Le illusioni perdute e il ricordo di una manciata di more

La cecità ideologica che buona parte della sinistra sta dimostrando nelle reazioni alla notizia dell’accordo raggiunto tra Israele e rappresentanti palestinesi mi ha riportato alla mente alcuni passi di un romanzo la cui lettura renderei obbligatoria per i liceali. Si tratta di Una manciata di more di Ignazio Silone. Pubblicato nel 1952 quando l’autore aveva archiviato da tempo e definitivamente la sua militanza nel Pci,  il romanzo offre  un doppio registro: da un lato è una delle più taglienti critiche al Partito di  Togliatti che si possano trovare nella nostra letteratura novecentesca, dall’altra è l’esaltazione dell’individuo e della sua umanità. Senza dimenticare […]

  

Se l’elegia del lavoro manuale diventa un’opera letteraria

Trovo curioso il fatto che il primo romanzo scritto da Primo Levi nelle vesti di “professionista” della scrittura sia La chiave a stella. Pubblicato nel 1978, l’autore ha iniziato a scriverlo quando è andato in pensione. Per tutta la sua vita lavorativa, Levi aveva volto la professione di chimico. Poi, da pensionato, si è dedicato anima e corpo alla scrittura ed il suo primo lavoro è un romanzo dedicato al lavoro tecnico. La chiave a stella (Einaudi) non è soltanto uno dei più fulgidi esempi di quella letteratura industriale nata ai primi anni Sessanta che ha avuto tra i suoi […]

  

Rocco Schiavone e lo scolapasta di Gadda

Ultimamente, quando entro in libreria, mi assale la sensazione che l’Italia sia diventata un popolo di giallisti. E, oltretutto, di bravi giallisti. Potrei sorvolare – non è questo il blog adatto – sulla mia recente lettura del romanzo di Antonio Manzini Il passato è un morto senza cadavere (Sellerio) se non fosse che il piacere che no ho ricavato mi ha spinto a riprendere in mano il “più grande romanzo italiano del Novecento” (definizione proposta da molti autorevoli critici) che incidentalmente ha anche la veste di un giallo. Sto parlando ovviamente di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda. Sgombro subito […]

  

Caterina e la devozione del lettore

Chissà se qualche critico di vaglia o qualche illustre accademico abbia studiato la devozione del lettore nella letteratura. La ricezione letteraria ha avuto un discreto successo nell’ultimo scorcio del Novecento. Eppure, anche in quel campo si dice poco della “devozione” del lettore. Quel sentimento, o disposizione d’animo, che è direttamente correlata alla produzione di un determinato scrittore. Quando una poetica, uno stile, le tematiche scelte e affrontate, tornano come una rassicurante promessa mantenuta, il lettore non se ne compiace e basta. Il lettore mette la sua passione in quelle parole nelle quali ritrova il mondo che aveva accantonato – ma […]

  

In fuga dalla retorica sulle montagne del Cadore

I buoni libri sono come le ciliegie: uno tira l’altro. Ed è così che, dopo la lettura di Libera nos a Malo, ho iniziato quella de I piccoli maestri, altra opera di ispirazione autobiografica con la quale Luigi Meneghello ha dato testimonianza della sua militanza nelle milizie partigiane. Anche assaporare la seconda ciliegia ne è valsa la pena. Il racconto parte dall’8 settembre che sorprende il protagonista allievo ufficiale di stanza nel Viterbese. Da lì la risalita verso casa, in Veneto, a piedi o con mezzi di fortuna. Poi la presa di coscienza e l’adesione a una formazione partigiana di […]

  

La “Recherche” vicentina di Meneghello tutta da riscoprire

Penso spesso al biennio 62-63 dell’altro secolo. Sono stati gli ultimi anni di crescita demografica. Gli anni più intensi del boom economico. E in quei due anni sono stati pubblicati libri fondamentali per la nostra storia letteraria. Soprattutto mi impressiona l’idea che nello stesso anno (in questo caso il ’63 siano usciti praticamente in contemporanea capolavori del calibro di La cognizione del dolore, Fratelli d’Italia, Centomila gavette di ghiaccio, Un amore, Lessico familiare e Il compagno don Camillo. Un’annata eccezionale (se si trattasse di vitigni). Al lungo elenco si potrebbero aggiungere uno Sciascia (Il consiglio d’Egitto) e un Calvino (La […]

  

Antonio Delfini, il pioniere dell’autofiction

È confortante, ma allo stesso tempo avvilente, prendere in mano un “classico” del Novecento italiano. È confortante perché – se di classico stiamo parlando – avrà una scrittura che colpisce, una voce ben distinta e soprattutto qualcosa di profondo da dire. Così profondo che la sua “attualità” si rinnovella ad ogni lettura. Leggere un simile classico, però, può anche essere sconfortante perché alla fine della rilettura si è tentati di credere che simili livelli non saranno più raggiunti. Qualcuno può dire che sono un passatista. Può essere. In molti casi quest’accusa sarà senz’altro fondata. Non però quando paragono gli esangui esperimenti […]

  

Cosa rimane degli anni Settanta? Una bella canzone e brutti tradimenti

C’è una distanza siderale tra il Pablo della famosa canzone di Francesco De Gregori e il Pablo protagonista di una dei romanzi brevi che compongono il trittico Certe sere Pablo di Gabriele Pedullà (Einaudi). Eppure hanno raggiunto la propria “fama” negli stessi anni. Quegli anni Settanta  legati ormai indissolubilmente alla militanza politica, al terrorismo e alla patina ideologica che tutto avvolgeva in un abbraccio spesso soffocante. Il primo, il Pablo  del “Principe”, è una vittima. Un povero operaio emigrato, morto in un cantiere poco attrezzato. Il secondo è un capopopolo, un “primo della classe” che negli anni della “militanza obbligata” […]

  

L’aria di famiglia fa bene allo scrittore

E’ un lavoro da virtuosi: prendere un personaggio, il più letterario possibile, magari un accademico che passa il suo tempo a leggere i classici della letteratura francese e a discettare di cultura e letteratura sulle pagine di un prestigioso quotidiano, e a farlo irrimediabilmente scivolare in una spirale al fondo della quale non trova più la letteratura a salvarlo bensì la realtà molto concreta di una paternità mai desiderata ma non per questo meno meritata e meno onorata. E fare, comunque,  di questa caduta nell’abisso un trionfo letterario. Certo, non si salvano i luoghi comuni, né il pensiero woke e […]

  

Quando Piovene incontrò Dostoevskij

Qualcuno ha già sussurrato a mezza voce che i candidati allo Strega di quest’anno non sono all’altezza del premio. Mancano nomi importanti e soprattutto libri che abbiamo inciso con la loro pubblicazione nell’immaginario collettivo. E’ in queste circostanze che mi rallegro della mia scelta di leggere soprattutto classici, di affrontare, insomma, testi che hanno già superato la prova del tempo. Da poco, per esempio, ho concluso la lettura de Le stelle fredde di Guido Piovene (nell’edizione Meridiani Mondadori curato da Clelia Martignoni). Questo libro, uscito nel 1970, ha vinto il Premio Strega, superando in finale La meccanica di Carlo Emilio Gadda.  […]

  

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