Rocco Schiavone e lo scolapasta di Gadda

Ultimamente, quando entro in libreria, mi assale la sensazione che l’Italia sia diventata un popolo di giallisti. E, oltretutto, di bravi giallisti. Potrei sorvolare – non è questo il blog adatto – sulla mia recente lettura del romanzo di Antonio Manzini Il passato è un morto senza cadavere (Sellerio) se non fosse che il piacere che no ho ricavato mi ha spinto a riprendere in mano il “più grande romanzo italiano del Novecento” (definizione proposta da molti autorevoli critici) che incidentalmente ha anche la veste di un giallo. Sto parlando ovviamente di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda. Sgombro subito […]

  

Sotto il sole di Tunisi con André Gide e Oscar Wilde

Dietro il più rigoroso moralista si nasconde sempre un peccatore impenitente. E spesso dietro il moralista si cela una grande insoddisfazione personale e l’incapacità di vivere con pienezza dei piaceri che la vita ci offre. Se il moralista è fortunato passa attraverso una stagione di dolore o malattia, di tragedia personale o familiare, che lo possa redimere dai suoi rancori che hanno allevato e fatto crescere i suoi pregiudizi. Insomma, è come quando si esce per la prima volta all’aperto dopo una lunga convalescenza. Anche una semplice passeggiata sotto il sole diventa un piacere intenso e raffinato. Parabola, questa, che […]

  

Nella voce di Adriano la saggezza della Yourcenar

Nel parlare di un romanzo o nel recensire un testo letterario raramente si usano espressioni di ammirazione. Spesso si considera sufficiente l’apprezzamento. Il perché è presto detto. L’ammirazione ci mette in una prospettiva di subalternità nei confronti dell’autore mentre l’apprezzamento è più un riconoscimento di qualità, che spesso si elargisce da pari a pari. A mia memoria non ricordo un testo critico dove l’esegeta usi l’espressione  “nutro per questo testo e per il suo autore una profonda ammirazione”. Dopo la lettura di Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar (Einaudi, con la pregevole traduzione di Lidia Storoni Mazzolani) la prima sensazione […]

  

L’aria di famiglia fa bene allo scrittore

E’ un lavoro da virtuosi: prendere un personaggio, il più letterario possibile, magari un accademico che passa il suo tempo a leggere i classici della letteratura francese e a discettare di cultura e letteratura sulle pagine di un prestigioso quotidiano, e a farlo irrimediabilmente scivolare in una spirale al fondo della quale non trova più la letteratura a salvarlo bensì la realtà molto concreta di una paternità mai desiderata ma non per questo meno meritata e meno onorata. E fare, comunque,  di questa caduta nell’abisso un trionfo letterario. Certo, non si salvano i luoghi comuni, né il pensiero woke e […]

  

In pasticceria con Elias Canetti

Ci sono libri nati per supportare un’idea. Nel nostro caso un’idea decisamente robusta: la lingua come più prezioso strumento per riconoscersi e per raccontare il mondo. Ci sono libri che si distinguono per l’amorevole sapienza con cui l’autore racconta di sé e della nascita della sua vocazione di scrittore. E ci sono infine libri che restituiscono al meglio il sapore di un epoca attraverso le testimonianze piene di nostalgia raccolte nelle sue pagine. Si può scegliere quale tipo di libro si vuole prendere in mano. Nel caso, però, si sia indecisi e, come di fronte a una vetrina piena di […]

  

Una tragedia greca in salsa vittoriana

Il mondo della letteratura è un vasto caleidoscopio dove tutto torna e tutto è collegato. Quindi i rimandi, gli accenni, le evocazioni fatte da riconosciuti maestri diventano immediatamente degli input da seguire. Quasi degli ordini cui ubbidire senza alcuna esitazione. E’ così che ho scoperto, ormai è gran tempo, il fascino dei romanzi di Ivy Compton-Burnett (1884-1969). Ne parlava spesso Alberto Arbasino. E, conoscendo la sua severità e il suo rigore, ma soprattutto conoscendo la sua perfida ironia sulla gran parte della produzione letteraria a lui coeva, quei piccoli (ma grandissimi a loro modo) elogi per la “signorina Ivy” divennero […]

  

Schnitzler “tradito” per troppa fretta

Cosa ci spinge a prendere in mano un libro? O meglio un classico della letteratura? In età giovanile spesso è una sorta di “dovere” interiore a spingerci. Il bisogno, quasi, di colmare vuoti e di mettersi ai ripari dalle continue allusioni che gli adulti fanno a proposito di quei testi. In ogni altra età della vita è la curiosità. E questa a sua volta è generata da tanti accadimenti. Non ultimo la citazione che di quella opera viene fatta da una auctoritas. Con il cui termine in realtà oggi si intendono purtroppo soltanto gli influencer. C’è stato un tempo, però, […]

  

La corsa all’oro dell’intellettuale americano

Una visione d’insieme. E’ quello che ci vuole il più delle volte per tirare le somme di una lettura. Che si tratti di un racconto, di un’opera poetica o di un romanzo, l’essenziale è capire lo spirito che ha animato l’autore e l’idea che sta alla base del suo lavoro. L’idea d’insieme di Una nuova vita di Bernard Malamud (1961) la ricavo da una preziosa introduzione che arricchisce l’edizione che ho sottomano (Minimum fax, con la traduzione di Vincenzo Mantovani). A firmarla è un altro celebre scrittore americano: Jonathan Lethem. Per arrivare alla sua “visione d’insieme” è bene prima che […]

  

Versatile Jane Austen: dai Meridiani a Netflix

Consultando Wikipedia ho scoperto che Persuasione, l’ultimo romanzo (uscito postumo nel 1818) di Jane Austen ha avuto numerose riduzioni cinematografiche e altrettante come sceneggiato televisivo in più puntate. Ovviamente non è il solo titolo della celebre scrittrice inglese ad aver avuto questa fortuna nel mondo di celluloide. Orgoglio e pregiudizio, il suo più celebre romanzo, a esempio, ha una sorta di record al riguardo. Qui, però, è di Persuasione che si vuole parlare. Ho ripreso in mano questo romanzo perché spinto dalla grande accoglienza che il primo volume dei Meridiani Mondadori dedicato alla Austen ha avuto nei mesi scorsi sulla […]

  

Ma come parlava Bertrand Russell?

Non si vive di soli classici. I grandi libri restano il faro più luminoso nella tempesta della vita. Si ha bisogno, però, anche di altro. Per esempio dei memoirs. Soprattutto di quelli scritti da premi Nobel che non hanno peli sulla lingua quando si trovano a riempire le pagine dei propri diari. Non si può, infatti, non sapere che in tutti gli scritti (anche quelli occasionali) gli autori e i “nomi noti” si trattengono e si autocensurano almeno un po’.  Perché “non si sa mai”. La verità è nel verso poetico, nella prosa lirica e sicuramente nel tuffo dell’abisso dal […]

  

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