L’8 Ottobre 2015 Ignazio Marino annunciò le dimissioni da sindaco di Roma dopo una delle più colossali shitstorm propagate con un ventilatore, paragonabile, come intensità, solo alla campagna di fango contro il presidente della Repubblica Giovanni Leone alla fine degli anni settanta. In seguito ci furono centinaia di campagne di sputtanamento, pratica molto rodata nel nostro Paese, ma nulla è paragonabile a quello che hanno subito questi due personaggi pubblici, che, al contrario di altri diffamati, non possedevano un carisma sufficiente a creare l’effetto dei muri contrapposti, tipo Guelfi e Ghibellini.

Ignazio Marino era maldestro, praticamente il bersaglio perfetto: quando salutava con indice e medio alzati in segno di vittoria assomigliava più a Richard Nixon che a Winston Churchill. Nella visita a Roma di Barack Obama, Marzo 2014, il primo cittadino della città fu escluso da tutti i protocolli, e incontrò il presidente americano per due miseri minuti ai piedi della scaletta dell’aereo che partiva, mica quello che arrivava.

Marino da sindaco è stato un vero cane sciolto. Quando un’espressione rappresenta in modo così perfetto una condizione umana, le due parole, nel tempo, potrebbero fondersi sotto la spinta delle placche tettoniche della comunicazione. La prima lettera della seconda parola raddoppia, come quando l’India spinge sul continente asiatico e forma le montagne dell’Himalaya. Quindi, “canessciolto”, spesso preludio di “canemmorto”.

Nella grande centrifuga mediatica non conta che Ignazio Marino sia stato un chirurgo di fama mondiale con all’attivo centinaia di trapianti di cuore. E non verrà ricordato per le misure rivoluzionarie, condivisibili oppure no, adottate mentre era sindaco. Le notizie che lo infangavano erano spiattellate quasi sempre in prima pagina; quelle della sua assoluzione in tribunale vennero occultate a pagina 11.

Ignazio Marino era approdato al campidoglio con “il poster di Che Guevara piegato dentro un trolley” (fonte, Fabrizio Roncone) e, per ironia della sorte, annunciò l’intenzione di dimettersi proprio nell’anniversario dell’arresto del Che, 8 Ottobre 1967.

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