Masterpiece ha già incoronato un vincitore morale: Laurence Sterne. Il grande scrittore inglese (1713-1768) è stato il primo autore citato nel programma televisivo che ricalca format di successo come X Factor e Masterchef, sostituendo gli aspiranti cantanti e i potenziali cuochi con gli scrittori della domenica. Nella prima puntata del programma, andata in onda domenica sera alle 22.50 su Raitre, un concorrente ha avuto “l’ardire” di usare nel suo dattiloscritto una composizione grafica insolita. Una sorta di calligramme più vicino alle provocazioni grafiche del padre di Tristram Shandy che ai versi di Guillaume Apollinaire. Uno dei giudici, Giancarlo De Cataldo, guarda quei “disegni” di parole e sospira. La meno esperta (forse perché molto giovane) Taiye Selasi di fronte a quei segni chiede lumi all’autore. Ed è solo allora, più per rendere edotta la sua collega e il pubblico, che per rispondere al posto del concorrente, che De Cataldo pronuncia il nome di Sterne. E così finisce che la prima trasmissione dedicata al mondo del romanzo e della scrittura creativa cita e omaggia uno dei padri nobili del romanzo moderno. Anzi più che il padre, potremmo considerarlo lo “zio scapestrato”. L’autore de La vita e le opinioni di Tristram Shandy gentiluomo  (al momento sono disponibili due ottime traduzioni nelle collane Bur di Rizzoli e negli Oscar Mondadori) si è divertito a saggiare le potenzialità di uno strumento, il romanzo, in quel tempo ancora “giovane”. Il primo volume (la serie rimarrà interrotta, visto che nelle intenzioni dell’autore doveva abbracciare l’intero arco della vita di Shandy, finendo, invece, per registrare soltanto gli anni dell’infanzia) uscì in Inghilterra intorno al 1760. Allora il romanzo borghese era soltanto ai prototipi. Eppure Sterne si è subito divertito a verificarne le potenzialità. A capire cosa si potesse fare e cosa si potesse dire con un romanzo biografico dove la vita del protagonista e della sua “esemplare” famiglia risulta essere soltanto un pretesto narrativo. Il romanzo è godibilissimo ma non facile. Di sicuro fa la sua figura in una bella biblioteca domestica. Il lettore della vita di Tristram deve, però, essere paziente. Deve sopportare le regole di un gioco metanarrativo sfibrante ma ricco di soddisfazioni. Trabocchetti, trappole, paludi digressive, flashback e quant’altro, solo per far capire a chi sta compiendo questo viaggio che la narrazione può essere un gioco e che in questo gioco a vincere è chi accetta di saggiarne tutte le regole, anche – se non soprattutto – quella più rigida di tutte ovvero l’eccezione. Il lettore deve poi ricordare che senza l’audace “esploratore” Sterne non ci sarebbero stati James Joyce e Thomas Pynchon, per dire solo di un paio di autori cult delle nostre biblioteche domestiche.

Finisce insomma che proprio per i romanzi di Sterne vale la regola che lo stesso scrittore inglese ha delineato in un suo celebre aforisma: basta sostituire la parola knowledge (conoscenza) con “lettura di ottimi romanzi”. “Il desiderio di conoscenza – scrisse Sterne – è come la sete di ricchezza, la sua crescita è direttamente proporzionale alla sua soddisfazione”.

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