Gesù non butterebbe il cibo come certi migranti
Non sarà la proiezione umana della Chiesa Cattolica a farmi accettare l’accoglienza come forma di costrizione civile, di conquista moderna. Non sarà la sostituzione ma l’integrazione, non sarà la rinuncia ma il completamento, non sarà la scusa per scappare, la giustificazione ma la necessità, non sarà una guerra non combattuta ma il sacrificio. Così Gesù diventa diletto per gli uomini che se ne ricordano solo quando l’aereo sta precipitando o quando la confusione terrena sembra non portare a nessuna soluzione. Insomma, basta infilare Gesù ovunque, che esca dalla bocca dei farisei, da quella di un santo o che sia mostruosità espressa in arte contemporanea, come le ostie consacrate che compongono la scritta Pedofilia, di Abel Azcona o come il (povero) Cristo immerso nel piscio bestiale degli uomini, vedasi Andres Serrano. Basta infilare Gesù ovunque e con esso, la vana gloria di conoscenza del Vangelo, spacciato nella quotidianità per insieme di norme e regole che si possono interpretare e a cui si può ricorrere a scelta, brindando all’epoca del relativismo assoluto, un po’ come per la Costituzione più bella del mondo secondo il Presidente del Consiglio. Dio del resto è via e verità, non la terrena interpretazione che si attribuisce alla sua parola, per quanto in sintonia spirituale con chi ne fa menzione. Allora, di fronte a Dio, ci si può solo interrogare poiché affermare, talvolta, può condurre a sbagliate interpretazioni, può prendere l’infima strada della politica, volendo, non volendo. Chissà.
È toccato ad un Papa, questa volta, nello scorso Angelus; ma Francesco è sincero e siamo sicuri non ne faccia arma politica. “Dio è nei rifugiati che tutti vogliono cacciare via”. Perché Gesù è migrante tra i migranti, perché è nei migranti e non con chi vuole cacciare i mercanti dal tempio. Questo Papa Francesco non ce lo dice. Perché i mercanti che profanano il tempio sono gli stessi che provocano l’eterna e drammatica migrazione, che non custodiscono i loro figli, gli stessi, idolatri del materialismo, che compiono atti di perversa giocoleria con la vita umana sono responsabili di un mondo in decadenza e non coltivano interesse per la propria casa, così come scritto proprio nella Bibbia: “Quando costruirai una casa nuova, vi farai un parapetto intorno alla terrazza. Così, se qualcuno cade di lassù, la tua casa non sarà responsabile del suo sangue” (Deuteronomio 22:8). Dunque “Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?”, si è chiesto il Papa; esatto, chi?
Gesù è tra i migranti? Caro Francesco, Gesù è tra i migranti, ma ricorda che Gesù è tra chi nutre i suoi figli ma non ha soldi e nonostante tutto non li abbandona al loro futuro; Gesù è tra gli eterni volontari, a chi con coraggio in questa società di pusillanimi venduti, scaglia la prima pietra, in chi scaccia i mercanti dal tempio, appunto; è negli umili e nei grati, in quegli italiani che con uno stipendio solo adottano una bimba, un bimbo. Gesù è tra chi rinuncia all’infamia, a chi porge la mano, Gesù è dove è sempre stato non dovete vorreste infilarlo. Gesù è in ogni piccola cosa buona. Gesù è nella coesione di un popolo che integra l’altro, non viceversa. Gesù è con chi non si arrende alla morsa del materialismo, a chi non idolatra le cose terrene, è nelle famiglie che non mollano, nei figli che nascono nonostante “la crisi”. Gesù non è nell’insicurezza della Chiesa. La Chiesa dia l’esempio, ospiti, apra al prossimo la sua casa senza esitazione, accolga Dio nelle proprie stanze, non per opera dell’ultimo frate scalzo di campagna, dunque, accolga Dio, migrante tra i migranti, anche tra quelli che buttano il cibo, che non vogliono lavorare, né contribuire con gratitudine alla terra promessa, che protestano e s’indignano, che sono ospiti in Europa col cellulare carico, che non si accontentano, che pretendono di essere mantenuti: li sarebbe Dio? Beati i perseguitati, di ogni tipo però, perchè è loro il regno dei cieli.