Il ’68 non ci ha cambiati. Il pensiero anticonformista si riunisce ad Ascoli
Il ’68. Una grande finzione da rovesciare, un bluff o la genesi di una rigenerazione culturale, sociale, antropologica di un sistema che voleva superare la propria adolescenza morale? Una fantasia erotica o razionalizzazione di un cambiamento? Un pugno al volto (conservatore) dell’identità occidentale, poggiata su riferimenti-nutrimento per l’individualità e motivazione per la collettività, o un capriccio di bambini viziati. Ma soprattutto, il ’68 ci ha cambiati oppure no? Una rivoluzione di costume o per scostumati? Marcello Veneziani e Franco Cardini, Pietrangelo Buttafuoco e Giordano Bruno Guerri, Vittorio Sgarbi e Camillo Langone. Eroi dell’anticonformismo. Protagonisti, insieme ad altri importanti ospiti, di Quale Italia? Dal ’68 al 2018. Come (non) siamo cambiati, parte integrante del festival di Ascoli Piceno, L’Altra Italia giunto alla settima edizione.
Non si può comprendere un percorso senza compierne uno nuovo volto alla ricerca dei motivi che lo hanno generato. E come esploratori, non archeologi, dalla città del sindaco Castelli parte la spedizione verso il ’68, o meglio, nei meandri dei cinquant’anni esatti di retorica e oblio, di mutamenti, che ci separano da quel movimento generazionale e si ricollegano a noi, al nostro 2018, con la precisa missione culturale di scavare e confrontare, capire se quel passato possa contaminare il presente, o costituire solo una pagina di storia, tra le migliaia ormai ingiallite.
Visite guidate, mostre, itinerari sonori, laboratori per i più piccoli, incontri e dibattiti, eventi, questa è “L’altra Italia”, che quest’anno si fonde con la necessità di trovare un luogo al presente, un luogo dell’arte, della letteratura, della musica, della spiritualità, una casa sociale e ideale, in tempi di populismo e progressismo, di élite e popoli, in schermaglia, di alto contro basso, per dirla alla Torriero, di culto ossessivo della materia, contro la necessità di una nuova e radicale visione degli uomini, e non di replicanti, che finalmente freni l’arsura di un nuovo Rinascimento antropologico.
Ad Ascoli, una settimana di controcultura in tempi di Savonarola con l’Iphone, di inquisizione politicamente corretta. Numerosi gli appuntamenti. Dalla Milanesiana, orizzonte culturale ideato da Elisabetta Sgarbi, giunta alla 19esima edizione, in trasferta, che porterà il festival sgarbiano anche nel capoluogo marchigiano, e poi Dio, arte e scienza, con Vittorio Sgarbi, protagonista di numerosi appuntamenti della kermesse e paladino di un Rinascimento concreto degli uomini a partire dalla Bellezza, che, proprio ora, attraversa Sutri, la città di cui è divenuto sindaco un mese fa. Si parlerà di nuovo umanesimo, con Riccardo Pilat e il suo nuovo libro, di visioni urbanistiche tra il XX e il XXI secolo, di origine, con ampi spazi dedicati ai giovani. E poi gli incontri fra giganti, che si confronteranno a tu per tu in una serie dialogica e altamente formativa. Veneziani – che al ’68 ha dedicato un uno zapping lampeggiante animato da un triplice progetto: descrivere in breve cosa fu il ’68, narrare cosa resta e quali sono le sue rovine oggi ingombranti e, infine, capovolgere il ’68 attraverso l’uso creativo e trasgressivo della tradizione – dialogherà con Ernesto Galli della Loggia, Franco Cardini con Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, Camillo Langone con Monsignor Giovanni d’Ercole e Pierpaolo Saleri. Filosofia, spiritualità, arte, musica, cultura, passato e presente. Cinquant’anni dal ’68. Come (non) siamo cambiati.
Un’esplorazione nei luoghi degli uomini, per capire gli uomini e generare una cultura capace di avere la forza di essere presente e non imborghesita e incomprensibile dimostrazione di forza.