualcosa.
Non si era ancora spenta l’eco della trionfale accoglienza del pubblico alla Grande bellezza che ho ricevuto una sua telefonata dedicata proprio al film in questione. Come me ama il cinema di Paolo Sorrentino. E come me legge il Giornale. Quando è uscita la recensione di Stenio Solinas sulla Grande bellezza Paolo ci ha messo un attimo a raggiungere la pagina con l’articolo e a leggerlo con attenta avidità. Poi, giusto il tempo di riordinare le proprie suggestioni conquistate alla visione del film, quindi di corsa davanti alla libreria a cercare il volume giusto. Il preziosissimo titolo che della Grande bellezza è stato il seme vivificatore, come suggeriva proprio Solinas e come in altre occasioni lo stesso Sorrentino avrebbe poi confermato.
“Allora? L’hai trovato il libro?” mi chiede con aria tronfia. “Scommetto che tu ce l’hai, vero?”, rispondo desolato. “Ovvio! Sono previdente, io!” E per previdente Paolo intende una persona che fa scorta di libri come si fa scorta di burro, zucchero e sale quando suona la sirena dell’imminente attacco aereo. Quando escono le edizioni rilegate e complete di qualche autore appena santificato (o perché morto da poco, o semplicemente perché finalmente l’editoria si è decisa a tenere nel dovuto conto il suo lavoro), Paolo non resiste e acquista. Magari lo ripone direttamente sullo scaffale della libreria. Ma sa che prima o poi qualcosa lo porterà ad aprire quello scrigno pieno di meraviglie.
E così è successo anche per Raffaele La Capria del quale la Mondadori dieci anni fa mandò in libreria un Meridiano curato da Silvio Perrella. E’ lì che ha potuto verificare le citazioni di Solinas. E’ lì che ha capito il gesto creativo di Paolo Sorrentino, anche se il film è ambientato a Roma mentre il racconto di La Capria sfrutta altre cornici (Napoli e Capri) in un’altra epoca (l’immediato dopoguerra).
Io, invece, ho dovuto correre in libreria, dopo aver confessato di non avere niente di La Capria in casa. Solo alla terza (grande) libreria sono riuscito a trovare una copia di Ferito a morte (Oscar Mondadori). E pensare che il commesso voleva per forza rifilarmi un saggio dello scrittore napoletano intitolato, guarda caso, La nostalgia della bellezza.
Forse dovrei adottare anche io – prima o poi – il metodo di accumulazione previdente di Paolo. Mi risparmierei corse improvvise in libreria (per inciso va aggiunto che i libri “di catalogo” il più delle volte non hanno la versione digitalizzata). E avrei più tempo per leggere con calma.
Anche in questo caso mi sarei gustato meglio il racconto di La Capria (anno 1961, che gli è valso pure il Premio Strega). In un’epoca in cui tutti i suoi colleghi raccontavano la “vita agra” dell’industrializzazione forzata e della trasformazione dei figli dei contadini e degli operai in una grande omologata classe piccolo borghese, La Capria esalta il viveur, non come simbolo decadente di un’epoca ormai tramontata, ma come vitalissimo resistente all’assimilazione di massa. E non per ragioni ideologiche. Bensì semplicemente per la sua gioia di vivere. Gli altri pensavano all’alienazione, e lui orazianamente pensava alla libertà del gesto e della suggestione che solo una vita pienamente vissuta può garantire.
Oggi gran parte della produzione di quei suoi colleghi si è dispersa tra soffitte e cantine (e ovviamente scaffali di studi universitari pieni di noiosissime tesi di laurea), mentre La Capria può vantare una freschezza di dettato, una sapienza e una profondità che gli possono già valere il titolo di classico contemporaneo. Il dandy Sasà, Massimo e il fratello Ninì con i loro gesti d’amore, la loro genuinità e la loro originalità e la loro sulfurea intelligenza sanno ancora dirci molto degli uomini. A quando una comoda versione per e-book? Hai visto mai che durante un’estate caprese venisse all’improvviso a qualcuno l’impellente necessità di leggerlo…