Oggi racconto un piccolo ma significativo evento personale. Dal cocuzzolo della collina dove abito, ieri sono andato in bicicletta in città che dista una decina di chilometri. In una via particolarmente trafficata, un’automobile ha fatto una manovra azzardata, e io l’ho mandata a quel paese. Proprio solo un gesto con la mano. Non il dito, per intenderci.

L’auto mi ha sorpassato sgommando, per poi fermarsi poco più avanti. Quando l’ho raggiunta, una bella donna sui trentacinque anni, e imbufalita, mi ha lanciato il guanto di sfida: «Se vuole, scendo!» ha urlato minacciosa con la portiera già aperta. Credo di averla guardata con la bocca aperta e gli occhi sgranati: mai nella vita mi era successo di essere minacciato fisicamente da una donna. Ho pensato con orrore allo scenario patetico di un cinquantasettenne che si prende per i capelli in mezzo alla strada con una trentacinquenne ben piantata. Ho proseguito verso la mia meta, e intanto ho cominciato a elaborare. Credo di aver trovato tre possibili spiegazioni.

Prima possibilità. Sono un tipo abbastanza atletico, ma se una donna mi sfida, significa che è convinta di potermi sopraffare. Quindi ieri quella signora NON ha visto un nuotatore prestato alla bicicletta, ma un anziano in gita. Ohmamma! Vabbè, andiamo oltre.

Seconda possibilità. La sua aggressività era quella di chi sapeva il fatto suo: era certa di potermi dare una lezione. A meno che fosse il tipo di donna adrenaline-junkie-eros-&-thanatos che proietta sempre lo stesso film su qualsiasi maschio che incontra, foss’anche uno scimpanzè, il suo poteva essere il desiderio di dare un senso all’ipotetica arte marziale che ha esercitato per anni. Forse qualcosa sul filone giapponese, tipo Mo t’Aggiustu, la versione nostrana a metà tra Judo e Jujitsu. Ma alla fine ho optato per una disciplina più filo-cinese, una specie di Kung Fu Panda.

Dopo sette anni di Kung Fu Panda, pensavo pedalando, se sei bravo e t’impegni, diventi cintura nera. In provincia ce la fai anche in cinque, perchè c’è meno concorrenza e i tuoi avversari sono pippe. Non dev’essere piacevole fare un’arte marziale senza menare le mani almeno una volta nella vita: sarebbe un po’ come invecchiare senza diventare adulti (qui). Oppure come essere il presidente francese particolarmente interventista che era in carica all’inizio del decennio scorso: in quei tempi vivevo in Libia, e ascoltando i suoi proclami bellici, il pensiero che un uomo del genere girasse con la valigetta dei codici nucleari, i polpastrelli prudevano a me per lui.

Terza possibilità. In lei potrebbe essere sorto qualcosa di atavico mediaticamente indotto, come se un ucraino incontrasse un russo per strada in un Paese terzo. Forse la donna incarnava la guerra trai sessi, tutta la “Storia-della-Russia” di secoli di sopraffazione maschile che in Occidente sono ormai più solo un ricordo. E’ lo spirito dei tempi, anche se forse la signora vive in un Paese dove le donne sono amate e rispettate, e in diversi ambiti hanno anche più diritti degli uomini. In altri resistono ancora baronie maschiliste, ma insomma: è una situazione in evoluzione. Mi torna in mente la legge di Tocqueville: una categoria insorge quando la sua situazione migliora, non quando peggiora. Il desiderio di uguaglianza diventa sempre più insaziabile, mano a mano che l’uguaglianza cresce.

E poi un dubbio finale: se fosse stato un uomo a sfidarmi, probabilmente avrei avuto un impeto di orgoglio, e qualcosa avrei manifestato. Visto che non mi sono sentito in pericolo davanti alla signora, posso essere accusato di sessismo ora che ho raccontato questa storia?

 

L’immagine su questo blog è di Deborah Joy Bormann @deborahjoybormann.

Deborah nasce a Trieste, città di confine, da padre statunitense e madre spagnola. Vive a Bologna, Pisa, Amsterdam, Madrid, San Francisco. Una serie di coincidenze e passioni la porta a Torino, oramai città d’adozione.
Spirito indipendente, visionario e… disperatamente ottimista.
Madre, compagna, insegnante, arteterapeuta e artista.
Da sempre adora leggere, scrivere, pensare e creare.

Le idee espresse da Andrea nei suoi articoli non rappresentano necessariamente le opinioni e le convinzioni di Deborah.
Tag: , , ,