A Bologna c’è una farmacia per scrittori in crisi
Leggendo la notizia dell’istituzione di un pronto soccorso per scrittori in crisi mi sono tornati alla mente i primi scrivani. Quelli, cioè, che giravano le piazze e i mercati con al collo un banchetto. Erano pronti per ogni evenienza; mettevano a disposizione il loro sapere per tutti coloro che non erano capaci di tenere una penna in mano. Una pratica (un lavoro, dunque una professione) che ha avuto vita lunga. Anzi lunghissima. Si va dal Medioevo fin quasi alle soglie del XXI secolo. I primi erano chierici (cioè ex universitari), con il pallino del nomadismo intellettuale. Gli ultimi sono i volontari delle associazioni che aiutano i carcerati. E che assistono soprattutto quelli tra i detenuti che non riescono a scrivere o che parlano male la nostra lingua (una buona percentuale di carcerati è formata da extracomunitari).
Adesso, con l’istituzione di questo pronto soccorso per scrittori in crisi, i chierici sono tornati a “servire” un pubblico. Ovviamente non parliamo di un pubblico generico. Bensì di coloro che sono stati presi dalla voglia (un tempo era il “sacro fuoco”) di scrivere. Magari hanno in testa tutta la storia ma si trovano in crisi su un particolare passaggio narrativo. Magari devono semplicemente cercare un finale più emozionante. E per ultimo bisogna essere bolognesi, o almeno essere residenti nel capoluogo emiliano.
L’esperimento debutterà infatti nella biblioteca di Sala Borsa per il suo lancio promozionale nel corso del festival Scriba (dall’8 al 10 novembre), per poi trovare una sede fissa nella storica farmacia Toschi di via San Felice. L’idea è dell’associazione culturale “Finzioni” formata dagli ex allievi della “Bottega Finzioni”, scuola di narrazione fondata da Carlo Lucarelli. Da gennaio, un giorno fisso a settimana, all’interno della farmacia gli “infermieri” della scrittura saranno a disposizione per ascoltare i colleghi in crisi. «Si tratta di una consulenza gratuita e chi inventa storie sa bene che il confronto con gli altri è fondamentale – spiega Michele Cogo, scrittore e ideatore del Pronto soccorso – Raccontare la propria storia agli altri aiuta a capirla e scriverla meglio».
Al di là dei risultati che si otterranno, questa iniziativa si inserisce in un filone di volontariato culturale in continua crescita ed espansione. Per quanto discutibile sia il pronto soccorso letterario, salutiamo con favore qui l’idea del sapere condiviso, del confronto maieutico. Cose che evidentemente, per riprendere la pubblicità di una carta di credito, non hanno prezzo.