Al Festival di Sanremo è andata in onda una divertente metafora di questa nostra “Fluide Époque”, con contraddizioni degne del teatro dell’assurdo.

Il cantante Rosa Chemical, nato maschio solido, ma che con il passare degli anni è entrato in una dimensione fluida, ha sorpreso tutti mimando un atto sessuale con Fedez (qui). Quando poi gli ha sparato un bacio in bocca, l’altro non sembrava particolarmente consenziente; forse solo accomodante. Era il tipico scherzo da prima media di noi boomer, ma con i tempi che corrono, se Rosa Chemical avesse messo in atto la stessa carnevalata con Chiara Ferragni, anzichè con il marito di lei, sarebbe andato incontro a guai seri.

Più tardi la Ferragni era visibilmente irritata, e mentre suo marito le andava incontro gongolante, lei lo apostrofava in maniera niente affatto tenera. Cosa sarebbe successo se a ruoli inversi Fedez avesse redarguito sua moglie in malo modo? Probabilmente l’uomo sarebbe entrato in un tritacarne mediatico, trattato come un porco, maschilista, egoista, menefreghista e vigliacco per aver colpevolizzato la moglie vittima di un abuso. La carriera di Fedez sarebbe stata travolta da quell’onda anomala. La sua vita, rovinata. La lettera dell’avvocato della sua bella moglie, recapitata.

La scena soft porn di Rosa Chemical pare il definitivo sdoganamento nazional popolare della fluidità, ma potrebbe anche segnare l’inizio di un risveglio da questa ipnosi collettiva. Non per il legittimo diritto di vivere una sessualità nè solida nè gassosa, sia chiaro, ma per la sua retorica effimera che ricorda la lunga sciarpa intorno al collo di Isadora Duncan un attimo prima che si impigliasse fatalmente nella ruota della Bugatti sulla quale viaggiava, il 14 Settembre 1927.

Gertrude Stein, la Selvaggia Lucarelli dei primi decenni del secolo scorso, scrisse il crudele epitaffio per la danzatrice svolazzante: «Affectations can be dangerous»… certi vezzi possono rivelarsi pericolosi. Le sue parole segnarono anche l’inizio della fine di quell’epoca ruggente.