Anch’io li davo per estinti, prigionieri della leggenda e di una storia antica a cui gli Spagnoli posero fine con la conquista terminata nel 1546. Ma girovagando nello Yucatán mi sono profondamente ricreduta. I Maya vivono oggi in comunità nella foresta, dove i cenotes mantengono l’antico valore sacro di porte verso l’”Inframondo”, gli sciamani invocano la protezione degli dei, si cucina il mais secondo antichissime ricette e il cioccolato si beve in tazza con il peperoncino come era all’origine il “cibo degli Dei”. E se in alcuni casi si ha l’impressione di una messinscena per turisti, in altri non è così. Come nella comunità maya di Esmeralda a Pachen (vicina alla più nota comunità dei Tres Reyes), dove lo sciamano brucia erbe profumate, invoca la buona fortuna e chiede agli dei il permesso di tuffarsi nel blu iridescente del piccolo cenote. Meno di 40 abitanti e nessuna traccia di elettricità. Interessante. La si può raggiungere accompagnati dall’associazione messicana Alltournative che organizza escursioni e avventure eco-archeologiche.

Chiacchiere al mercato maya di Uman

Chiacchiere al mercato maya di Uman

Ma i Maya non sono certo confinati nella foresta. Sono i protagonisti di un mercato coloratissimo a Uman (solo 20 km da Mérida) dove si può fare incetta di habanero, il piccante peperoncino messicano che viene venduto in vasetti di vetro che avrebbero dovuto essere destinati agli omogenizzati (si vede che ai turisti l’idea è piaciuta ed è divenuta prassi). E la domenica, sullo Zócalo di Mérida, Plaza de la Independencia, è di scena l’Harana, il ballo tipico. Movimenti eleganti nel candore dei vestiti: rigorosamente bianchi, con ricami floreali accesi per le donne che indossano l’Huipil, il costume tipico. Diffusissimo qui, tanto che Mérida ha conquistato il soprannome di “città bianca”, oggi tra l’altro raggiungibile molto facilmente con il volo diretto dall’Italia di Blue Panorama.

L’Harana, il ballo tipico, la domenica a Mérida

L’Harana, il ballo tipico, la domenica a Mérida

Famosi per aver costruito enormi piramidi senza usare la ruota per rispetto al simbolo del Dio Sole, ai Conquistadores che chiedevano loro quale fosse il nome di quella terra i Maya rispondevano “Yectean”, “non ho capito”. E da equivoco in equivoco si è arrivati all’attuale Yucatán, nome di uno stato e di una più vasta penisola. Naturalmente ricchissima di siti maya. Inutile qui suggerire i più noti come Tulum, unico centro maya sul mare, Uxmal, di folgorante bellezza con l’imponente Piramide dell’Indovino e il Quadrilatero delle Monache, Chichén Itzá, dove si sacrificava il capitano della squadra di pelota vincente (perché gli dei meritavano il meglio) o Cobà, dove è ancora possibile salire sulla piramide (la più alta della penisola) e rendersi conto del verde fagocitante che accerchia le rovine. Direi che meno conosciuta è Ek Balam, a nord di Valladolid, con un’acropoli ricca di decorazioni di serpenti e guerrieri alati che custodisce la tomba del re Ukit Kan Le’k Tok’, sepolto intorno all’anno Mille, poco prima che la città fosse misteriosamente abbandonata. Dedicata al Giaguaro Nero, Ek Balam appunto, espressione notturna del Dio Sole. Accattivante l’ascesa sull’Acropoli: da fare. Per ristorarsi, all’uscita si possono acquistare ghiaccioli artigianali, ricchi di autentica polpa di frutta tropicale.

Ek Balam, con la sua acropoli nascosta dalla vegetazione

Ek Balam, con la sua acropoli nascosta dalla vegetazione

A proposito: non si può lasciare lo Yucatán senza aver assaggiato i sorbetti della Sorbeteria Colón di Mérida: capolavori ai frutti tropicali come la guanabana e il mamey, ma anche all’elote, il mais, sacro per i Maya così come lo era il cioccolato. Da gustare seduti sotto gli ombrosi portici che si affacciano sullo Zócalo.

E se mentre progettate il vostro viaggio in cerca dei Maya volete qualche spunto estetico dal vivo, c’è una mostra da non perdere: “Maya, il linguaggio della bellezza” allestita al Palazzo della Gran Guardia di Verona fino al 5 marzo 2017, con oltre 250 reperti per iniziare a viaggiare nel tempo e nello spazio. Decisamente meglio di nulla.

Tulum copia

Tulum, l’unico centro maya sul mare

 

 

Elena Pizzetti

@ElenaEpizzet

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